giovedì 29 marzo 2012
Il sogno di Monti e dell'Italia per gli "investimenti cinesi" e la libertà religiosa
29/03/2012 11:12
ITALIA - CINA DA Asianews
di Bernardo Cervellera
Le promesse di Hu Jintao di investire in Italia non hanno spazio sui giornali cinesi. Le necessità di riforme strutturali della Cina si scontrano con il monopolio del potere da parte del Partito comunista, che produce repressione, corruzione nel governo, economia predatoria incurante degli effetti sociali e ambientali, e molte rivolte di contadini ed operai. L'invito del papa a difendere la libertà religiosa per creare una "società armoniosa". Sui giornali cinesi si esalta la fine dell'articolo 18: la Cgil sconfitta dagli eredi di Mao.
Roma (AsiaNews) - Grande, probabilmente eccessivo, spazio hanno trovato sui giornali italiani le confidenze fatte da Hu Jintao al premier Mario Monti sulle sue intenzioni di dirigere investimenti cinesi verso l'Italia. Secondo i media, che l'avrebbero appreso dallo staff di Monti, Hu Jintao avrebbe "dato precise disposizioni ai vertici delle autorità finanziarie (compresi i fondi sovrani) e alla business community cinese di tornare ad investire nel nostro Paese".
Alcuni esperti hanno già indicato i campi in cui questi investimenti potrebbero dirigersi: porti, infrastrutture, elettronica, moda, elettrodomestici... Altri giurano che la Cina stia andando verso un sempre maggior successo economico; che la classe media è in crescita, come pure i consumi; che il prossimo cambiamento al vertice, con Xi Jinping quale segretario del Partito e presidente, segna la venuta di un "riformatore" .
Alcune fondazioni in contatto con l'Italia e la Cina prevedono un cammino tutto rose e fiori per la Cina del 2012 e del 2013
Ho avuto l'impressione che si stia parlando di un sogno.
I motivi:
a) Nessuna giornale cinese, nemmeno la Xinhua ha riportato quella frase o citato una riga del dialogo fra il nostro premier e il presidente cinese. Questo fa supporre che forse per i cinesi quella frase non è tanto importante come per noi, o che siano solo parole di circostanza. Ricorda le promesse fatte da Wen Jiabao durante la sua visita in Germania lo scorso febbraio, in cui ha detto che la Cina "potrebbe" aiutare l'Europa, purché questa metta a posto i suoi conti... Naturalmente siamo aperti a vedere che magari nella imminente visita di Mario Monti a Pechino e a Boai le promesse di Hu siano più precise. In questo modo le nostre speranze non sarebbero solo un sogno, ma qualcosa di più concreto.
b) Non sono un economista, ma guardando ai grafici di import-export fra Italia e Cina, ci si accorge che il nostro problema è che non esportiamo a sufficienza in quell'Eldorado dell'Oriente. Gli investimenti sognati serviranno a far crescere le esportazioni o invece serviranno a spazzare via manodopera italiana e il mercato interno? Questi sono infatti i risultati di tanti investimenti cinesi in Africa, dove la mano di Pechino ha distrutto le economie locali. Capisco che l'Italia stia meglio di tutti i Paesi africani, ma il dubbio mi sorge comunque.
c) Il problema attuale della Cina è la mancanza di domanda interna. E un suo aumento può avvenire se alla gente che lavora si danno salari più alti e se si dà loro la parola. A questo proposito, proprio ieri, l'economista Minxin Pei ha fatto notare che la Cina ha ricevuto dei meravigliosi consigli dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale, in cui si chiede al gigante asiatico di varare delle riforme strutturali come una maggiore privatizzazione e una riduzione dell'intervento statale nell'economia. Ma l'acuto Pei fa notare che queste riforme (che permetterebbero davvero una "società armoniosa" come predica da oltre un decennio Hu Jintao) significano la riduzione del potere del Partito comunista. E su questo sembra proprio che nessuno sia d'accordo, né i maoisti, tanto dissacrati in questi ultimi tempi, né i "riformisti", né tantomeno Xi Jinping, che finora ha giocato sui due fronti per non perdere nessuna chance per la sua carriera.
d) Come molte volte abbiamo riportato su AsiaNews, senza queste riforme, la Cina è destinata a un fallimento economico e sociale. Il monopolio del potere del Partito significa repressione, corruzione nel governo, economia predatoria incurante degli effetti sociali e ambientali, che catalizzano le molte rivolte di cui è costellata la geografia del Paese.
e) Un ulteriore elemento è la questione dei diritti umani e della libertà religiosa. Due mesi fa abbiamo osato fare la richiesta a Hu Jintao e all'ambasciatore cinese in Italia di liberare due anziani vescovi che sono imprigionati da 40 e 51 anni. Non speravamo in una risposta, che naturalmente non è venuta. Al di là di qualche raro caso, dal mondo politico (anche "tecnico") non è venuto alcun appoggio. Forse perché questa classe politica sperava sempre in questi futuri investimenti cinesi. Se Parigi val bene una messa, due vescovi in prigione valgono bene gli (ipotetici) investimenti (a cascata, dicono i media: "soldi. Molti soldi").
f) Vale la pena ricordare qui quanto papa Benedetto XVI ha detto proprio ieri a Cuba sulla libertà religiosa, un diritto che "manifesta l'unità della persona umana che è, nel medesimo tempo, cittadino e credente. Legittima anche che i credenti offrano un contributo all'edificazione della società. Il suo rafforzamento consolida la convivenza, alimenta la speranza in un mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sviluppo armonioso e, contemporaneamente, stabilisce basi solide sulle quali assicurare i diritti delle generazioni future". Insomma, bisogna che i nostri politici (anche "tecnici") spingano la Cina ad attuare la libertà religiosa proprio per motivi economici e di stabilità.
g) Infine una nota di "nemesi": sulla Xinhua e sui giornali cinesi si parla molto della riforma del lavoro in Italia e dell'articolo 18 elogiando Monti. Chissà: magari questa riforma spingerà Pechino proprio a fare i tanto agognati investimenti in Italia, portandovi lo stile di lavoro tipico dell'Impero di mezzo. È proprio una terribile vendetta della storia che la Cgil venga sconfitta dagli eredi di Mao Zedong.
“L'ultimo esorcista”
Recensione di Padre Giulio Scozzaro
Libro scritto da Don Gabriele Amorth col giornalista Paolo Rodari, ancora migliore dei precedenti, con esperienze estremamente forti e convincenti. Qui solo un breve estratto verso la fine, per mettere a fuoco la prospettiva di Don Amorth sul tempo in cui viviamo. Interessante notare che collega Medjugorje ai tempi finali e i segreti alla “sconfitta di Satana”: il suo potere sarà infranto, distrutto, sconfitto, la sostanza non cambia. Tant'è vero che vede l'Anticristo (falso profeta) prossimo a manifestarsi; ma è di fede che la sua apparizione sarà fugace e «il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta» (2Ts 2,8).
Nel 1990, in un suo libro, Don Amorth scriveva: «A Lourdes la Vergine appariva al primo albeggiare; a Fatima a mezzogiorno; a Medjugorje al tramonto».
(dal libro di Don Gabriele Amorth)
Io dico: la misericordia di Dio può tutto. Non è mai troppo tardi per pentirsi, per tornare a Dio. Di certo c'è un fatto. Non si può dimenticare che lo scandalo della pedofilia nel clero è scoppiato in questi ultimi decenni. Questo è il tempo della furia di Satana sul mondo. Una furia che colpisce in modo potente soprattutto la Chiesa. Il fatto che gli scandali siano usciti allo scoperto è un bene. Perché permette alla Chiesa di fare penitenza, di ravvedersi, di non peccare più. Il mondo è in mano al potere del demonio. Con Satana ci sono tanti suoi profeti. Tante persone che la Bibbia chiama falsi profeti. Falsi perché portano alla menzogna e non alla verità.
Queste persone esistono fuori ma anche dentro la Chiesa. Si riconoscono subito: dicono di parlare nel nome della Chiesa e invece parlano nel nome del mondo. Chiedono alla Chiesa di vestire i panni del mondo e così facendo confondono i fedeli e portano la Chiesa in acque non sue. Sono le acque del maligno. Le acque che la Bibbia descrive in modo mirabile nel suo ultimo testo, l'Apocalisse.
La rabbia di Satana esiste da quando esiste il mondo. Ma da quando Dio ha mandato nel mondo suo Figlio, Gesù, questa rabbia è divenuta più forte. Da quando c'è Gesù lo scontro tra i due eserciti è aperto, frontale. Satana aizza il popolo contro Cristo e riesce a convincerlo che è necessario ucciderlo. La morte di Gesù è la vittoria di Satana. Una vittoria apparente perché in
realtà con la risurrezione è Cristo che trionfa. Ma il suo trionfo non cancella il male. Non cancella la presenza del drago, la bestia, Satana. Questi c'è ancora ma da quando è venuto Cristo l'uomo ha la certezza che, se si affida a lui, può farcela. Pur nella difficoltà della vita, può sconfiggere la morte.
Oggi, duemila anni dopo la venuta di Cristo, la lotta è più aspra. Siamo a uno scontro finale. Da una parte l'esercito di Satana. Dall'altra l'esercito di Dio con tutti i suoi santi e i suoi martiri, gente che effonde il proprio sangue a beneficio di coloro che rimangono a lottare. Ogni goccia di sangue dei martiri è usata da Dio nella infinita battaglia contro il demonio.
Disse la Madonna a Medjugorje il 14 aprile del 1982: «Dio ha permesso a Satana di mettere la Chiesa alla prova per un secolo, ma ha aggiunto: Non la distruggerai. Questo secolo in cui vivete è sotto il potere di Satana ma, quando saranno realizzati i segreti che vi ho affidati, il suo potere sarà infranto».
Parole che ci dicono che se Satana oggi è all'opera, all'opera contro di lui c'è anche la Madonna. Sappiamo poco dei segreti affidati ai veggenti di Medjugorje. Sappiamo però che quando -presto, molto presto- questi segreti si realizzeranno, il drago sarà sconfitto e il regno della luce trionferà.
(...) Occorre però fare un'ultima osservazione. Se è vero che la lotta tra Satana e Dio è oggi arrivata a una fase finale, occorre anche ricordare che, come dice la Scrittura, è oggi il tempo dell'Anticristo. Di lui, dell'Anticristo, hanno parlato in tanti. Chi è l'Anticristo? E il nemico per eccellenza di Cristo. Una sorta di figlio prediletto di Satana che verrà nel mondo quando lo scontro con Dio sarà alla resa dei conti. Verrà per combattere Dio ma soccomberà.
Io credo che il tempo dell'Anticristo è il nostro tempo, il tempo dell'inizio del terzo millennio. Non sarà difficile riconoscere la venuta di questa persona: egli, infatti, come dice san Paolo, sedurrà l'uomo presentandosi come l'inviato di Dio e sederà nel Tempio di Dio additando se stesso come Dio.
«Chi sei tu?» chiesi una volta a un diavolo che possedeva una giovane donna.
La costringeva a mangiare, mangiare e ancora mangiare. Ingoiava chili di pane e pizza ogni giorno. Ma non era mai sazia. E soprattutto non ingrassava. Era magra e fragile come un fuscello. Ma ingorda come una bestia feroce che non mangia da giorni. Le portavano intere teglie di pizza che sparivano dentro la sua bocca con una velocità incredibile. Vederla mangiare era uno spettacolo tremendo, terribile. Così è stato necessario farle degli esorcismi.
Don Amorth: «Chi sei tu, dimmelo nel nome di Cristo!».
Satana: «Io sono Dio».
Don Amorth: «Non mentire! Dio è uno solo. E tu lo conosci bene».
Satana: «No, io sono Dio. Io sono colui che il mondo adora. Il tuo Dio non è Dio e presto non esisterà più».
Don Amorth: «Taci mentitore. Dio è il Signore del cielo e della terra e tu a lui devi restare assoggettato».
Satana: «Tu non sai niente, prete. Guardati intorno. È pieno di miei discepoli. Chi sono io per loro? Sono Dio».
