giovedì 30 agosto 2012


Violentano le ragazzine occidentali perché il Corano legittima lo stupro delle non musulmane


Una notizia che è passata sotto tono, nessuno ha dedicato una trasmissione a questo episodio. Risale al 9 maggio del 2012. Violentano 631 ragazzine: arrestata banda di stupratori pachistani
LONDRA, Gran Bretagna — Hanno violentato 631 ragazzine negli ultimi 5 anni. La polizia inglese ha sgominato una banda di pedofili pakistani responsabili di violenze sessuali su minorenni prelevate da case di accoglienza per minori.
La sconvolgente vicenda è venuta in luce a Liverpool, in seguito alla condanna di nove uomini di origine asiatica. Secondo quanto riporta il quotidiano Times la vicenda avrebbe dimensioni molto più vaste di quelle emerse durante il processo.
La gang finita in carcere per aver organizzato la tratta delle giovani era composta da britannici di origini pachistane e da un afghano in attesa di asilo. Si tratta di tassisti o fattorini di take-away tra i 22 e i 59 anni. Sono stati condannati per stupro, traffico di minori e pedofilia per un totale di 77 anni di prigione. Le vittime erano tutte ragazzine bianche fra i 12 e i 16 anni.
Venivano adescate con la promessa di cibo, sigarette o carte di credito telefoniche. Poi drogate o ubriacate e trasportate in giro in appartamenti, pub, negozi di kebab e taxi di Greater Manchester, Lancashire e West Yorkshire (nord dell’Inghilterra), vendute per atti sessuali. Due di loro sono morte dopo gli stupri.
Cosa c’è di notevole in questa notizia? Potrebbe sembrare una qualsiasi notizia di cronaca indegnamente e oscenamente nera, dove “per caso” 8 criminali tutti islamici ed asiatici, sette pakistani e un afgano,  commettono un crimine dove le vittime, 631, “per caso” tutte bianche, il che vuol dire di origine inglese, cioè cristiane.
Il caso esiste, ma ha dei limiti. In più gli otto gentiluomini ha sottolineato al processo che loro sono islamici, hanno ingiuriato le femmine presenti nelle aule del tribunale ed hanno affermato che l’usare le ragazzine era stato un loro diritto. Il crimine era processarli.
Il Corano nella sura 4:24 dice:
E vi sono vietate le mogli sposate di altri popoli a meno che non siano cadute nelle vostre mani (come prigioniere di guerra o schiave comprate). Le ragazzine appartengono ad un altro popolo in quanto non islamiche. Torniamo allo stupro. La religione islamica chiarisce come lo stupro sia comunque responsabilità della donna che non lo ha evitato.  È una teoria che accolla completamente alla donne la responsabilità di non causare un’erezione all’uomo mostrando parti del proprio corpo e anche facendo sentire la propria voce mentre ride o canta. Le ragazzine hanno accettato appuntamenti dati per telefono o via internet, ci sono andate, hanno accettato bibite, e schede telefoniche. Questo comportamento  le ha definite come persone che si erano esposte. Non solo sono, cristiane, cioè di una gente diversa, verso la quale non c’è obbligo di rispetto e si erano esposte,  non hanno protetto il loro onore fidandosi di sconosciuti che offrivano qualcosa, comportamento assolutamente imprudente, ma comprensibile in persone con deficit affettivi, come il cagnolino preso a calci da tutti che per una crocchetta e una carezza accetta di seguire lo sconosciuto fino al laboratorio di vivisezione. Il termine tecnico è “grooming”, inteso come complesso di azioni deliberatamente intraprese per avvicinare bambini, stabilire una connessione emotiva con loro, e ridurne le inibizioni allo scopo di commettere atti di natura sessuale.
Il punto tragico di questa storia è che la comunità di appartenenza delle ragazzine non le ha difese. Dove erano i servizi sociali e i tribunali? Dove i servizi sociali e i tribunali passano il tempo sempre quando risuona la parola islam, sotto un sasso con le lucertole. Dal 2008, cioè per 3 anni, nel timore di accuse di razzismo  i servizi sociali hanno trattato le ragazzine da mitomani, le hanno accusate di far passare come arbitrari atti sessuali su cui invece erano consenzienti. Il vero scandalo sta nel fatto che pur essendo a conoscenza degli abusi almeno dal 2008, polizia, magistrati inquirenti e servizi sociali non abbiano agito di conseguenza, anzi abbiano deliberatamente ignorato, nicchiato, minimizzato, lasciando che le violenze continuassero e si ripetessero. Il motivo? Le ragazzine sono prevalentemente bianche, provenienti da condizioni familiari vulnerabili e quindi seguite dai servizi sociali, ( vuol dire senza padri e fratelli in grado di proteggerle)  mentre i membri dell’organizzazione sono asiatici e musulmani, ripeto otto sono di origine pachistana, uno afghano. In un Paese politicamente corretto non si possono formulare critiche nei confronti di specifiche identità religiose o etniche, con l’eccezione dei soliti cattolici e dei soliti ebrei, che possono essere aggrediti sempre e ovunque. L’ex ministro laburista Keith Vaz sostiene che menzionare le origini pachistane dei condannati significa fare il gioco dell’estrema destra. Mica vorremo fare il gioco dell’estrema destra? Per qualche centinaio di mocciose? Solo due sono morte, non esageriamo.
