«Basta con l'omertà sulla pedofilia,
la reputazione della Chiesa non è una priorità»
SIMPOSIO INTERNAZIONALE A ROMA: LE NUOVE REGOLE DI
COMPORTAMENTO
di Gian Guido Vecchi
CITTÀ DEL VATICANO — «Esiste
ancora nella Chiesa una certa cultura del silenzio, ma dobbiamo uscirne. Basta
con la mortale cultura dell’omertà. La ricerca
della verità è un dovere morale e
legale. Perché chi inganna, chi non denuncia, è nemico della giustizia e quindi
della Chiesa».
Il monsignore maltese dall’aria
mite e paffuta che riassume secco la rivoluzione copernicana voluta da Benedetto
XVI in tema di lotta alla pedofilia nel clero si chiama Charles J. Scicluna ed è
il «promotore di giustizia» della Congregazione per la Dottrina della Fede, cioè
il pubblico ministero del Tribunale dell’ex Sant’Uffizio.
Tre sono i nemici della verità,
dice: l’omertà, la «negazione deliberata di fatti conosciuti» e «la
preoccupazione che la reputazione dell’istituzione debba avere priorità
assoluta».
«MAI PIÙ » - Il simposio
internazionale «Verso la guarigione e il rinnovamento» riunito da lunedì
all’università Gregoriana -sono arrivati Vescovi e delegati di 110 conferenze
episcopali e una trentina di ordini religiosi-, sta definendo regole e
comportamenti che d’ora in poi dovranno seguire tutte le Chiese del mondo.
«Non è tollerabile che nella
Chiesa si abusi di bambini. Mai più», ha scandito il Cardinale canadese Marc
Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi. Bisognava vederlo, martedì
sera, mentre nel buio della Chiesa di Sant’Ignazio, durante la «veglia
penitenziale» e il solenne mea culpa, diceva: «Grande è la vergogna ed enorme è
lo scandalo. Si è compiuto ciò contro cui Gesù si scagliò: “È meglio che a uno
venga messa al collo una pietra da mulino e sia gettato in mare, piuttosto che
scandalizzi uno di questi piccoli”».
LINEE GUIDA — L’ex Sant’Uffizio ha
chiesto a tutte le conferenze episcopali -compresa la Cei- di presentare entro
maggio delle linee guida antipedofilia. Il prefetto e Cardinale William Joseph
Levada aveva chiarito lunedì che la Chiesa «ha l’obbligo» di rispondere alle
«richieste della giustizia civile» per quanto riguarda «le denunce dei crimini
alle autorità competenti». Cioè la linea di Benedetto XVI, ha ripetuto ieri
monsignor Scicluna: «Se c’è un crimine, c’è il dovere di cooperare con la
giustizia civile: il Papa chiede piena cooperazione con le autorità civili e con
le leggi locali». E ai Vescovi: «È un crimine nel diritto canonico
mostrare negligenza dolosa o fraudolenta nell’esercizio del proprio dovere. Non
è accettabile che quando sono state stabilite delle regole poi non vengano
seguite».
QUATTROMILA CASI - Nel simposio si
sono stimati «due miliardi di dollari di risarcimenti» pagati finora dalla
Chiesa. L’ex Sant’Uffizio ha parlato di 4.000 casi di abusi segnalati
nell’ultimo decennio. Di questi, un migliaio tra il 2010 e il 2011, spesso nel
Vecchio Continente. Scicluna spiega che «il problema e la grande preoccupazione
è per l’Europa»: spesso casi «relativamente vecchi», ma «questo non significa
che non debbano avere risposta».
In Paesi come gli Stati Uniti, che
si erano mossi per tempo sull’onda degli scandali, «la frequenza degli abusi ha
subito un crollo, grazie a Dio». Ascolto delle vittime («la percentuale delle
denunce che si rivelano infondate è minima»), piena collaborazione con le
autorità civili, prevenzione e creazione di «ambienti sicuri»: dove si agisce, i
casi diminuiscono.
GLI ERRORI — La responsabilità
ultima è dei Vescovi. «Ciò che dobbiamo fare è essere vigili nella scelta dei
candidati». Un Sacerdote americano, monsignor Stephen J. Rossetti, ha elencato i
sei errori che i Vescovi non devono ripetere:
1) non aver ascoltato le vittime e
essersi fatti manipolare dagli aggressori che mentivano;
2) il «sottostimare» gli abusi
nella propria diocesi;
3) il credere che i pedofili
«possano essere curati e non rappresentino più un rischio»;
4) un senso «malinteso» del
«perdono» per i colpevoli;
5) la «formazione insufficiente
dei Sacerdoti», anche sulla sessualità;
6) e l’«ignorare i segnali
d’allarme».
Il superiore generale della
Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás, riassume: «Ora sta a noi continuare
questa missione, senza paralisi e negazioni».
Da Padre Giulio Scozzaro
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