Don Amorth: «Tu puoi dire ciò che vuoi. Ma Dio è uno solo. E nel suo nome ti ordino di andartene da questa donna. Di lasciarla libera. Vattene Satana».
Satana: «Io non me ne vado. E anche se me ne vado resto. Resto in altri corpi. Rimango in altre vite. Il mondo è mio e sarà mio per sempre».
Don Amorth: «Il mondo è di Dio. È sempre stato suo. E tu sei destinato soltanto a soccombere».
Satana: «Io non soccomberò. Presto un mio figlio verrà adorato da tutti. Lo chiameranno Dio».
Questo figlio di satana è l’Anticristo…
mercoledì 28 marzo 2012
CARLO FRECCERO, DIRETTORE DI RAI 4, DIFENDE LA TRASMISSIONE PORNO TRASMESSA IN FASCIA PROTETTA
BastaBugie n.238 del 30 marzo 2012
Fulcro della trasmissione sono scambi di coppia, triangoli (e anche quadrati), rapporti etero, omo, pedofili, bi o trisessuali; stupri, ammucchiate, droghe, alcol e altro ancora...
di Luisella Saro
Evviva Carlo Freccero!
Evviva Carlo Freccero, direttore di Rai4! Finalmente uno che parla magari colorito ma chiaro. Finalmente uno che dice come la pensa, senza autocensurarsi per farsi vedere quel che non è. Finalmente uno che si toglie la maschera e non recita a copione. Finalmente uno che racconta la verità su quello che oggi è ritenuto il compito principe della tivù (almeno quella da lui diretta, che però – ricordiamolo – è servizio pubblico pagato da tutti i contribuenti e su cui tutti i contribuenti, di conseguenza, possono dire la loro e pretendere anche di essere ascoltati). E bravo Freccero!
RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI
Il 14 marzo, a firma di Francesco Borgonovo, esce sul quotidiano Libero un duro articolo di critica alla serie televisiva Fisica o chimica, intitolato «Porno Rai in fascia protetta: droga, sesso, ammucchiate». I protagonisti della teen drama, ambientata in un liceo di Madrid, sono studenti quasi tutti minorenni, cui si affiancano alcuni docenti, più altri personaggi di contorno. Fulcro della trasmissione sono scambi di coppie, triangoli (e anche quadrati e trapezi), rapporti più o meno consenzienti etero, omo, pedofili, bi o trisessuali; stupri, ammucchiate, droghe, alcol e, tra un accoppiamento e l'altro, un dramma amoroso e/o familiare e l'altro, qualche volta si parla anche un po' – poco – di scuola.
A seguito dell'articolo di Borgonovo, Freccero telefona al giornalista del quotidiano milanese, furioso perché il programma, prima trasmesso due volte al giorno, in fascia protetta, è stato spostato alle 22.00. La sua telefonata viene resa pubblica sulla piattaforma audiovideo di Libero.
IL FATTO QUOTIDIANO
La telefonata in cui Freccero insulta Borgonovo dicendogli, nell'ordine: stronzo, fascista, asino, culattone, cretino, deficiente, coglione al servizio dei pedofili, diventa un fatto. Oggettivo, inconfutabile, rimbalza in rete e sui giornali. Prontamente interviene Luca Telese, giornalista de Il Fatto Quotidiano e, in linea con il suo giornale che i fatti tendenzialmente non li racconta ma li interpreta, si affretta a "tradurre" la telefonata – eloquentissima di per sé – spiegando che "lo sfogo di Freccero con Libero è il grido di dolore di un artista censurato dall'Italia bacchettona". Ringraziando Telese per la delucidazione e rispettando il suo personalissimo giudizio sull'Italia, consigliamo però al premuroso giornalista una ripassatina di Freud, certamente non annoverabile tra i "bacchettoni" di cui sopra. Un po' come dice il vecchio adagio in vino veritas, Freud spiega più volte che quando ci sfoghiamo si allentano i freni inibitori e tendenzialmente diciamo la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. Quel che pensiamo davvero, insomma. E che tenevamo dentro. Piaccia o no a Telese, è esattamente quel che ha fatto Freccero.
E FRECCERO SVUOTÒ LA FARETRA
Chi come noi, poveraccio, ha in eredità un cognome comune, quando si arrabbia può togliersi solo sassolini dalle scarpe. Chi nasce fortunato, e cioè intellettuale progressista, laicista, di sinistra, con un cognome importante, può… di più. E infatti, nomen omen, l'ottimo direttore legge l'articolo di Borgonovo e subito sbotta stizzito: "Questi non sanno chi sono io! Freccerò!" Detto fatto, una dopo l'altra, durante la telefonata, scaglia tutte le meglio frecce della sua faretra.
Prima freccia. "Il programma è pedagogico" (nel corso della telefonata l'ha ripetuto, convinto, più volte). E' vero, ha ragione. La serie è stata scelta e va in onda proprio a quelle ore, perché il suo compito è esattamente quello lucidamente svelatoci da Freccero. Deve insegnare un nuovo modus vivendi. Più moderno, più zapateriano. Avendone guardata (sbadigliando) qualche puntata, posso garantire che la trama & i suoi ingarbugliamenti poco interessano ad un'insegnante e madre di famiglia, per cui il target è esattamente quello per cui è stata pensata: gli adolescenti (grosso modo, basandosi sullo share, un centotrentamila spettatori al mattino e quasi duecentomila il pomeriggio). Cosa vuole insegnare il direttore di Rai4: l'intellettuale progressista, laicista, di sinistra Freccero a questo numero considerevole di giovani? E' presto detto (e se proprio non avete niente, ma niente di niente da fare potrete constatarlo da voi). Insegna questo (trascrivo Borgonovo, perché da spettatrice condivido in pieno la sintesi che ne fa). "Libertà uguale assenza di regole. Assumere droghe è normale e concesso. Bisogna obbedire al diktat del politicamente corretto gay: il personaggio migliore, quello più onesto, buono e sensibile è l'omosessuale Fer. Mentre gli altri rimestano nel torbido, i gay sono puri e vanno trattati come orsi bianchi. La professoressa che rifiuta di celebrare la settimana di orgoglio omosessuale viene assalita in quanto 'fascista'. La sfera sessuale è resa pubblica fino alla nausea. Chiunque esprima idee anche vagamente 'conservatrici' è dipinto come un imbecille. Lo studente Quino, cattolico, appare come un cretino patentato fino a che insiste a mantenersi casto. Quando finalmente decide di concedersi alla compagna Alma (vediamo quasi tutto, nella vasca piena di schiuma) allora comincia a sembrare più intelligente. Tutti vanno con tutti, senza posa e senza problemi, le famiglie non esistono, e se sembrano 'tradizionali' rivelano presto vergognosi lati oscuri". Buono a sapersi. Paghiamo il canone perché ai nostri figli, ai nostri studenti la tivù (pedagogica) di Stato insegni questo. Basta dirlo e Freccero ce l'ha detto. Importante essere chiari.
Seconda freccia. Il "genio" Freccero, l'"artista" Freccero: quello che nei salotti buoni pontifica sulla bontà della recente sentenza della Corte di Cassazione sui diritti delle coppie gay, ma si spinge oltre e preme per il sì ai matrimoni gay e anche alle adozioni-perché-no, se deve trovare l'insulto peggiore da scagliare al nemico di turno non fa neanche fatica perché ce l'ha sulla punta della lingua. Culattone. Più che una freccia un boomerang, ma con i gay (o "culattoni", come preferisce chiamarli lui) se la vedrà Freccero. La cosa non ci riguarda.
Terza freccia (spuntata). Ma come? Trasmetti Fisica o chimica per insegnare – l'hai detto tu, direttore – che i rapporti omo, bi, trisex sono moderni, buoni e giusti, e poi per offendere uno, ed umiliarlo, e farlo sentire peggio di un verme lo chiami "culattone"? Coerenza, Freccero, coerenza! Chi sei? Il dottor Jekyll e mister Hyde de noantri?
Quarta (ed ultima) freccia. In un Paese che si definisce democratico e civile, tollerante e dialogante, rispettoso di tutte le idee e le opinioni (e infatti questa serie televisiva è andata in onda e continuerà ad essere trasmessa), l'illuminato e ottimo direttore di Rai4, arrabbiato con Borgonovo, lo accusa di essere al soldo della Chiesa e usa "cardinale" e "pedofilo" come sinonimi. Conseguenze? Tranquilli! Mentre la freccia due, come dicevo, sarà per lui sicuramente un boomerang, in questo caso non gli capiterà nulla. Assolutamente nulla. Perché alla Chiesa, oggi, si può dire e fare ciò che si vuole (e sarà sempre considerato troppo poco). E' accaduto qualcosa per lo sfregio all'immagine di Cristo durante lo spettacolo di Romeo Castellucci? Figuriamoci se ci si scomoderà per difendere uno, due, cento cardinali!
QUATTRO CHIACCHIERE PACATE, SENZA FRECCIATINE
Nel suo parlare a ruota libera, il direttore di Rai4 non ha detto che Fisica o chimica è la foto della realtà d'oggi. Non l'ha detto perché sa che è una balla. Gli studenti e gli insegnanti non sono (ancora) quelli descritti nella teen drama! La scuola italiana non è (ancora) come il liceo Zurbarán di Madrid!
Domanda. Ha mai aperto, Freccero, i diari scolastici degli adolescenti: quelli che nascono, a settembre, sottili sottili e alla fine dell'anno scolastico sono grossi, e pieni di ricordi, pieni di ritagli di giornali, pieni di… tutto? Li avesse aperti, avrebbe letto l'indicazione di qualche compito da svolgere per casa, e certamente versi di canzoni o di poesie d'amore.
Prima di pensare ai palinsesti, ai contratti, alle pubblicità, agli introiti, ha mai chiesto, ai ragazzi, che desideri hanno nel cuore? Cos'è l'amore per loro? Che amore desiderano per la loro vita?
Esca, qualche vota, dall'ufficio in Rai ed entri in una classe vera. Chieda, in una quinta superiore, a programmi ultimati, gli autori, le storie, gli amori che i ragazzi han scolpiti nel cuore!
Faccia scoccare più su le frecce della sua faretra, Freccero! Punti alto! Lei e la tivù che dirige. Allora Rai4 potrà dirsi "pedagogica": quando saprà insegnare cosa significa amare veramente.
Fonte: CulturaCattolica, 18/03/2012
Pubblicato su BASTABUGIE n.238
IL PRIORE DI BOSE ENZO BIANCHI E HANS KUNG: ECCO I FALSI PROFETI CHE AMMALIANO I CATTOLICI
BastaBugie n.238 del 30 marzo 2012
Il finto monaco Bianchi esalta lo pseudo teologo svizzero dimenticando di dire che egli ha sempre negato la verità dei dogmi della Chiesa e la morale cattolica
di Antonio Livi
Enzo Bianchi si presenta come il priore della Comunità di Bose, che i cattolici ritengono essere un nuovo ordine monastico, mentre canonicamente non lo è, perché non rispetta le leggi della Chiesa sulla vita comune religiosa. I cattolici lo ritengono un maestro di spiritualità, un novello san Francesco d'Assisi capace di riproporre ai cristiani di oggi il Vangelo sine glossa, ma nei suoi discorsi la Scrittura non è la Parola di Dio custodita e interpretata dalla Chiesa ma solo un espediente retorico per la sua propaganda a favore di un umanesimo che nominalmente è cristiano ma sostanzialmente è ateo.
Ecco, ad esempio, come Enzo Bianchi commentava il racconto evangelico delle tentazioni di Gesù nel deserto: «Gesù non si sottrae ai limiti della propria corporeità e non piega le Scritture all'affermazione di sé; al contrario, egli persevera nella radicale obbedienza a Dio e al proprio essere creatura, custodendo con sobrietà e saldezza la propria umanità» (Avvenire, 4 marzo 2012). Insomma, un'esplicita negazione della divinità di Cristo, il quale è ridotto a simbolo dell'etica sociale politically correct, l'etica dell'uomo che – come scriveva Bianchi poco più sopra – deve «avere il cuore e le mani libere per dire all'altro uomo: "Mai senza di te"» (ibidem).