Notizie  identiche ci arrivano dalla Norvegia: l’80% degli stupri è commesso da uomini islamici su donne norvegesi, lo stesso avviene in Svezia e in Danimarca. In Olanda non si sa perché in nome della libertà di informazione è vietato dare ai media il nome e la connotazione etnica dei criminali per non incoraggiare la destra xenofoba. In Francia e Australia sono sempre più segnalati stupri di gruppo di islamici contro donne cristiane, cioè infedeli e non velate, quindi violentabili.
La statistica è una scienza con una dignità, Statisticamente nel mondo occidentale, Europa, America del nord . Australia la minoranza islamica è responsabile della maggioranza degli stupri. Non tutti gli stupri sono commessi da islamici e meno che mai tutti gli islamici sono stupratori, ma questa statistica resta lì con tutto il suo orrore.
In tutto questo quello che è orrendo non è il comportamento degli islamici, che hanno fatto quello che i 9/10 dell’umanità ha sempre fatto: si sono comportati da predatori. L’errore tragico è un’ Europa ubriaca di idiozie che permette a chiunque di entrare, nella convinzione aprioristica che costui sia “buono” e che rispetti regole che non gli appartengono. La tragedia  dell’Europa dei servizi sociali e dei giudici corrotti dalla paura, la paura di avere le periferie in fiamme se si tocca la comunità musulmana, la paura di essere tacciati di razzismo:  si esce dalla società civile, come dalla sosietà civile era uscita la Fallaci.
Nel  terrore di essere accusati di razzismo, c’è una motivazione più sottile e strutturale. Da sessanta anni a questa parte in tutti i libri per ragazzi, in tutti i film, gli europei, gli americani, i cristiani sono cattivi e gli appartenenti ad altre etnie sono buoni. Razzismo è anche affermare che tutti gli appartenenti ad una nazione o una religione sono buoni. L’affermazione delle due Simone che affermano che gli iracheno sono tutti buoni è razzismo. Nei libri del ventennio fascista era vietato che in un libro per ragazzi un tedesco fosse cattivo o criticabile.  Questo è razzismo. Nei libri dei paesi del patto di Varsavia era vietato che il personaggio negativo fosse un russo. Nei libri per ragazzi, MAI il personaggio negativo è extraeuropeo. Le civiltà extraeuropee sono tutte rappresentate come armoniose, sagge, in meraviglioso equilibrio con la natura. Tutte le volte che c’è un dissidio tra un europeo ( cioè un cristiano) ed un extraeuropeo, l’europeo ha torto. Non esiste più il vaiolo perché abbiamo estinto il virus, stiamo per vincere anche la poliomelite. Non importa. Nei libri per ragazzi siamo sempre maledetti, bugiardi, avidi di denaro. Gli arabi, tutti, sono buoni e saggi, come i giapponesi ( a Nanchino non sono dell’idea) i cinesi eccetera. Ogni volta che c’è una ripetizione (per esempio arabo buono, occidentale cattivo) si rafforza una sinapsi che diventa preferenziale. Un riflesso condizionato. Considerare che se una ragazzina inglese sta accusando un pachistano, sicuramente sta mentendo perché il pachistano non può essere cattivo, è un riflesso condizionato di miriadi di narrazioni che vedono l’immigrato come vittima designata. Pur di non infrangere il riflesso condizionato ed avere una dissonanza cognitiva, il cervello umano cancella le informazioni.
Sapete chi è il pubblico ministero che ha sgominato al gang de pachistani? Nazir Afzal un musulmano anche lui di origini pakistane. Nell’ultima udienza il pubblico accusatore, Nazir Afzal, l’ha ammesso: “Il bagaglio culturale importato dagli imputati ha giocato un ruolo centrale, per loro la donna è un essere inferiore”
Che l’accusatore, quello che alla fine si è mosso, sia un pachistano musulmano da un lato è molto bello, vuol dire che gli uomini d’onore nascono a tutte le latitudini. Dall’altro lato è agghiacciante. Nessun giudice di origine britannica, cristiana ha osato sfidare l’accusa di razzismo. Hanno preferito che la vita di centinaia di ragazzine fosse calpestata, due di loro sono morte, le altre segnate per la vita.
La verità vi renderà liberi. La perdita della verità vi renderà schiavi. Questi poveri stolti e non capiscono che il loro comportamento non è tolleranza ma la forma più bestiale di razzismo e  dhimmitudine. Per fortuna che noi ci siamo.

