Gli ebrei ultraortodossi si considerano i veri credenti, l'immagine ideale
da cui tutti gli altri ebrei derivano. La Israele laica vede in loro dei
"Talebani ebrei", la cui influenza cresce.
(A cura di Claudio Prandini)
INTRODUZIONE
È dalla fondazione dello stato d'Israele, nel 1948, che il conflitto arabo e israeliano insanguina il Medio Oriente. La stessa questione palestinese che sembra non trovare una reale soluzione di pace non fa che acuire un clima da guerra perpetua, dove l'odio e la diffidenza reciproca sembrano entrate perfino nel DNA della gente. I bambini palestinesi imparano nelle strade polverose dei loro villaggi, teatro spesso di conflitti armati con l'esercito occupante, dalla povertà delle loro famiglie e dalla morte che passa spesso davanti ai loro occhi ad odiare Israele. Così, una volta divenuti adulti, saranno già pronti per diventare dei martiri o dei pacchi bomba per il loro nemico. Ma anche il bambino ebreo cresce in questo clima che è un misto di odio e d'insicurezza perpetua.
E così l'odio, l'insicurezza e la violenza si trasmettono di generazione come una maledizione, tanto che se questa catena non verrà presto spezzata, essa sarà sicuramente fonte di altre guerre e di altri lutti in tutto il Medio Oriente. Israele, fin dalla sua nascita, ha sempre vissuto con la sindrome da accerchiamento che lo ha portato ad avere il terzo o quarto esercito più forte del mondo. E in effetti il mondo arabo circonda per tre quarti il territorio israeliano, ma tuttavia non verrà dal mondo arabo il colpo fatale. Il suo vero nemico si trova al suo interno, coccolato, protetto e favorito. È cresciuto a dismisura in questi ultimi anni grazie alle ondate immigratorie dagli Stati Uniti e dall'Europa orientale ed alle loro donne prolifiche (anche dieci figli per famiglia), tanto che tra quindici anni potrebbe diventare un serio problema per lo stesso Stato d'Israele.
Stiamo parlando degli Haredim (che significa “coloro che tremano davanti alla parola di Dio”), cioè di tutta quella vasta galassia di gruppi religiosi che formano il cosiddetto fondamentalismo ebraico, che considerano perfino lo stesso Stato d'Israele una eresia vivente e peccaminosa. Essi, non da meno dei talebani del Corano (vedere qui), mettono la Torah come guida suprema ed assoluta della loro vita. Odiano la democrazia, il Cristianesimo, l'Islam e vorrebbero obbligare tutti gli israeliani a seguire le loro leggi. Tra qualche anno più della metà della città di Gerusalemme sarà nelle loro mani, così come anche il loro peso politico è destinato a crescere nella vita politica israeliana, anche se non partecipano direttamente alla vita politica del paese. I governi che si sono succeduti nei decenni passati hanno favorito una politica degli insediamenti (sulla terra destinata ai palestinesi secondo le risoluzioni ONU), creando intere città per coloro che non vogliono contaminarsi con gli atri israeliani peccatori. Questo fatto ha sempre rappresentato non solo un'ulteriore fonte di conflitto con i palestinesi, ma ora rappresenta sempre di più un vero e proprio suicidio politico dello Stato ebraico.
Gli ultraortodossi si dividono in due grandi gruppi:
a) il primo gruppo sono gli "Haredim", che non danno allo Stato alcuna legittimazione religiosa, lo reputano infatti un'eresia, ma lo accettano perché questi gli permette di vivere secondo i loro costumi e ne ottengono un sacco di agevolazioni, come si vedrà più avanti;
b) il secondo gruppo sono i "datiim" (o religiosi), cioè coloro che invece vedono nello Stato d'Israele l'unico luogo adatto per attendere il Messia. Entrambi tuttavia odiano l'Israele laico e democratico. Questo secondo gruppo rappresenta la maggioranza nell'esercito israeliano (fonti israeliane) ed è presente in buona misura anche nella Knesset (il parlamento israeliano).