Grazie al non disinteressato aiuto dei media anticattolici, Enzo Bianchi ha saputo gestire molto bene la propria immagine pubblica: quando si rivolge a quanti si professano cattolici, Enzo Bianchi veste i panni del "profeta" che lotta per l'avvento di un cristianesimo nuovo (un cristianesimo che deve essere moderno, aperto, non gerarchico e non dogmatico, cioè, in sostanza, non cattolico); quando invece si rivolge ai cosiddetti "laici" (ossia a coloro che hanno smesso di professarsi cattolici oppure non lo sono mai stati ma desiderano tanto vedere morire una buona volta il cattolicesimo), Enzo Bianchi si presenta simpaticamente come loro alleato, come una quinta colonna all'interno della Chiesa cattolica (se non piace la metafora di "quinta colonna" posso ricorrere alla metafora, ideata da Dietrich von Hildebrand, di "cavallo di Troia nella Città di Dio").
Ora, che i media anticattolici (il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, L'Espresso) ospitino volentieri i sermoni del profeta della fine del cattolicesimo (così come ospitano i sermoni di tutti i piccoli e grandi intellettuali, cattolici e non, che auspicano una Chiesa cattolica senza più dogma, senza morale, senza sacramenti, senza autorità pastorale) non desta meraviglia, visto che si tratta di gente che porta acqua al loro mulino; invece, che i media ufficialmente cattolici si prestino (da almeno dieci anni!) a operazioni del genere fa comprendere fino a qual punto di confusione dottrinale e di insensibilità pastorale si sia arrivati nella Chiesa, almeno in Italia (anche se forse negli altri Paesi di antica tradizione cristiana le cosa stanno pure peggio).
Ho parlato di "insensibilità pastorale", perché è evidente che organi di informazione che sono istituzionalmente al servizio della pastorale (penso a Famiglia Cristiana, che fu fondata da chi voleva promuove l'apostolato della "buona stampa" e che per decenni è stata diffusa soprattutto nelle chiese; penso ad Avvenire, quotidiano voluto da Paolo VI e gestito dalla Conferenza episcopale) non dovrebbero contribuire alla diffusione di ideologie che sono per l'appunto l'ostacolo massimo che oggi la pastorale si trova davanti. La pastorale infatti è costituita essenzialmente dalla catechesi e dall'evangelizzazione, ossia dall'offerta della verità e della grazia di Cristo a chi già crede e a chi ancora deve arrivare alla fede. Come si fa a portare la verità e la grazia di Cristo agli uomini (quelli di oggi, non diversamente da quelli di ieri) se si nasconde loro che Cristo è il Salvatore, cioè Dio stesso fatto Uomo per redimerci dal peccato e assicurarci la salvezza eterna? Come si fa ad avvicinare gli uomini all'Eucaristia, fonte della vita soprannaturale, se agli uomini di oggi si nasconde il mistero della Presenza reale, se non li si educa allo spirito di adorazione, se si annulla la differenza tra l'umano e il divino, se la "comunione" di cui si parla non è principalmente con Dio ma esclusivamente con gli altri uomini (e "comunione" vuol dire solo solidarietà, accoglienza, "fare comunità")?
Come si fa a far amare la Chiesa di Cristo, «colonna e fondamento della verità», se viene messo in ombra il carisma dell'infallibilità del magistero ecclesiastico, se viene esaltato lo spirito di disobbedienza e la critica demolitrice della legittima autorità stabilita da Cristo stesso? Insomma, non è certo segno di sensibilità pastorale orientare il criterio dottrinale dei propri lettori (per definizione si suppone che siano cattolici) con i discorsi bonariamente eretici di Enzo Bianchi. Il quale, peraltro, non fa mistero della sua piena condivisione delle proposte riformatrici di Hans Küng, che con il linguaggio tecnico della teologia dogmatica ha enunciato e continua a enunciare le medesime eresie che Bianchi enuncia con il linguaggio retorico della saggistica letteraria. Nessuno si è sorpreso infatti leggendo sulla Stampa di Torino un recente articolo di Enzo Bianchi (13 marzo 2012) nel quale il priore di Bose ribadisce il suo sostegno alle tesi di Hans Küng, prendendo occasione da una nuova edizione italiana del suo Essere cristiani.
Hans Küng, che è il più famoso (meglio si direbbe famigerato) di tutti i falsi teologi che hanno diffuso nella Chiesa cattolica, a partire dalla seconda metà del Novecento, le ideologie secolaristiche che oggi costituiscono quell'ostacolo alla pastorale del quale parlavo. Lo esalta presentandolo come una specie di "dottore della Chiesa" ingiustamente inascoltato, guardandosi bene dal ricordare (ma lo sanno persino molti lettori della Stampa) che il professore svizzero ha sempre negato la verità dei dogmi della Chiesa e il fondamento teologico della morale cattolica, disconoscendo sempre la funzione del magistero ecclesiastico (a partire dal libro intitolato Infallibile?). Küng non è stato scomunicato né è stato messo a tacere (peraltro, tutti gli editori più importanti dell'Occidente scristianizzato hanno pubblicato e diffuso le sue opere), e non c'è ragione alcuna per la quale egli debba presentarsi ed essere presentato come una vittima della repressione da parte della gerarchia ecclesiastica.
Per disegnargli intorno alla testa l'aureola della santità, Enzo Bianchi parla di Küng come di un protagonista del Vaticano II, facendo finta di ignorare che un concilio ecumenico è un'espressone solenne del magistero ecclesiastico (protagonisti ne sono soltanto i vescovi, e i documenti approvati al termine dei lavori hanno un eminente valore per la dottrina della fede in quanto convocato, presieduto e convalidato dai Papi) e non un convegno internazionale di teologi (Hans Küng, come "perito", non ha avuto nel Concilio né voce né voto). Insomma, Enzo Bianchi vorrebbe far credere che Küng, malgrado i suoi meriti teologici, non avrebbe ottenuto dall'autorità ecclesiastica la benevolenza e i riconoscimenti che gli spettavano; addirittura, insinua Bianchi, alla Chiesa conveniva mettere Küng, piuttosto che il suo collega Ratzinger, a capo della congregazione per la Dottrina della fede.
Sono assurdità che possono andar bene solo per i lettori della Stampa (quotidiano di collaudata tradizione massonica), ai quali non importa nulla della fede cristiana, ma sono ben contenti di vedere la Chiesa cattolica in preda a una profonda crisi dottrinale e disciplinare, sperando che tutto ciò affretti la sua definitiva scomparsa dalla scena sociale e politica. Ma Bianchi è ospitato anche dalla stampa cattolica, e in quella sede l'assurdità di cui parlavo dovrebbe essere percepita da qualcuno.
Qualcuno dovrebbe rinfacciare a Bianchi l'ipocrisia di presentare come vittima del potere ecclesiastico senza dire che il teologo svizzero non ha mai voluto riconoscere la legittimità (cioè l'origine divina) di questo potere, che ad altro non serve se non alla custodia fedele e alla interpretazione infallibile della verità che salva. Bianchi si guarda bene dal riferire tutte le contumelie e gli insulti che Hans Küng è solito scrivere (anche in italiano, sul Corriere della Sera) contro quei papi (soprattutto Paolo VI e Giovanni Paolo II) che non gli hanno dato ragione (e come avrebbero potuto?).
Fonte: La Bussola Quotidiana, 17/03/2012
Pubblicato su BASTABUGIE n.238
Gran Bretagna: vietato credere ai miracoli
Da Corrispondenza Romana
(di Gianfranco Amato) In Gran Bretagna sulla tutela dei consumatori in tema di pubblicità ingannevole vigila severa la Advertising Standards Authority (ASA). Paiono davvero inflessibili gli occhiuti censori di quell’autorità, che non intendono far sconti a nessuno, neppure al Padreterno. Sì perché l’ultimo provvedimento dell’ASA riguarda un’ingiunzione notificata ad un’organizzazione cristiana, con la quale si proibisce di comunicare pubblicamente il fatto che attraverso la preghiera sia possibile ottenere una guarigione fisica.
Ecco cosa è accaduto. A Bath, nella celebre città termale della contea del Somerset, l’associazione cristiana Healing On The Streets (HOTS), composta da volontari che si offrono di pregare per le persone ammalate, ha avuto la malaugurata idea di scrivere sul proprio sito web, e su alcuni volantini distribuiti pubblicamente, che attraverso la preghiera si può guarire. Pubblicità truffaldina ed ingannevole secondo i funzionari della draconiana ASA. A denunciare l’asserito raggiro ha provveduto un’attivista atea, Hayley Stevens, la quale si è sentita profondamente offesa dal cinismo con cui i cristiani «promettono false speranze alle persone ammalate».
Hayley Stevens, nel suo esposto inoltrato alla Advertising Standards Authority, ha anche evidenziato i rischi di quella «pericolosa impostura», sottolineando gli effetti negativi che si potrebbero avere «nei confronti di soggetti affetti da gravi patologie, qualora questi rinunciassero alle cure mediche per rifugiarsi nell’illusione religiosa». La Advertising Standards Authority, ritenendo inaccettabile un simile broglio, e nella convinzione di dover tutelare i cittadini britannici da ogni possibile frode comunicativa, ha deciso di accogliere le doglianze della Stevens, ed ha conseguentemente emesso un provvedimento inibitorio a carico dell’associazione cristiana Healing On The Streets, il cui comportamento è stato definito, oltre che illegittimo, anche «irresponsabile».
Paul Skelton, il fondatore di HOTS, si è dichiarato allibito per quanto successo, ritenendo «assurda la pretesa dell’ASA di impedire la comunicazione, attraverso il sito web, di un principio religioso cristiano, come quello della possibilità di guarigione attraverso la preghiera». «La Advertising Standards Authority ‒ ha precisato Skelton ‒ ci ha persino imposto di sottoscrivere un documento in cui ci saremmo impegnati a non dare più, in futuro, quella comunicazione». Sembra di essere tornati ai tempi antichi delle persecuzioni, quando ai cristiani veniva intimata la denuntiatio, ovvero la diffida a non divulgare il loro credo (“ne loquerentur in nomine Iesu”), cui seguiva, successivamente, l’imposizione della abiuratio.
Nonostante le intimidazioni subite, Paul Skelton ha deciso, a nome dell’associazione che rappresenta, di ricorrere contro la decisione della Advertising Standards Authority, per cui sarà interessante vedere cosa deciderà in merito l’autorità giudiziaria. Se davvero si riterrà di dover applicare all’annuncio cristiano gli advertising standard dell’ASA, e quindi di sottoporre quella fede alle ferree leggi del codice pubblicitario britannico, qualche interrogativo si imporrà.
Sarà ancora lecito affermare, ad esempio, che i peccati possono essere perdonati? Che è possibile guadagnarsi il Paradiso dopo la morte? Che i miracoli esistono? Non oso neppure immaginare cosa potrebbe accadere, in caso di conferma della decisione dell’ASA, ai volontari della Catholic Association, l’organizzazione cattolica britannica che da più di cento anni organizza pellegrinaggi di malati a Lourdes. Ora l’assurda e prepotente logica del politically correct oltre alla fede intende uccidere anche la speranza. (Gianfranco Amato)
Politica Italiana: povertà e tecnocrazia
Da Corrispondenza Italiana del 27 Marzo
(di Danilo Quinto) Fino a due mesi fa, lavorava in una cava di pietra. Era il suo primo lavoro, con il quale aiutava la madre, rimasta vedova e il fratello più piccolo. Aveva 29 anni. Si è impiccato. E’ accaduto in un paese del Salento, a Scorrano. Quest’anno, l’EURES, l’Istituto di ricerche economiche e sociali, ha diffuso i dati relativi ad un’indagine riferita al 2009, dalla quale risulta che la prima ondata della crisi economica ha provocato un suicidio al giorno tra i disoccupati. Il Sud ha registrato la crescita più consistente del fenomeno, con un incremento pari all’11%.