venerdì 3 agosto 2012

La Siria in un vicolo cieco: ascoltiamo il Papa (e Kofi Annan)

 03/08/2012 12:20
SIRIA - VATICANO da asianews

di Bernardo Cervellera
Le dimissioni di Kofi Annan gettano nell'oscurità la situazione siriana. L'escalation di violenze è responsabilità di Assad e dell'opposizione, che programmano un futuro eliminando l'altro. Divisioni anche nel Consiglio di sicurezza: ognuno è protettore di uno degli interlocutori e sponsor economico e militare. Annan: Occorre un processo politico onnicomprensivo. Il papa: la "sapienza del cuore" per giungere a una soluzione politica del conflitto.


Roma (AsiaNews) - Le dimissioni di Kofi Annan dalla carica di inviato dell'Onu per la pace in Siria accresce l'oscurità nel presente e nel futuro del Paese medio-orientale. Le notizie quotidiane di massacri dall'una e dall'altra parte; gli spietati bombardamenti dell'esercito siriano sulle città, come gli attacchi con armi sempre più pesanti da parte dell'opposizione mostrano che quella che è divenuta una guerra civile difficilmente avrà vincitori o vinti: avendo ognuno deciso di eliminare l'avversario e di progettare un futuro senza di esso, le due parti si sono scatenate in una guerra senza esclusione di colpi.
Anche se Assad pensasse di vincere, la Siria non potrà essere come quella di prima delle rivolte: non vi è soltanto al Qaeda a lottare, né il Free Syrian Army, o "i terroristi", ma anche buona parte della popolazione che esigono avere parte nella gestione del Paese.
E se l'opposizione vincesse, è quasi sicuro che vi sarebbe un'altra guerra interna: fino ad ora, infatti, la sfrangiata opposizione mostra che ognuno va avanti per la sua strada e non sa cucire insieme con gli altri ribelli un futuro unitario.
La lucida analisi di Kofi Annan accusa - per la prima volta in modo esplicito - entrambe le parti per l'escalation del conflitto, togliendo quell'aura di "eroi partigiani" di cui i rivoltosi hanno goduto finora.
Ma Kofi Annan accusa soprattutto il Consiglio di sicurezza Onu e la comunità internazionale di essersi divisa e di "puntare il dito" e di "offendersi" l'un con l'altro.
Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno continuato a criticare Russia e Cina perché frenano mozioni risolutive all'Onu contro il regime siriano. Ma essi - e gli Usa soprattutto - hanno fatto della cacciata di Assad e del suo governo il passo risolutivo. Demonizzando Assad si rischia il fallimento dell'Iraq, quando alla caduta di Saddam Hussein gli Stati Uniti hanno azzerato la burocrazia e l'amministrazione del partito Baath, condannando per anni  il Paese all'anarchia e alla violenza.
Russia e Cina (e Iran) da parte loro sfoggiano il loro patronato sulla Siria, ma non hanno mai proposto alcuna pista ragionevole per la pace, preferendo soltanto difendere il loro legame (anche commerciale) con Damasco.