Questi gruppi fondamentalisti sono visti sempre più spesso, dal resto della popolazione israeliana, come un peso e una minaccia per l'esistenza stessa dello Stato. Pensate che gli ultraortodossi considerano coloro che non seguono alla lettera la loro rigidissima fede religiosa alla stregua di miscredenti senza alcun valore, anche se sono ebrei come loro. Secondo questa visuale, soprattutto da parte dell'ultra-destra religiosa che fa capo ai datiim, non è fuor di luogo pensare che una volta eliminata la questione palestinese (naturalmente non solo fisicamente, ma inducendoli all'esodo), essi costituirebbero il vero problema interno dello Stato israeliano senza escludere con ciò una sanguinosa guerra civile (lo stesso Sharon la temeva), per l'imposizione della loro "sharia" su tutto Israele.
In fondo l'ebraismo esiste per un'identità di tipo religiosa ed essi, gli ultraortodossi, si sentono i veri depositari della purezza religiosa, ed è qui che si rischia la probabile degenerazione della società israeliana. Seguendo la storia nei secoli dell'ebraismo, sarà difficile, da parte della componente "laica" israeliana, opporre valide argomentazioni antagoniste. Sì! Credo proprio che il futuro "interno" d'Israele sarà alquanto duro. Ma è anche lo stesso concetto storico di sionismo (visto come Stato laico e democratico a maggioranza ebraica) ad avere un futuro sempre più incerto.
Tutto dipenderà da quale gruppo ultraortodosso prevarrà in Israele, gli Haredim (antisionisti) o i datiim (nazionalisti) ed alle alleanze interne che si riuscirà ad attuare con la parte laica e araba del paese, tenendo conto che anche la popolazione arabo-israeliana di fede islamica è in costante aumento. La domanda allora è: gli equilibri all'interno della società israeliana resisteranno alle contraddittorie e sempre più forti sollecitazioni del fondamentalismo religioso senza esplodere?
Per concludere, se volete avere un esempio di come la pensano certi rabbini ecco una notizia di questi giorni:«GERUSALEMME - Ad appena due settimane dalla commemorazione di quelli che Israele considera i suoi eroi di guerra, il rabbino Ovadia Yosef, guida spirituale del partito di governo ultraortodosso “Shas”, ribalta questa interpretazione: I soldati israeliani caduti un anno fa durante la guerra in Libano contro gli Hazbollah “sono morti perché non osservavano i comandamenti ebraici”.
Nessun atto di eroismo sembra emergere dalle sue parole, al contrario. “Perché stupirsi che siano morti?”, si è chiesto il rabbino durante il suo sermone. “Loro non rispettavano lo Shabat (il giorno di risposo ebraico, ndr), non osservavano la Torah (il libro sacro, ndr) e non pregavano tutti i giorni. Qualcuno può quindi stupirsi che siano stati uccisi? No, non si è stupito nessuno”, ha affermato il rabbino. Quando al contrario “i soldati credono e pregano - ha concluso Ovadia Yosef - Dio li aiuta in guerra, e questi soldati non vengono ammazzati”». (vedere qui)
Claudio Prandini
Nessun atto di eroismo sembra emergere dalle sue parole, al contrario. “Perché stupirsi che siano morti?”, si è chiesto il rabbino durante il suo sermone. “Loro non rispettavano lo Shabat (il giorno di risposo ebraico, ndr), non osservavano la Torah (il libro sacro, ndr) e non pregavano tutti i giorni. Qualcuno può quindi stupirsi che siano stati uccisi? No, non si è stupito nessuno”, ha affermato il rabbino. Quando al contrario “i soldati credono e pregano - ha concluso Ovadia Yosef - Dio li aiuta in guerra, e questi soldati non vengono ammazzati”». (vedere qui)
Claudio Prandini
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