Di recente, Caritas Italia e Fondazione Zancan, hanno presentato il rapporto «Poveri di diritti», dedicato ai “nuovi poveri”, aumentati del 13,8%, tra il 2007 e il 2010. Nel Sud l’aumento è stato del 74%. In quattro anni si è registrato un aumento dell’80,8% di richieste di aiuto economico. I più vulnerabili sono gli stranieri, che rappresentano il 70% delle persone che chiedono aiuto.
Nel rapporto dell’ISTAT, diffuso nello scorso mese di luglio, si sosteneva che nel 2010 un milione e 156.000 famiglie erano in condizioni di «povertà assoluta» (il 4,6% di quelle residenti), per un totale di 3 milioni e 129.000 persone, che non possono permettersi di «accedere a beni e servizi essenziali con cui ottenere uno standard di vita minimamente accettabile». Sono stati circa 8,3 milioni i cittadini costretti a vivere in condizioni di “povertà relativa”, pari al 13,8% della popolazione: corrispondono a 2 milioni e 734 mila famiglie (l’11% di quelle residenti). Si potrebbe continuare con questi dati. Siamo, infatti, sommersi da numeri, da analisi, da commenti.
Quel che mancano sono le decisioni, le assunzioni di responsabilità, una strategia d’intervento. Ad esempio, uno Stato che eroghi servizi gratuiti per chi non è in grado attualmente di sopportarne il costo o provvedimenti che aiutino realmente i “nuovi poveri” rispetto ai bisogni elementari. In questo contesto, le responsabilità della politica sono enormi. Oltre ad auto-sospendersi, decretando il proprio fallimento, non propone uno straccio di idea da praticare.
In attesa di ripresentarsi, linda e pinta, alle elezioni del prossimo anno, si affida ad un governo tecnico, che, com’è sempre più evidente, ha interlocutori estranei alla sovranità nazionale: le autorità economiche, i tecnocrati europei e i mercati internazionali.
L’ elemento più inquietante è costituito dal fatto che molti dei membri dell’attuale Governo si dichiarano cattolici. Ciò nonostante, la loro priorità non sembra essere quella di colmare il divario che si fa sempre più netto tra i ricchi che diventano sempre più ricchi e i poveri che diventano sempre più poveri. Soprattutto per loro, che esercitano il potere, dovrebbe valere quel che ha sostenuto, nello scorso mese di dicembre, Benedetto XVI: «L’Europa è attraversata da una durissima crisi economica e finanziaria che si fonda sulla crisi etica che minaccia il Vecchio Continente. Anche se valori come la solidarietà, l’impegno per gli altri, la responsabilità per i poveri e i sofferenti sono in gran parte indiscussi, manca spesso la forza motivante, capace di indurre il singolo, la famiglia e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici. La conoscenza e la volontà non vanno necessariamente di pari passo. La volontà che difende l’interesse personale oscura la conoscenza e la conoscenza indebolita non è in grado di rinfrancare la volontà. Da questa crisi, emergono domande molto fondamentali: dov’è la luce che possa illuminare la nostra conoscenza non soltanto di idee generali, ma di imperativi concreti? Dov’è la forza che solleva in alto la nostra volontà ? Sono domande alle quali il nostro annuncio del Vangelo, la nuova evangelizzazione, deve rispondere, affinchè il messaggio diventi avvenimento, l’annuncio diventi vita». (Danilo Quinto)
Chiesa russo-ortodossa a Londra: E' "totalitarismo" vietare di indossare la croce nei luoghi di lavoro
27/03/2012 09:52
RUSSIA - GRAN BRETAGNA
Da Asianews
di Nina Achmatova
Il metropolita Hilarion critica la decisione del governo britannico, che alla corte di Strasburgo difende il divieto di indossare simboli religiosi in ufficio. Sacerdote russo denuncia: una parrocchiana licenziata, anche se portava il crocefisso nascosto sotto i vestiti.
Mosca (AsiaNews) - Il Patriarcato di Mosca ha bollato come una "manifestazione di totalitarismo" il divieto stabilito in Gran Bretagna dai tribunali di indossare simboli religiosi sul luogo di lavoro.
"Questi liberali occidentali, che attualmente impongono gli standard di un regime totalitario sulle persone libere, stanno facendo un grande errore", ha dichiarato il metropolita Hilarion, capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, all'emittente Rossiya 24. Questa gente, ha continuato, "non sa cosa si prova, quando la tua croce ti è strappata dal collo". Il metropolita ha poi ricordato di aver vissuto in Inghilterra, dove ha avuto modo di vedere "come il modello liberale e anarchico si stia diffondendo velocemente nello spazio pubblico".
Secondo quanto stabilito da tribunali britannici, i datori di lavoro hanno il diritto di licenziare i dipendenti, se questi indossano crocifissi sopra i vestiti. Per Londra i cristiani non devono indossare simboli religiosi al lavoro e ha intenzione di difendere questa posizione presso la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che esaminerà quattro casi di cittadini britannici. Tra questi, quello di Nadia Eweida (v. foto), la hostess della British Airways sospesa per aver indossato una croce sull'aereo, contravvenendo ai regolamenti della compagnia. La Eweida ha deciso di portare la questione a Strasburgo, col governo di David Cameron, schierato a favore della compagnia di bandiera, perché - sostiene - indossare un crocifisso non è un obbligo prescritto dalla fede cristiana.
"L'introduzione e persino la discussione di tali standard è il sintomo di qualche follia o di un'estrema decadenza morale", ha dichiarato Hilarion, secondo il quale i fedeli non si arrenderanno mai e combatteranno".
Come riporta l'agenzia Interfax, l'arciprete Mikahil Dudko, sacrestano della cattedrale russa dell'Assunzione a Londra, ha raccontato che una delle sue parrocchiane ha perso il lavoro perché indossava una croce, anche se questa era nascosta sotto il vestito.
Comunisti indiani criticano Benedetto XVI sulla fine del marxismo
27/03/2012 12:43
INDIA – VATICANO Da Asianews
di Nirmala Carvalho
In volo verso Messico e Cuba, Benedetto XVI aveva detto: “Oggi è un tempo in cui l’ideologia marxista, come è concepita, non risponde più alla realtà”. Membro del partito: “Le dichiarazioni del papa non allontaneranno i nostri sostenitori cattolici”. Portavoce del Sinodo siro-malabarese: “Nessuna critica a Cuba e ai cubani, ma un invito a cercare modelli nuovi e adatti al loro sviluppo”.
Mumbai (AsiaNews) - "Le dichiarazioni del papa non riusciranno ad allontanare le persone dal comunismo. Non diamo importanza alle sue parole". S. Ramachandran Pillai, membro del Partito comunista indiano (marxista), punta il dito contro alcune affermazioni di Benedetto XVI, in questi giorni in viaggio tra Messico e Cuba (24-29 marzo). La frase incriminata risale al 23 marzo. Nel colloquio con i giornalisti a bordo del volo papale, Benedetto XVI ha infatti detto: "Oggi è un tempo in cui l'ideologia marxista, come è concepita, non risponde più alla realtà. E se non si può costruire un tipo di società, occorre trovare nuovi modelli, con pazienza, in modo costruttivo". Per p. Paul Thelakat, portavoce del Sinodo siro-malabarese, le dichiarazioni di Pillai mostrano che "i marxisti indiani non sono in contatto con la realtà di Cuba".
A Kozhikode (Kerala) due giorni fa in vista del 20mo Congresso nazionale del Partito comunista, Pillai ha pure sottolineato che "il lavoro dei comunisti consiste nel comprendere e assimilare le realtà del mondo. Non siamo contro le religioni, e certo i fedeli cattolici che stanno nel Partito non ci abbandoneranno per simili critiche".
"Quanto detto dal papa - sottolinea ad AsiaNews p. Thelakat, che dirige il quotidiano Sathyadeepam (Luce della verità) - può significare due cose. Che il marxismo 'classico' ha perso tutta la sua importanza ed è morto; o che il modello marxista applicato a Cuba 'non corrisponde più alla realtà del Paese'. Nel 2010, proprio Fidel Castro aveva detto che il cosiddetto 'modello Cuba' non funzionava più per i cubani. Le affermazioni del papa non erano una critica all'isola, ma una constatazione della realtà con cui ogni cubano è d'accordo".
Il sacerdote ricorda poi la seconda parte della frase di Benedetto XVI, "se non si può costruire un tipo di società, occorre trovare nuovi modelli, con pazienza, in modo costruttivo". "Il papa - spiega - non si riferisce all'altro modello globalizzato dell'economia di mercato. Non sta dicendo ai cubani di tornare agli Stati Uniti, ma di cercare nuovi modelli, adatti al loro sviluppo. Le sue parole sono una lezione anche per la Chiesa in India, l'invito a ricordarsi che 'non è un potere politico, un partito, ma una realtà morale'".
Oggi Fidel Castro incontrerà "con piacere" Benedetto XVI
28/03/2012 08:35
VATICANO - CUBA Da Asianews
L'annuncio è stato dato dallo stesso Lider Maximo su un sito governativo. Ieri Benedetto XVI, incontrando Raul Castro, gli ha chiesto che il Venerdì Santo venga dichiarato festa, per permettere ai cristiani di celebrare la Passione di Cristo. Nel '98, Giovanni Paolo II ottenne che il 25 dicembre, Natale, fosse considerato festa nazionale. Il pontefice ha anche fatto "richieste umanitarie", forse per i prigionieri politici. Il vicepresidente Murillo esclude qualunque "riforma politica".
L'Avana (AsiaNews) - Fidel Castro vedrà "con piacere" Benedetto XVI oggi all'Avana, nell'ultimo giorno della presenza del pontefice a Cuba. In un articolo firmato da lui e riportato sul sito ufficiale CubaDebate.cu, il "Lider Maximo" scrive: "Sarò lieto d'incontrare Sua Eccellenza Papa Benedetto XVI, come feci nel 1998 con Giovanni Paolo II: un uomo al quale il contatto con i bambini e con gli umili cittadini del popolo suscitava invariabilmente sentimenti di affetto". L'85enne ex presidente cubano, malato da vari anni, spiega di aver deciso di chiedere al papa "qualche minuti del suo tempo così oberato di impegni" dopo aver appreso dal ministro degli esteri Bruno Rodriguez che all'illustre ospite sarebbe "piaciuto un modesto e semplice colloquio".
L'attesa per un incontro fra Fidel Castro e Benedetto XVI ha dominato tutto il viaggio del papa. Molti si aspettavano che tale incontro sarebbe avvenuto ieri, quando il pontefice ha fatto visita a Raul Castro, fratello dell'ex dittatore, nel palazzo presidenziale. La visita era definita un incontro con "il presidente e i suoi familiari".
Nell'incontro con Raul Castro, durato 55 minuti, quasi il doppio di un normale incontro con i capi di Stato, il papa ha chiesto che il Venerdì Santo venga considerata una festa, per permettere ai cristiani di celebrare il giorno della Passione di Gesù. Il direttore della Sala stampa vaticana, p. Federico Lombardi, ha detto che il governo ci penserà. Nel 1998, alla venuta di Giovanni Paolo II, le autorità cubane decisero di fare del 25 dicembre, Natale, una festa civica.
Secondo p. Lombardi, il papa ha anche parlato di alcune "richieste umanitarie", forse riferendosi a questioni legate alla prigionia di molti dissidenti politici per i quali la Chiesa cubana ha spesso fatto da mediatrice per la loro liberazione.
All'inizio del suo viaggio, Benedetto XVI aveva detto che l'ideologia marxista "non risponde più alla realtà" e aveva assicurato che la Chiesa non è un partito politico, ma vuole aiutare "in spirito di dialogo" per dar vita ad una società più giusta".
Il papa, con molta gentilezza e con accenti spirituali, ha sempre suggerito dei passi per il cambiamento, basati sul rispetto dell'uomo, sulla sua libertà religiosa, sul lasciare spazio al contributo della fede cristiana nella società, sulla riconciliazione.