La Lega araba, e in particolare l'Arabia saudita e il Qatar, da un pulpito improbabile, continuano a condannare la dittatura di Assad, difendendo la rivoluzione araba purché avvenga fuori dei loro confini. E per combattere una paventata egemonia iraniana, consegnano la Siria ai fondamentalisti di al Qaeda e ad altri integralisti islamici, che avrebbero vita difficile a Riyadh e a Doha.
Un capitolo a parte meriterebbe il bazar delle armi. Ogni sostenitore provvede per il suo gruppo: elicotteri da guerra (Russia); strumenti di comunicazione e intelligence (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti); armi pesanti e soldi (Arabia saudita e Qatar). Nel commercio di armi sono implicate le stesse nazioni che avevano dato il mandato a Kofi Annan di cercare una pace possibile!
In un editoriale pubblicato sul sito del Financial Times, Kofi Annan chiede un po' di serietà alle grandi e piccole potenze. Per l'ex segretario dell'Onu, Russia, Cina e Iran "devono assumere sforzi comuni per persuadere la leadership siriana di cambiare corso e abbracciare la transizione politica", anche con la partenza di Assad. Le potenze occidentali, i sauditi e il Qatar "devono far pressione sull'opposizione perché percorrano un processo politico onnicomprensivo - che deve includere comunità e istituzioni che attualmente sono associate con il governo".
Impressiona la profonda sintonia fra le richieste di Annan e quanto Benedetto XVI ha richiesto all'Angelus di domenica 29 luglio. Il papa, che segue gli avvenimenti in Siria "con apprensione", ha detto che chiede "a Dio la sapienza del cuore, in particolare per quanti hanno maggiori responsabilità, perché non venga risparmiato alcuno sforzo nella ricerca della pace, anche da parte della comunità internazionale, attraverso il dialogo e la riconciliazione, in vista di un'adeguata soluzione politica del conflitto".
Il punto è che il pontefice ha a cuore "i tragici e crescenti episodi di violenza in Siria con la triste sequenza di morti e feriti, anche tra i civili, e un ingente numero di sfollati interni e di rifugiati nei Paesi limitrofi". Non sappiamo invece cosa abbiano a cuore i membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu o la Lega araba. Forse degli interessi piccoli piccoli.

La strage di Bologna e il nazismo islamico




Il nazismo ha due anime, tedesca ed islamica. 
Adolf Hitler, Berlino 22 novembre 1941 
Noi li sgozzeremo tutti, sgozzeremo i feti nelle madri. Arafat, Algeri, 1985 
Ringraziamo la “resistenza palestinese” per la strage di Bologna 
Bologna: trent’anni fa i nazifascisti palestinesi causano la strage della stazione. 
Bologna è stata una strage nazifascista, ma è il nazifascismo palestinese, non quello nostrano il responsabile.

Intervista a Cossiga
 Perché lei è certo dell’innocenza di Mambro e Fioravanti per la strage di Bologna? Dove vanno cercati i veri colpevoli?
«Lo dico perché di terrorismo me ne intendo. La strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della “resistenza palestinese” che, autorizzata dal “lodo Moro” a fare in Italia quel che voleva purché non contro il nostro Paese, si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo. Quanto agli innocenti condannati, in Italia i magistrati, salvo qualcuno, non sono mai stati eroi. E nella rossa Bologna la strage doveva essere fascista. In un primo tempo, gli imputati vennero assolti. Seguirono le manifestazioni politiche, e le sentenze politiche».
 Scusi, i palestinesi trasportavano l’esplosivo sui treni delle Ferrovie dello Stato?
«Ero presidente del Consiglio, e fui informato dai carabinieri che le cose erano andate così. Anche le altre versioni che raccolsi collimavano. Se è per questo, i palestinesi trasportarono un missile sulla macchina di Pifano, il capo degli autonomi di via dei Volsci. Dopo il suo arresto ricevetti per vie traverse un telegramma di protesta da George Habbash, il capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina: “Quel missile è mio. State violando il nostro accordo. Liberate subito il povero Pifano”».
 Giuseppe Valerio Fioravanti è un signore che per tutta la sua vita ha fatto il terrorista nazifascista. Ha cinque ergastoli: quattro se li è meritati, il quinto, quello per Bologna, è immeritato: è impensabile possa essere stato lui.
  Non possiamo dire la verità, perché altrimenti i palestinesi ci punirebbero con un’altra bomba e nessun uomo politico può rischiare cento morti.
 La domanda di questi gentiluomini resta inevasa. Perché i governi tacciono? 
Nell’ultimo governo Prodi erano presenti anche Rifondazione Comunista e il Partito Comunista Italiano e anche loro hanno mantenuto il silenzio, Quindi, contrariamente a quanto sostenuto sul Manifesto, non sono stati i fascisti, né i Massoni e non è coinvolto nessun servizio segreto di un paese occidentale altrimenti i comunisti avrebbero parlato. Inoltre se fosse dimostrabile che è stato un paese occidentale, all’Italia spetterebbe un risarcimento in denaro enorme, in quanto coinvolta in un atto di guerra non prima dichiarata. L’Italia accetta la testimonianza di Izzo, caccia sulle spalle di Fioravanti che ha già 4 ergastoli, un quinto ergastolo e lo ringrazia di non aver fatto troppo casino mettendolo fuori dopo venti anni e qualcosa.
 Lo schema di tutti i governi è: 
Facciamo finta che sia stato Fioravanti e non ne parliamo più, perché se la verità viene fuori è una catastrofe per tutti e nessun governo se ne può assumere la responsabilità. 
La pista palestinese, l’esplosivo era dei palestinesi che lo stavano spostando insieme a Carlos, era a Bologna un suo uomo Krams. L’esplosivo è esploso per errore ( Cossiga), oppure per punire l’Italia non abbastanza servile con i palestinesi ( Commissione Mitrokhin) Carlos è un terrorista nero, rosso verde, fascista, comunista e islamico, la cui moglie avvocato, ha difeso Kòaus Barbie, gerarca nazista detto il boia di Lione e la bamnda dei barbari ( gruppo di islamici che per 23 giorni hanno torturato a morte un ragazzo ebreo a Parigi).