Ma Marino Murillo, vicepresidente e responsabile dell'economia nel governo, ha subito messo le mani avanti: "In Cuba non vi saranno riforme politiche".
Ragazza indù alla Corte suprema: meglio morta, che convertita a forza all’islam
28/03/2012 08:12
PAKISTAN da Asianews
di Jibran Khan
Sequestrata da un influente musulmano, con la “copertura politica” di un parlamentare, la 19enne Rinkel Kumari lancia ai giudici l’appello disperato. In Pakistan agli indù “la giustizia è negata” e per questo chiede di “uccidermi qui” in aula. La famiglia, dopo la denuncia, costretta ad abbandonare il villaggio nel Sindh. Ogni anno vi sono 300 conversioni e matrimoni forzati
Islamabad (AsiaNews) - "In Pakistan c'è giustizia solo per i musulmani; agli indù la giustizia è negata. Uccidetemi qui, ora, in tribunale. Ma non rimandatemi alla Darul-Aman [una scuola coranica]... ci ammazzeranno". È lo sfogo disperato, straziante di Rinkel Kumari, ragazza indù di 19 anni, che ha affidato ai giudici della Corte suprema di Islamabad il suo appello accorato. La sua storia è simile a quella di tante altre giovani e bambine appartenenti a minoranze religiose - cristiani, indù, sikh, ahmadi - sequestrate da gruppi estremisti o singoli, il più delle volte signorotti o mafiosi locali, che le convertono a forza per poi sposarle. Ed è quanto la giovane ha raccontato lo scorso 26 marzo, davanti ai giudici di un tribunale della capitale.
Il dramma di Rinkel Kumari, studentessa di Mirpur Mathelo, piccolo villaggio della provincia del Sindh, inizia la sera del 24 febbraio: un manipolo di uomini la sequestra e qualche ora più tardi la consegna nelle mani di un ricco studioso musulmano; l'uomo telefona quindi ai genitori, avvertendoli che la figlia "vuole convertirsi all'islam".
Nand Lal, padre della giovane, un insegnante di una scuola elementare, accusa del rapimento Naveed Shah, un influente musulmano, che avrebbe goduto anche della "copertura politica" fornita da Mian Mittho, un parlamentare dell'Assemblea nazionale, sospettato di favoreggiamento. Dopo aver individuato gli autori del sequestro della figlia, egli deve però abbandonare la zona di origine per sfuggire alle minacce di persone affiliate alla mafia locale. Il padre trova rifugio e accoglienza a Gurdwara, a Lahore, nella provincia del Punjab, con il resto della famiglia.
Come spesso accade in questi casi, anche la magistratura è connivente: un giudice locale dispone infatti che la ragazza debba essere assegnata ai musulmani, perché la conversione è "frutto di una decisione spontanea" e sancisce anche la regolarità del matrimonio. Un elemento che viene ribadito il 27 febbraio, nel corso dell'udienza davanti al tribunale, al termine del quale la ragazza viene "ribattezzata" Faryal Shah.
Tuttavia, la vicenda di Rinkel non è affatto un caso isolato: ogni mese tra le 25 e le 30 giovani subiscono simili soprusi, per un totale annuale di circa 300 conversioni e matrimoni forzati. Ragazze indù - ma anche cristiane - che vengono strappate alla famiglia anche ragazzine e consegnate nelle mani dei mariti/aguzzini.
Il 26 marzo è comparsa davanti ai giudici della Corte suprema di Islamabad, mentre la comunità indù aspettava col fiato sospeso le dichiarazioni della giovane in tribunale. Per evitare pressioni, il presidente della corte ha ordinato di sgomberare l'aula e - in un secondo momento - ha raccolto la drammatica testimonianza: in Pakistan "non c'è" giustizia, "uccidetemi qui ma non rimandatemi" dai sequestratori.
Interpellato da AsiaNews p. Anwar Patras, della diocesi di Rawalpindi, condanna "con forza" il rapimento e la conversione forzata. "Gli indù nel Sindh - aggiunge il sacerdote - vivono una vita durissima. La realtà si fa sempre più dura per loro, sono costretti a migrare perché lo Stato non è in grado di proteggere loro e le loro proprietà".
Il Sacerdote diceva di amarmi alla follia
Da Padre Giulio Scozzaro -
La mia è una storia triste e molto dolorosa. Dopo anni di atroci sofferenze, riesco oggi, con la Grazia di Dio, a scrivere, per testimoniare ciò che ho vissuto. E' un atto di carità che Gesù mi chiede, nei confronti di tante donne che si sono trovate o si trovano nella mia situazione.
Mi chiamo Alessandra e vivo in Umbria. Ho 42 anni e ho sempre avuto nel mio cuore un grande amore per Gesù e la Madonna. Ne mio cuore, ha sempre albergato il desiderio per la vita religiosa. Un pomeriggio del mese di settembre del 2003, decido di fare un corso di esercizi spirituali della durata di 5 giorni. Avevo proprio bisogno di una ricarica spirituale. Il direttore degli esercizi era un Sacerdote, a suo dire molto innamorato della Madonna. Un uomo di preghiera, molto spirituale e attento all'ascolto. Era proprio quello che cercavo... finalmente qualcuno con cui potermi aprire e avere un aiuto per la mia anima assetata di DIO.
Gli esercizi trascorsero in maniera serena, io ero molto felice, soprattutto perché avevo trovato il mio Padre spirituale. Infatti fu questo Sacerdote a diventare mio confessore e direttore. Per i successivi due anni si comportò in modo tranquillo, accontentava ogni mio desiderio spirituale, raramente mi contrariava.
Io lo rispettavo e lo veneravo per la sua "santità"... fino al giorno in cui non mi disse che era giunto il momento di intensificare il nostro rapporto. Non più padre e figlia nel senso spirituale, ma sarei dovuta diventare la sua sposa mistica... e questo... PER VOLONTA' DIVINA !!!!
Mi rivelò di avere il dono delle locuzioni interiori e, quindi era Dio che voleva che io diventassi l’amante del mio confessore.
Io avevo piena fiducia in lui e facevo tutto quello che mi chiedeva, in fondo, non potevo ribellarmi alla volontà del Signore… Pian piano iniziai ad affezionarmi a lui in modo umano.
Un giorno, mentre ero in confessione... mi baciò!... Rimasi immobile non so per quanto tempo, ma lui mi tranquillizzò dicendomi che Gesù era contento e, siccome io amavo molto Gesù, sarei dovuta essere contenta. Da quel giorno iniziò la nostra relazione amorosa. Un misto continuo di sacro e profano. Io ero completamente nelle sue mani. Ogni giorno mi diceva di amarmi alla follia, mi riempiva di complimenti sulla mia persona, sulla mia bellezza. Mi chiamava al telefono giorno e notte.
Una sera mi disse che, ormai, era giunto il momento di avere rapporti sessuali completi, perché lui desiderava un figlio da me. Mi promise che presto avrebbe lasciato il sacerdozio per sposarmi. Io gli credevo. Durante i rapporti intimi, spesso aveva la Corona del Rosario in mano... Spesso mi riempiva la bocca di Ostie consacrate e mi baciava dicendomi che dovevo offrirmi vittima per lui.
Lui aveva un appartamento di sua proprietà e spesso andavo a trovarlo. Mi faceva bere in continuazione dell'acqua, dicendomi che era benedetta e che la sua sposa doveva purificarsi per avere rapporti con lui, essendo un Sacerdote. Non capivo nulla, ero come stordita, assolutamente presa da lui. Conosceva il mio amore e la mia devozione per Sant’Antonio e mi costringeva a recitare preghiere al Santo durante i rapporti sessuali. Dopo, si recava in Chiesa a celebrare la Messa.
Al suo ritorno, mi ripeteva parole meravigliose, mi riempiva la bocca di Ostie consacrate nella Messa appena celebrata e toccandomi nelle parti intime. Un giorno prese dell'olio santo e mi obbligò a ungere il suo corpo nudo, steso sul letto, perché fosse pronto per un nuovo rapporto con me. Ero talmente presa da lui, che decisi di trasferirmi nella sua città. Presi una casa in affitto vicina alla sua.
Non ho mai capito il male che mi stava facendo, perché mi diceva che io non ero una peccatrice, in quanto lui era un Sacerdote ed io la sposa che il Signore aveva scelto per lui.
Spesso mi fermavo a casa sua a dormire, la notte accendeva delle candele e le sistemava a forma di cerchio o di piramide, vicino al letto, poi mi dava da bere del liquore, e dovevo berlo anche se non ne avevo voglia. Doveva essere una bevanda adulterata.
Una volta partimmo per la Spagna. Lui aveva delle conoscenze e ci ospitò una famiglia. Lì mi accorsi che faceva delle avance ad una signora, ma era molto attento a non farsi beccare da me. Anche se vedevo... io non volevo vedere... non potevo... ero completamente sua.
Quando gli dissi che potevo essere rimasta incinta... non mi rispose, ma da allora preferì i rapporti orali. Mi diede una pastiglia che ingoiai senza sapere cosa fosse... ho saputo più tardi che era una pillola abortiva.
Per farla breve, cominciavo a vedere qualcosa che non andava e gli chiesi di darmi la prova d'amore che aspettavo... ma si è sempre rifiutato. La nostra relazione è terminata quando mio marito ci trovò abbracciati nella camera degli ospiti di casa nostra, eravamo lì dicendo che recitavamo i Vespri pomeridiani. Mio marito lo cacciò con massimo sdegno e volle conoscere tutto da me. Potevo negare i rapporti sessuali e tutto quello che era avvenuto con il Sacerdote, volli rivelare tutto senza nascondere proprio nulla. Avevo sbagliato gravemente, ero stata indotta a commettere gravissimi peccati.
Le autorità ecclesiastiche sono state da me informate su tutto. Ho le registrazioni fatte al telefono di tutto ciò che ha commesso con me e sono state portate al suo Provinciale. Paradossalmente quel Sacerdote ha negato persino di conoscermi, anche dinanzi alla registrazione della sua voce e dei racconti di quanto aveva fatto con me. Davvero incredibile.
I suoi superiori lo hanno messo alle strette ma lui li ha minacciati di denunciarli alla magistratura, e questa è stata la sua scappatoia per mettere paura al suo Provinciale.
Dimenticavo una cosa tremenda... dopo ogni rapporto sessuale mi confessava!!!
In questo modo non sarei andata a confessarmi dal mio parroco o altrove. Anche la confessione dopo i rapporti sessuali lui ammette nelle registrazioni telefoniche fatte da me a sua insaputa, ma incredibilmente davanti al Provinciale ha negato tutto. Ha negato tutto quello che aveva detto al telefono…
Le autorità ecclesiastiche vorrebbero tanto togliersi dai piedi questo prete scomodo... ma hanno troppa paura di agire contro lui perché temono ritorsioni e non hanno il coraggio di fermarlo.
QUANTA RESPONSABILITÀ DAVANTI A DIO!
Non voglio vendetta, non spetta a me. Desidero solo che la smetta di danneggiare altre donne compiendo un falso apostolato. Lo fermano proibendogli anche di organizzare quei pellegrinaggi che in realtà sono momenti di gravissimi peccati.
Prego per la sua conversione... la mia è costata Sangue a Gesù. E lacrime amarissime a me.
Ho tentato il suicidio, sono stata così male, che non credevo più neanche in Dio. Mi è crollato tutto, soffro tremendamente pensando che quel Sacerdote mi voleva all'inferno con lui. La Madonna mi ha salvata dall’inferno, mi confesso ogni settimana e frequento la Messa ogni giorno. Il Signore mi sta liberando da ogni ricordo violento col suo Amore.
Io amo la Chiesa e so che esistono molti Sacerdoti Santi... ma molti altri non sono degni di esserlo... sanno solo rovinare le anime. Se oggi sono qui a raccontare la mia tremenda vicenda è perché Gesù mi ha tanto amata e mi ha salvata nuovamente. Non ci saranno eternità per ringraziare Gesù. Voglio fare penitenze per tutta la mia vita.