 La pista palestinese ha senso perché: 
1)Nessuno ha rivendicato la strage. È possibile si sia trattato di un errore. Non è l’unica strage non rivendicata, potrebbe far parte di una generica strategia della tensione. Indizio debole.
 2)Non erano in molti, e Fioravanti non era tra questi, a disporre di quel quantitativo di esplosivo. L’esplosivo non si vende al supermercato. Occorre un grosso gruppo con molto denaro e grosse reti per avere grandi quantità di esplosivo. I palestinesi erano praticamente gli unici in quel periodo a rispondere alla descrizione
 3)Commissione Mitrokhin secondo cui l’attentato fu palestinese ma non accidentale, ma punitivo. I primi a parlare di pista palestinese. Indizio medio.
 4)Ne parla Cossiga, che è uno dei pochi che conosce la verità in quanto ex presidente della repubblica. Prova inoppugnabile.
 5) Cossiga ne parla e non viene denunciato da nessuno, e le sue parole vengono fatte cadere nel vuoto. Nessun governo può permettersi la verità. Quindi la verità è qualcosa che deve rispondere a questo criterio. Se detta causa una catastrofe a tutto il paese. Nessun governo se lo può permettere.
 6) lo stesso Carlos, attualmente in carcere in Francia. ha riconosciuto che l’esplosivo era il suo
 E solo la pista palestinese risponde a questo schema.
 Nessun governo può parlare perché 
Chi parla si becca l’attentato. Moro fecce il suo patto sciagurato per evitare attentati ai cittadini italiani, soprattutto se non ebrei. Chi minaccia attentati ricatta tutti. Chi dice la verità è considerato un provocatore dal terrorismo islamico, e palestinese, che si scatena con rappresaglie contro innocenti. Il bellissimo discorso del Papa a Ratisbona è stato pagato da una suora italiana uccisa in Somalia e qualche decina di cristiani uccisi in Nigeria e i nati servi, la lista ve l’ho già data, hanno scritto che la “colpa era del papa”. I nati servi hanno un addestramento meraviglioso a considerare la libertà di parola una provocazione. Hanno scritto sui loro giornali che il fatto che il papa si sia permesso di battezzare Magdi Allam di persona è una provocazione insopportabile ed è lui il responsabile del terrorismo islamico. I nati servi odiano chi è libero.
 Il governo che dice la verità non sarà applaudito dai fascisti di sinistra che fischiano i ministri a Bologna perché loro preferisono la menzogna della pista fascista, e si troverà di fronte i parenti delle vittime della nuova strage. Nessuno vuole la responsabilità di una nuova strage. Noi siamo persone responsabili. Il ricatto del terrorismo, se parli ammazzo degli innocenti, paralizza chiunque.
 In questo caso, però, c’è un secondo problema. Riconoscere che Moro aveva dato il permesso di spostare armi ed esplosivo ai palestinesi, dimostra che eravamo alleati di chi faceva la guerra ad Israele. Cioè noi abbiamo commesso atti di guerra contro Israele, senza un dichiarazione di Guerra.
 Una roba di questo genere, se ufficiale, ci mette fuori dalla comunità internazionale. Vuol dire crediti bloccati e boicottaggio internazionale dei nostri prodotti, a meno di non subire un processo che stabilisse il risarcimento allo stato di Israele, un rinascimento di guerra. Nemmeno la Somalia e l’Iran riconoscono il loro sostegno al terrorismo ufficialmente.
 Quindi il massimo che si può fare, il massimo, è far dire la verità a Cossiga, ufficiosamente, perché almeno la verità sia ascoltata.
 Da chi è in grado di ascoltarla.
 I vili che si sono tappati le orecchie resteranno nella menzogna.
 Abbiamo pagato lacrime e sangue la vigliaccheria verso il terrorismo.
 Abbiamo pagato un tributo spaventoso.
 Ora è il momento del coraggio.
 Se dobbiamo attraversare lacrime e sangue, meritiamocelo, combattiamo il terrorismo, facciamolo a testa alta, per salvare la libertà nostra e dei nostri figli.

L'attacco aereo all'Iran e le elezioni americane

02/08/2012 15:35
ISRAELE - IRAN da asianews

di Joshua Lapide
Ex capo del Mossad: gli iraniani devono aver paura nelle prossime 12 settimane (ossia prima delle elezioni presidenziali negli Usa). Panetta cerca di convincere Netanyahu dell'efficacia delle sanzioni. Ma il premier minaccia: Israele agirà da solo. Romney si offre come partner più affidabile. I dilemmi di Obama. I pro e i contro dell'attacco.