Soffro ancora tanto, offro sempre a Dio la mia croce. Il vero Dio mi ama infinitamente e mi sta aiutando a vivere ancora... nonostante tutto.
martedì 27 marzo 2012
Chiesa russo-ortodossa a Londra: E' "totalitarismo" vietare di indossare la croce nei luoghi di lavoro
27/03/2012 09:52
RUSSIA - GRAN BRETAGNA da Asianews
di Nina Achmatova
Il metropolita Hilarion critica la decisione del governo britannico, che alla corte di Strasburgo difende il divieto di indossare simboli religiosi in ufficio. Sacerdote russo denuncia: una parrocchiana licenziata, anche se portava il crocefisso nascosto sotto i vestiti.
Mosca (AsiaNews) - Il Patriarcato di Mosca ha bollato come una "manifestazione di totalitarismo" il divieto stabilito in Gran Bretagna dai tribunali di indossare simboli religiosi sul luogo di lavoro.
"Questi liberali occidentali, che attualmente impongono gli standard di un regime totalitario sulle persone libere, stanno facendo un grande errore", ha dichiarato il metropolita Hilarion, capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, all'emittente Rossiya 24. Questa gente, ha continuato, "non sa cosa si prova, quando la tua croce ti è strappata dal collo". Il metropolita ha poi ricordato di aver vissuto in Inghilterra, dove ha avuto modo di vedere "come il modello liberale e anarchico si stia diffondendo velocemente nello spazio pubblico".
Secondo quanto stabilito da tribunali britannici, i datori di lavoro hanno il diritto di licenziare i dipendenti, se questi indossano crocifissi sopra i vestiti. Per Londra i cristiani non devono indossare simboli religiosi al lavoro e ha intenzione di difendere questa posizione presso la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che esaminerà quattro casi di cittadini britannici. Tra questi, quello di Nadia Eweida (v. foto), la hostess della British Airways sospesa per aver indossato una croce sull'aereo, contravvenendo ai regolamenti della compagnia. La Eweida ha deciso di portare la questione a Strasburgo, col governo di David Cameron, schierato a favore della compagnia di bandiera, perché - sostiene - indossare un crocifisso non è un obbligo prescritto dalla fede cristiana.
"L'introduzione e persino la discussione di tali standard è il sintomo di qualche follia o di un'estrema decadenza morale", ha dichiarato Hilarion, secondo il quale i fedeli non si arrenderanno mai e combatteranno".
Come riporta l'agenzia Interfax, l'arciprete Mikahil Dudko, sacrestano della cattedrale russa dell'Assunzione a Londra, ha raccontato che una delle sue parrocchiane ha perso il lavoro perché indossava una croce, anche se questa era nascosta sotto il vestito.
mercoledì 21 marzo 2012
Terremoti: fra fatti e fede
Terremoto in Messico
Un sisma di magnitudo 7.9 è stato registrato vicino ad Acapulco. Il tremore è stato avvertito anche negli edifici di Città del Messico. L'istituto sismologico degli Stati Uniti, in precedenza, aveva afferamto che la magnitudo era pari a 7.6. Il terremoto è stato avvertito alle 18.02, ora italiana, ed ha colpito Ometepc, nel sud ovest del Paese e a 186 chilometri da Acapulco. La profondità del sisma è stimata a 18 chilometri dall'epicentro.
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12 gennaio 2008 - São José dos Pinhais/PR
Messaggio di Maria
MESSICO
Pace, pace, pace!
Cari figli, in questo giorno vi invito a pregare con più amore il santo rosario. Molti di voi si distraggono quando pregano. Prestate più attenzione quando pregate!
Continuate a pregare per questa nazione, il Brasile!
Vi chiedo anche preghiere per il Messico. Questo paese negli ultimi anni mi ha fatto piangere…
La mia immagine di Madre dell’America dev’essere rispettata come vera opera di Dio.
Svegliati Puebla! Un forte tremore ti renderà consapevole che Dio esiste!
Amati figli messicani, pregate il vostro rosario con amore. Visitate il mio santuario di Guadalupe finché potete.
Multi vulcani di questa nazione si sveglieranno… un forte tremore nel nordest di questo paese porterà grande spavento alla popolazione locale.
Pregate, pregate.
Berluschini I tre figli del Cav e di Veronica spendono cinque milioni a testa, ma non li hanno
DA LIBERO
Il padre è il più ricco tra tutti i politici, ma Eleonora, Barbara e Luigi devono fare i conti con la crisi economica
Silvio Berlusconi è risultato ancora una volta il Paperon dè Paperoni della politica: lui l'uomo col reddito imponibile più alto in tutto il Palazzo. Eppure c'è crisi anche nella famiglia del Cavaliere. Certo, non tutti possono avere il suo fiuto per gli affari. La sua prole, infatti, non sembra in grado di replicare le gesta del padre: con meno di 5 milioni di euro a testa i Berluschini non tirano avanti. La società di Eleonora, Barbara e Luigi, infatti, incassa 2 milioni di euro. Ma per non chiudere baracca e burattini ne servono altri dodici.
Terremoto: adesso si teme il “Mega Thrust” lungo la costa americana del Pacifico
DA: PANORAMA BLOG
Era previsto un terremoto devastante per il 22 marzo, è arrivato quello in Messico. Tra bufale della rete e terremoti reali, un altro evento catastrofico potrebbe sconvolgere la costa nord occidentale americana. Ma ancora non si sa quando. Viene definito “Mega Thrust” ed un mega terremoto causato dal movimento delle lastre sottomarine e che potrebbe produrre un gigantesco tsunami e sommergere la costa del Pacifico nord-occidentale, colpendo l’Oregon, lo Stato di Washington e l’isola di Vancouver, con uno tsunami con onde alte fino a 30 metri che potrebbe raggiungere il Giappone. Una revisione dei pericoli che comporta la piastra di Juan de Fuca avvenuta in seguito al sisma giapponese ha sollevato il timore che la costa americana del Pacifico potrebbe essere allo stesso modo devastata. La piastra Juan de Fuca è spinta sotto la piastra del Nord America lungo la faglia di Cascadia e lo stress è continuo fino a che un’eventuale rottura provoca un terremoto.
Cascadia si estende dall’isola di Vancouver (in Canada) fino al nord della California, ed è “sospesa” da oltre 300 anni, ma ora gli scienziati credono che ci sia un 45 % di probabilità di un terremoto di magnitudo 8.0 o superiore nei prossimi 50 anni. Essi aggiungono che c’è un 15 % di possibilità di magnitudo 9 o più. Il timore più grande, dunque, è che la linea della faglia di Cascadia a 50 miglia al largo della costa degli Stati Uniti potrebbe rompersi e causare un terremoto e un successivo tsunami devastante.
Questo tipo di terremoti sono considerati tra i più grandi del mondo, e avvengono in una cosiddetta “zona di subduzione”, ovvero una regione in cui una delle placche tettoniche della terra è spinta sotto un’altra. L’ultimo che ha coinvolto la zona di Cascadia è stato di magnitudo 9 della scala Richter, secondo la Natural Resources Canada. Uno studio ha dimostrato che i grattacieli costruiti prima del 1994 a Seattle, rischierebbero il collasso durante un mega terremoto. Le grandi città come Portland e Seattle sarebbero protette contro lo tsunami, ma tutti gli insediamenti della pianura sono a rischio. Più di un migliaio di scuole in Oregon non sono pronte a far fronte a tali eventi catastrofici.
Un programma di aggiornamento è, quindi, in corso per proteggere gli insediamenti più a rischio. Sperando che il mega terremoto non arrivi mai.
marino.petrelli
Mercoledì 21 Marzo 2012
Terremoto in Messico
Un sisma di magnitudo 7.9 è stato registrato vicino ad Acapulco. Il tremore è stato avvertito anche negli edifici di Città del Messico. L'istituto sismologico degli Stati Uniti, in precedenza, aveva afferamto che la magnitudo era pari a 7.6. Il terremoto è stato avvertito alle 18.02, ora italiana, ed ha colpito Ometepc, nel sud ovest del Paese e a 186 chilometri da Acapulco. La profondità del sisma è stimata a 18 chilometri dall'epicentro.
Caccia all'uomo che ha ucciso i bambini della scuola ebraica. Legami con al Qaida
1/03/2012 08:40
FRANCIA - ISRAELE da Asianews
Dalle 3 di stanotte il sospetto è sotto assedio della polizia di Tolosa. È un giovane 24enne, di madre algerina, con viaggi in Afghanistan e Pakistan, che voleva "vendicare i bambini palestinesi" e denunciare i "crimini" della Francia in Afghanistan. I funerali del rabbino e dei tre bambini uccisi si svolgeranno oggi a Gerusalemme
Tolosa (AsiaNews/Agenzie) - La polizia francese ha circondato una casa a Tolosa per catturare il probabile assassino di tre bambini e un insegnante della scuola ebraica. Il raid è cominciato alle 3 di notte e ha già portato all'arresto del fratello del sospetto asserragliato in casa. Sulla scena è stata portata anche la madre del sospetto per convincerlo ad uscire.
Secondo Claude Guéant, ministro degli interni, si tratta di un giovane 24enne di nazionalità francese e di madre algerina, che avrebbe affiliazioni con al Qaeda. Guéant ha detto che l'uomo - parlando con la polizia che lo assedia - ha detto che voleva "vendicare i bambini palestinesi" e condannare i "crimini" della Francia in Afghanistan. Il giovane avrebbe anche speso periodi in Afghanistan e Pakistan per addestramento militare. Guéant ha anche confermato che il govane, mentre compiva la strage alla scuola ebraica aveva una videocamera per filmare l'assassinio.
Il 24enne era nella lista dei sospetti dopo l'uccisione a Montauban e a Tolosa di alcuni soldati francesi di origine nordafricana e caraibica. Ora si pensa sia stato lui ad uccidere Jonathan Sandler, professore e rabbino 30enne, i suoi figli Arieh e Gabriel, la figlia del preside della scuola ebraica Ozar Hatorah, Myriam Monsonego. Le quattro salme sono giunte stanotte a Tel Aviv per essere seppellite in Israele.
I funerali del rabbino e dei tre piccoli si svolgeranno nella tarda mattinata a Gerusalemme. La polizia della città si attende la presenza di diverse migliaia di persone.
Ancora tv del dolore: fermate la Panicucci
Da La Bussola Quotidiana
di Marco Deriu
Il caso della serie tv “Fisica o chimica” trasmessa sul digitale terrestre Rai 4 ha suscitato giusto clamore e qualche reazione eccessiva (soprattutto da parte di uno dei diretti interessati), ma purtroppo non rappresenta che la punta dell’iceberg di una degenerazione dell’offerta che segna in maniera evidente la programmazione televisiva. L’ultimo esempio pessimo è andato in onda domenica 18 marzo a “Domenica Cinque”: Federica Panicucci – non nuova a voyeuristiche incursioni nella cronaca più drammatica – ha dedicato ampio spazio a due vicende di cronaca che in questi ultimi giorni hanno avuto per vittime due bambini molto piccoli.
Dopo essersi intrattenuta in tono molto leggero a all’insegna del gossip con Luisa Corna, Alba Parietti e Pippo Franco, la Panicucci ha cambiato tono e atteggiamento, entrando nella parte della conduttrice compunta e commossa, per annunciare a bruciapelo: “Voglio raccontarvi due casi di cronaca drammatici, di cui sono stati vittime due bambini molto piccoli…”.
A finire sotto i riflettori è stata dapprima la vicenda del bambino sardo ucciso dal convivente della madre, che ha preso a martellate la donna e poi si è tolto la vita impiccandosi a un albero nelle vicinanze. In studio era ospite la zia, sorella del padre naturale, che non abita più con la donna. Il servizio di presentazione del caso (una preclara dimostrazione di come non si fa giornalismo) ha dettagliato la vicenda con dovizia di particolari, compresi quelli relativi al modo in cui il bambino sarebbe stato soffocato e alle violenze di cui lui e la madre sarebbero stati fatti oggetto. Linguaggio da romanzo tragico, quello dell’autrice del servizio, con una ricostruzione condita da frasi del tipo: “Il bambino era accoccolato sul divano, i riccioli bruni appena spettinati. E non respirava più…”. Il servizio ha mostrato anche spezzoni di filmati con il piccolo vivo e sentire la sua voce non ha fatto che rendere ancora più forte l’impatto emotivo delle immagini.
Quando si è tornati alla diretta in studio, la zia piangeva mentre la Panicucci esibiva occhi lucidi e volto commosso, pronta a lanciarsi nel saccheggio dei sentimenti altrui che tanto va di moda in quest’epoca di tv spazzatura. E via con domande sottovoce alla donna su come ricordava il suo nipotino morto, sul fratello, sulla madre del piccolo, sul nuovo convivente della donna, sulla desolazione di una famiglia a pezzi. Come usa fare la tv in questi casi esibendo tutto il cinismo di cui il mezzo è capace, i primi piani sulle due interlocutrici si sprecavano e con essi quelli sui volti del pubblico di figuranti abituati; questi ultimi, abituati ad applaudire e lanciarsi in canti e balli, stavolta erano visibilmente a disagio tanto quanto gli spettatori a casa che avevano avuto la (s)ventura di imbattersi in questa robaccia.
Dopo una buona mezz’ora, che ha visto perfino la zia ricostruire nei dettagli il soffocamento del bimbo secondo la sua personale ipotesi, il battito di mani finale ha posto fine allo strazio. Ma finito il break pubblicitario la Panicucci è tornata pronta a rincarare la dose.
Ed ecco servito il secondo caso preannunciato in apertura, quello di un bambino di tre anni del Ferrarese ricoverato in ospedale con varie fratture e vistosi segni di maltrattamenti sul corpo. A ridurlo così sarebbero stati la giovane mamma e il suo nuovo compagno (che non è il padre naturale del bambino e che avrebbe qualche problema di tossicodipendenza).
Ed ecco servito il secondo caso preannunciato in apertura, quello di un bambino di tre anni del Ferrarese ricoverato in ospedale con varie fratture e vistosi segni di maltrattamenti sul corpo. A ridurlo così sarebbero stati la giovane mamma e il suo nuovo compagno (che non è il padre naturale del bambino e che avrebbe qualche problema di tossicodipendenza).
I due in carcere respingono le accuse, secondo copione, ma “i sospetti – ha spiegato la voce fuori campo – si trasformano in prove, che peseranno per sempre su questo bambino che ora è tornato fra le braccia di suo papà”. L’ospite, stavolta, era Manuela Falcetti (chissà a quale titolo), in collegamento esterno c’erano Maria Rita Parsi e la nonna del bimbo con il suo avvocato, telefonicamente è intervenuto anche il papà del bambino. L’emozione di un padre che riceve l’abbraccio del figlio sofferente è stata ampiamente rintuzzata dalla Panicucci e dalle sue domande “intelligenti” volte a capire come sia stato possibile, secondo lui, che il bimbo abbia subito maltrattamenti tanto atroci. Povero bambino e povero genitore…
Anche in questo caso una storia di povertà culturale prima ancora che materiale, oltre che di rapporti famigliari tesi e fragili, ha fatto da sfondo nero alla brutta sorte subita da un innocente. E anche in questo caso, si è diffusa a macchia d’olio la scia di quel vampirismo (come definirlo altrimenti?) che serve soltanto a strappare commozione e indignazione a buon mercato sulla pelle altrui, finendo per compiere un’ulteriore violazione ai danni di soggetti deboli a cui una cattiva sorte ha già riservato un’esistenza non facile. Nemmeno stavolta la Panicucci ha risparmiato allo spettatore una massiccia dose di particolari nella descrizione di “fratture, ecchimosi, bruciature di sigarette in tutto il corpo”, branditi come armi improprie per suscitare incontenibili ondate emotive e conseguenti picchi di audience.
Già detto e già scritto, ma evidentemente bisogna scandire il concetto: la Panicucci non è fatta per questo genere di servizi e queste speculazioni sul dolore o sulla tragedia non devono trovare posto in televisione. Tanto meno all’interno di un contenitore domenicale del pomeriggio che, in quanto tale, dovrebbe per definizione essere a misura di famiglia. Contenuti e modi simili a quelli disinvoltamente esibiti domenica dalla Panicucci non sono merce rara nel palinsesto. E questo costituisce una ulteriore aggravante.
Missionari, non operatori sociali
Da La Bussola Quotidiana
di Piero Gheddo
Le buone notizie vanno date sempre, anche quando sembrano di scarso interesse. In Italia, come in tutte le Chiese in crisi di fede, c’è un calo sensibile dell’interesse per la missione alle genti. Siamo tutti giustamente preoccupati della decadenza della vita cristiana nella nostra Italia e nelle famiglie, molti dicono a noi missionari: “Perché portare Cristo ai non cristiani quando lo perdiamo qui in casa nostra?”.
Ecco la notizia che va contro corrente. Il primo Istituto missionario italiano, il Pime, è stato fondato a Saronno nel 1850 dal servo di Dio padre Angelo Ramazzotti, poi diventato vescovo di Pavia e patriarca di Venezia; ma nel 1851 l’Istituto (allora “Seminario lombardo per le missioni estere”) si era già trasferito a Milano. Però Saronno è rimasta la città delle nostre radici e ha dato all’Istituto numerosi missionari anche giovani.
Nel 1986 il Pime è tornato a Saronno in una casa offerta dal parroco, come comunità a servizio della parrocchia e per l’animazione missionaria, con due o tre missionari. Purtroppo, 25 anni dopo (nel 2011) si è deciso di ritirare i due missionari anziani e ammalati senza sostituirli per assoluta mancanza di personale! Pochi mesi fa sono andato col nostro superiore padre Bruno Piccolo a chiudere la casa, con molta sofferenza anche per le manifestazioni d’affetto di molte persone del quartiere. Oggi Saronno ha 40.000 abitanti e sei parrocchie, ma la grande cappella del Pime serviva bene un quartiere periferico.
Sabato 17 marzo scorso gli ”Amici del Pime di Saronno” mi hanno invitato per un pomeriggio di ritiro spirituale nella grande scuola delle suore Orsoline in centro città. Sono andato e pensavo di trovare 20-30 persone. Invece erano circa 130, anche con parecchi giovani e famiglie giovani. Il loro assistente spirituale padre Gianpiero Beretta ha celebrato la Via Crucis ricordando i martiri del Pime, poi ho tenuto una conferenza sul martirio nella Chiesa del nostro tempo e infine ho celebrato la S. Messa con un’omelia sull’impegno quaresimale di ciascun battezzato di aspirare alla conversione, che Giovanni Paolo II ha definito “il lento martirio di tutta la vita per essere sempre più simili a Cristo”.
Mi ha consolato sapere che questi Amici del Pime hanno un incontro formativo ogni mese, pregano per i missionari e le vocazioni, sostengono il seminario teologico dell’Istituto a Monza, mandano giovani a visitare le missioni, diffondono le riviste e sono in contatto con diversi missionari che aiutano nelle missioni e fanno circolare le loro lettere. Ho ringraziato il Signore di questa esperienza. In Italia, l’ideale missionario non è affatto tramontato. Siamo noi missionari che dobbiamo vivere e trasmettere questo ideale, proprio come strumento di rievangelizzazione del nostro popolo, perché “la missione rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l’identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza donandola!” (Redemptoris Missio, 2). Se invece la nostra presenza nella Chiesa italiana appare come quella di operatori sociali, perdiamo la nostra identità di missionari che annunziano e testimoniano Cristo, non evangelizziamo.
Londra, tre genitori meglio di due
Da La Bussola Quotidiana
Metti una cena tra tre amici a Londra. Aggiungi il fatto che i tre commensali sono tutti omosessuali: due donne, che fanno coppia tra loro, e un amico maschio. Condisci il momento conviviale con il dettaglio che a tavola si parla di un contratto: tu maschio ci regali il tuo seme che feconderà una di noi due fanciulle e così potremo avere un bel bambino. Rimane il fatto che – e lo scriviamo nero su bianco nel contratto – tu non potrai vantare nessun diritto sul bebè. Semmai potrai vederlo per cinque ore ogni due settimane.
di Tommaso Scandroglio
20-03-2012
Metti una cena tra tre amici a Londra. Aggiungi il fatto che i tre commensali sono tutti omosessuali: due donne, che fanno coppia tra loro, e un amico maschio. Condisci il momento conviviale con il dettaglio che a tavola si parla di un contratto: tu maschio ci regali il tuo seme che feconderà una di noi due fanciulle e così potremo avere un bel bambino. Rimane il fatto che – e lo scriviamo nero su bianco nel contratto – tu non potrai vantare nessun diritto sul bebè. Semmai potrai vederlo per cinque ore ogni due settimane.
Letto e firmato, il contratto con i suoi vincoli inizia a star stretto al padre omosessuale il quale, quando il pargolo ha ormai un paio di anni, si rivolge alla giustizia inglese per far valere i suoi diritti di padre biologico. Corsi e ricorsi il caso approda alla Corte di Appello di Londra che dà ragione un po’ a tutti: il bambino avrà tre genitori. Ognuno ha un suo ruolo insostituibile, spiegano i giudici, e quindi il figlio crescerà più che in una famiglia in un’equipe genitoriale omosessuale.
La vicenda batte il guinness dei primati in tema di vandalismo etico e giuridico. Abbiamo infatti una coppia di “fidanzati” formata da due donne lesbiche. Queste due donne decidono di ricorrere alla fecondazione artificiale la quale fecondazione, dato che il donatore è esterno alla coppia, è tecnicamente pure di tipo eterologo (e non poteva essere altrimenti). Il donatore è anch’egli omosessuale. Le donne impongono all’uomo per contratto di non avere in futuro alcun contatto con il figlio. Questi avrà tre genitori, tutti omosessuali. Ed infine il concetto di famiglia diventa come un abito di sartoria: ognuno si sceglie la foggia, la stoffa e il taglio che più lo aggradano. Ammettiamolo: pare che la storia e la sentenza che ha suggellato la stessa sia frutto di un tiro di dadi.
In merito alla sentenza, il corto circuito giuridico che ha portato ad inventarsi una bislacca famiglia con tre genitori è provocato dal fatto che la regola principe che ha voluto seguire il giudice è quella libertaria dell’assecondamento prono dei desideri del singolo. Se eleviamo in modo assoluto le velleità dell’individuo a diritti, finisce che dobbiamo riconoscere sempre e comunque qualsiasi richiesta di chicchessia, anche priva di un simulacro di giuridicità e al di là del contenuto della richiesta stessa. Vuoi le nozze gay? Il premier David Cameron ha già dato responso positivo. Vuoi la fecondazione artificiale? Ti confezioniamo una legge ad hoc. Vuoi accedere alla provetta magica anche tu che sei single e pure omosessuale? Per un frainteso principio di non discriminazione nulla osta a questa richiesta. Vuoi essere il terzo genitore perché pensi che tre è meglio di due? La Royal Courts of Justice di Londra è del tuo stesso parere e ti accontenta.
Qui siamo ben oltre la tesi kantiana che il diritto deve mediare tra i differenti e spesso non coincidenti desiderata dei consociati. Qui siamo alla sovrapposizione delle pretese di ciascuno, all’affastellamento caotico di ogni richiesta: per non scontentare nessuno si distribuiscono i diritti a tutti come fossero caramelle. E se il buon senso ci dice che un figlio non può avere tre genitori poco importa, tanto peggio per i buonsensisti.
Tutto questo a patto che le richieste ovviamente provengano da persone adulte vaccinate e capaci di intendere e volere. Perché se non sei ancora nato oppure gattoni solamente la musica cambia per te. Infatti in questa storia paranormale, in questa trama degna di una piece teatrale dell’assurdo c’è una clamorosa dimenticanza che riguarda l’attore principale: il figlio. Distribuiamo diritti a tutti eccetto che a lui. Il nascituro non è persona, né soggetto di diritti, tra cui c’è quello di nascere in una famiglia normale. Lui non è soggetto bensì oggetto dei desideri altrui, oggetto perché trattato come una cosa, reificato dal contratto come fosse un’auto da vendere e dalla fecondazione artificiale, merce di scambio nella lite giuridica. Un figlio con una madre di ricambio e un padre accessorio, un figlio a cui si dovrà spiegare il mistero del perché mamma e papà non si amano, ed invece mamma 1 e mamma 2 sì.
La vicenda però è così anomala che procedendo da stranezza verso stranezza per paradosso fa emergere alcune verità antropologicamente inoppugnabili che hanno il salubre sapore della normalità. Primo: anche se sei lesbica la pulsione verso la maternità è insopprimibile. E la maternità, se la logica non è un’opinione, fa a pugni con l’omosessualità. Infatti per essere madre non c’è nulla da fare: ti devi trovare un maschio, cioè un essere umano eterosessuale rispetto a te donna. L’omosessualità non basta a se stessa in tema di maternità. Tanto è vero che la coppia stessa di donne ha dovuto ammettere che pur essendo omosessuali si sentono “tradizionali” e vogliono avere un figlio. Detto in altri termini: puoi inventarti qualsiasi bizzarria affettiva e familiare ma la natura umana con le sue esigenze scolpite a lettere di fuoco nel cuore continuerà a richiamarti ai tuoi compiti naturali, tra cui essere madre.
Lo stesso dicasi per il maschio omosessuale che ha preteso di stare con il proprio figlio, di giocare con lui, di parlargli, di tenergli la mano. Tutte cose da padre, tutte cose che appartengono al ruolo del maschio quando diventa genitore. Certo sussiste la contraddizione: l’ometto in questione vuole far valere i diritti naturali di padre biologico proprio lui che rivendica una condizione innaturale nell’orientamento sessuale. Ma nella contraddizione si aprono inaspettati varchi di normalità. A furia di capitomboli quasi quasi ci ritroviamo in piedi.
A ben vedere, per essere provocatori sino alla fine, la sentenza inglese ha fatto bene a pronunciarsi così. Non si tratta forse – oseremmo dire – di un tentativo seppur maldestro di rimettere ordine in una situazione di sua caotica? L’assetto naturale delle cose esigerebbe che il figlio crescesse con i genitori naturali, cioè la madre lesbica e il padre omosessuale. Il giudice – sebbene non escluda dal menage familiare la compagna della madre – fa rientrare in casa, non proprio dalla porta principale ma dalla finestra, il genitore maschio e quindi in un certo qual modo tenta di inserire in questo quadretto familiare in stile cubista la figura ineludibile del padre. Insomma fatto il danno perlomeno la sentenza ha provato a metterci una pezza, anche se le note stonate rimangono più di una.
Cristiani, cresce l'intolleranza in Europa
| Da La Bussola Quotidiana
di Massimo Introvigne
L'Osservatorio sull'Intolleranza e la Discriminazione contro i Cristiani in Europa,
diretto dai coniugi Gudrun e Martin Kugler, è un'istituzione unica nel suo genere.
Se numerose e spesso benemerite organizzazioni si occupano della "cristianofobia" e delle persecuzioni contro i cristiani in Africa e in Asia, solo l'Osservatorio di Vienna raccoglie sistematicamente dati sull'Europa. Il suo primo rapporto, sugli anni 2005-2010, ha esercitato una notevole influenza negli ambienti ecclesiali, politici e diplomatici, contribuendo in modo importante alla diffusione delle informazioni su un problema tanto grave quanto ignorato dalla grande stampa. Oggi l'Osservatorio rende pubblico un nuovo rapporto, relativo all'anno 2011, che certamente avrà a sua volta ampia eco.
Molti pensano che in Europa il problema della cristianofobia non esista.
Dopo tutto, si dice, i cristiani non sono condannati a morte se parlano male dell'islam come in Pakistan, né sono bruciati vivi come in certe regioni della Nigeria o dell'India. Ma occorre distinguere, e il rapporto dell'Oservatorio lo fa. Il documento afferma che, sebbene in alcuni casi si potrebbe davvero parlare di «persecuzione», questa parola non va usata per l'Europa, in modo da tenere ben distinti i problemi europei da quelli africani e asiatici che sono caratterizzati da un alto numero di morti e dall'uso sistematico della tortura, della violenza armata e del terrorismo. In Europa è preferibile parlare di «intolleranza», di «discriminazione» e di «crimini di odio», questi ultimi più rari che in alcuni Paesi di altri continenti, ma non inesistenti.
I lettori che seguono La Bussola Quotidiana avranno riconosciuto qui uno schema che
nell'anno 2011, nel corso del quale sono stato Rappresentante dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza e discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni, ho ripetutamente promosso e fatto adottare in occasione di dichiarazioni ed eventi internazionali di tale ente internazionale, particolarmente al vertice di Roma del 12 settembre 2011 sui crimini di odio contro i cristiani, da me proposto e organizzato con il sostegno del governo italiano e della Santa Sede. In effetti, l'Osservatorio di Vienna lavora da sempre a stretto contatto con l'OSCE, è stato un aiuto prezioso durante il mio mandato, e nel rapporto diffuso oggi insiste particolarmente sul ruolo dell'OSCE nel 2011, sottolineando oltre al vertice di Roma di settembre la risoluzione approvata a Belgrado in luglio dall'Assemblea Parlamentare dell'OSCE, che ha tra l'altro espresso appoggio e incoraggiamento al lavoro che stavo allora svolgendo.
Secondo il rapporto viennese, si tratta di uno dei tre eventi positivi del 2011
nel campo della lotta all'intolleranza e discriminazione contro i cristiani. Il secondo è il rovesciamento in appello della "sentenza Lautsi", del 3 novembre 2009, della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale intendeva vietare l’esposizione del crocefisso nelle scuole italiane. La Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo in sede di appello il 18 marzo 2011, ha ribaltato la sentenza di primo grado riammettendo il crocifisso nelle aule scolastiche del nostro Paese.
Il terzo sviluppo positivo - traduco qui in termini più espliciti quanto il rapporto
esprime in modo più diplomatico - è venuto dagli elettori spagnoli i quali, rimandando a casa il governo Zapatero, hanno permesso che il 31 gennaio 2012 il nuovo esecutivo spagnolo rendesse non più obbligatoria la frequenza degli alunni delle scuole di Stato ai corsi di educazione civica, la «educación ciudadana», in molte regioni orientati in senso fortemente laicista ed eticamente discutibile, contro i quali aveva levato la sua voce lo stesso Benedetto XVI. Il rapporto ricorda che 55.000 genitori spagnoli si erano dichiarati obiettori di coscienza, annunciando che i figli non avrebbero frequentato questi corsi nonostante le gravi conseguenze minacciate dal governo Zapatero, e 2.700 avevano presentato ricorsi ai tribunali.
Ma non mancano dati negativi. Il rapporto afferma che spesso all'Osservatorio di
Vienna sono chieste statistiche, ma queste sono difficili dal momento che solo pochi Stati hanno risposto agli appelli dell'OSCE che chiedeva di raccogliere dati nazionali sugli episodi d'intolleranza e sui crimini di odio contro i cristiani. Il rapporto cita tuttavia tre ati statistici nazionali, uno privato e due di fonti governative. Un'indagine sociologica condotta in Gran Bretagna rivela che il 74% dei cristiani pensa di subire discriminazioni per la propria fede e di essere più discriminato dei membri di altre religioni, una percentuale in aumento rispetto al 66% del 2009. Un rapporto ufficiale del governo scozzese afferma che il 95% degli atti di violenza contro comunità religiose è diretto contro i cristiani; quelli contro gli ebrei rappresentano il 2,3% mentre il 2,1% delle violenze anti-religiose colpisce i musulmani. In Francia, secondo dati della polizia presentati al vertice OSCE di Roma, 522 chiese e cimiteri cristiani sono stati oggetto di attacchi vandalici in un anno, il 2010. Questi attacchi rappresentano l'84% di tutti quelli portati in Francia contro edifici e luoghi di significato religioso, e l'aumento rispetto al 2009 è del 34%.
Il rapporto offre anche una ricca messe di esempi di cristianofobia, che vanno da
casi gravissimi di violenza a esempi di stupidità come quello - fatto conoscere proprio da «La Bussola Quotidiana» - di un comune italiano che ha vietato in una sagra popolare la distribuzione di salamella, in quanto la sagra si svolgeva nel tempo che per i musulmani di Ramadan e la pubblica offerta di carne di maiale avrebbe potuto offenderli. Benché il rapporto offra anche una classificazione più raffinata in undici categorie, nella sostanza lo schema è quello da me proposto per conto dell'OSCE, che descrive la spirale delle violazioni della libertà religiosa, e più specificamente dell'intolleranza contro i cristiani, attraverso un modello in tre stadi. Il primo stadio è l'intolleranza, che è un fenomeno culturale. Viene poi la discriminazione, che è un processo giuridico. Infine, i veri e propri crimini di odio. Gli attori sociali coinvolti in questi tre stadi sono, ovviamente, diversi. Ma c'è un "piano inclinato" che fa sì che si passi facilmente dal primo stadio al secondo, e dal secondo al terzo.
In Europa il rapporto nota particolarmente la presenza del primo stadio,
l'intolleranza. C'è una crescente ostilità contro la religione in generale e contro la Chiesa in particolare in settori significativi dei media, dello spettacolo e qualche volta anche dell'arte moderna. Certamente il problema dell'equilibrio fra la libertà di espressione artistica e il rispetto dovuto al sentimento religioso è molto delicato. Tuttavia è un fatto che di recente in Europa sono state proposte o esposte diverse opere artistiche che sono state considerate offensive da un buon numero di cristiani.
Il passo successivo è la discriminazione, che si manifesta nel proporre una legislazione discriminatoria che cerca di ridurre il ruolo e la presenza sociale del cristianesimo.
Il rapporto nota in particolare le restrizioni all'obiezione di coscienza in tema di aborto e matrimoni omosessuali. Nel Regno Unito s'impone agli orfanotrofi cristiani di inserire anche le «famiglie» omosessuali tra quelle in lista per adottare i loro bambini. In Olanda si minacciamo di licenziamento i funzionari pubblici cristiani che per ragioni di coscienza non vogliono partecipare alla celebrazione di matrimoni omosessuali. E così via.
Né manca ormai in Europa chi passa al terzo stadio, i veri e propri crimini di odio.
Oltre al vandalismo contro cimiteri e chiese - che non si verifica solo in Francia, e che spesso ha un contenuto ideologico che va al di là delle semplici bravate di giovani balordi - il rapporto ricorda gli attacchi alle Messe nelle cappelle universitarie di Madrid e Barcellona, le aggressioni ad attivisti pro life in diversi Paesi, l'attacco agli uffici della Parrocchia dei Santi Marcellino e Pietro e la conseguente grave profanazione di un crocifisso e di una statuina della Madonna durante la manifestazione degli «indignati» dello scorso ottobre a Roma. Ancora una volta - il rapporto lo sottolinea - sarebbe improprio mettere sullo stesso piano questi episodi, per quanto gravi, e i morti che ogni giorno cadono vittima delle persecuzioni anti-cristiane in Africa e in Asia. Ma la logica del piano inclinato è pericolosa. Se non si ferma la cristianofobia ora, anzi se non la si ferma al livello dell'intolleranza e della discriminazione, anche i crimini di odio non potranno che aumentare, con conseguenze imprevedibili. Sono lieto che il rapporto sottolinei ripetutamente il ruolo positivo dell'OSCE che nel 2011, durante il mio mandato e sotto la benemerita presidenza lituana, ha continuamente suonato l'allarme su questi problemi. Senza alcuna intenzione polemica - limitandomi a constatare un fatto - osservo che almeno in questo primo trimestre del 2012, sotto la nuova presidenza irlandese, forse molto concentrata sul problema dei preti pedofili, dall'OSCE è arrivato piuttosto un rumoroso silenzio - appena rotto da qualche affermazione generica - sugli episodi di intolleranza e discriminazione contro i cristiani, che pure continuano con frequenza quotidiana in Europa. |
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