Gerusalemme (AsiaNews) - In questi ultimi giorni sono divenute sempre più insistenti le voci di un possibile attacco aereo all'Iran per distruggere il programma nucleare di Teheran. La data che dovrebbe fare da spartiacque sarebbe quella delle elezioni americane, che si terranno in novembre.
Da anni Israele accusa la comunità internazionale di rimanere immobile mentre l'Iran accresce la sua potenza nucleare militare. Teheran continua a difendersi rivendicando un uso pacifico dei suoi reattori, ma sfugge a controlli stringenti dell'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu.
Quest'oggi, in una dichiarazione pubblicata dal New York Times, Ephraim Halevy, ex capo del Mossad e consigliere della sicurezza nazionale, ha detto che se lui fosse iraniano, "sarei molto pauroso per le prossime 12 settimane". Le 12 settimane sono quelle che mancano alle elezioni presidenziali americane, che dovrebbero tenersi agli inizi di novembre.
Non è un caso che nei giorni scorsi, uno dietro l'altro, si sono ritrovati a Gerusalemme Leon Panetta, segretario Usa per la difesa, e Mitt Romney, candidato alla presidenza per i repubblicani.
Entrambi hanno cercato di assicurare lo stato d'Israele che gli Stati Uniti sono vicini alle preoccupazioni anti-nucleari di Israele. Ma Panetta è sembrato più possibilista: sebbene non escluda un attacco militare, egli vuole che la diplomazia e le sanzioni facciano il suo corso. Proprio in corrispondenza con l'arrivo di Panetta a Gerusalemme, il presidente Barack Obama ha rincarato la dose delle sanzioni economiche sul commercio di petrolio con l'Iran e sulle transazioni finanziarie.
Tutto ciò non è riuscito a placare il premier Benjamin Netanyahu (v. foto), che ha ricordato che lo stesso Panetta, mesi fa  aveva promesso di "agire" per fermare l'escalation iraniana, se "tutto il resto fallisce". Ma l'Iran - ha sottolineato Netanyahu - non si è fermato.
Il premier israeliano ha suggerito che Israele potrebbe agire da solo nel distruggere le centrali nucleari iraniane "Per la nostra esistenza, noi non mettiamo la nostra fiducia nelle mani di altri, perfino i nostri migliori amici".
La minaccia di Netanyahu è in realtà soprattutto un ricatto politico. Al momento, secondo fonti dell'intelligence, Israele non avrebbe la possibilità di portare danni profondi al programma nucleare iraniano perché i laboratori di arricchimento dell'uranio sono a oltre 100 metri nel sottosuolo, impossibili da raggiungere con qualunque tipo di bomba di profondità.
Il ricatto politico consiste nel mettere uno contro l'altro Obama (e Panetta) contro Mitt Romney, il quale ha promesso l'uso di "tutte le misure" per fermare Teheran, accusando l'amministrazione Obama di non essere di sostegno a Israele.
Il che è come dire: se Obama non si decide, l'elettorato ebreo ed evangelico in America, sostenitori di Israele, voterà per Romney.
Secondo alcune statistiche, ebrei ed evangelici negli Usa comandano circa 20 milioni di voti. Alcune ricerche Gallup mostrano che nel 2008 Obama è stato votato dal 78% degli ebrei; a oggi il sostegno è sceso al 64%.
Il punto è che Obama, liberale, è anche appoggiato da una frangia giovanile pacifista, che già lo accusa di "essere come Bush" per la sua lentezza a ritirare truppe Usa da Iraq, Afghanistan e chiudere il carcere di Guantanamo. Secondo analisti, la cosa migliore per Obama è programmare l'attacco dopo le elezioni.
In Israele si discute da tempo i pro e i contro di un attacco aereo contro l'Iran. Capi militari e dei servizi segreti sono contrari all'attacco perché temono che la posta in gioco sia la sopravvivenza di Israele: Teheran ha già missili che possono raggiungere ogni parte dello Stato israeliano. I politici, invece, sono sempre più disposti: forse per mostrarsi "salvatori" di Israele; forse per nascondere dietro l'emergenza lo stallo delle lor proposte politiche e i problemi sociali della popolazione, sempre più strangolata da un'economia in crisi.

Onu diviso: Kofi Annan si dimette, cresce la guerra in Siria

03/08/2012 08:58
SIRIA - ONU da asianews

Per l'ex segretario dell'Onu non c'è collaborazione da parte del governo siriano e da parte dell'opposizione. Ma soprattutto vi è divisione nel Consiglio di sicurezza e nella comunità internazionale con accuse reciproche e appoggi di parte. Ieri sono state uccise 130 persone in conflitti che hanno coinvolto anche Damasco ed Aleppo. Oggi la Lega araba propone una risoluzione all'Assemblea generale delle Nazioni Unite per criticare le minacce della Siria sull'uso di armi chimiche. L'escalation militare di Damasco e dei ribelli sostenuta dagli stessi Paesi del Consiglio di sicurezza.


Ginevra (AsiaNews) - Kofi Annan, ex segretario generale dell'Onu si è dimesso dal suo posto di inviato alla ricerca di un cessate-il-fuoco in Siria, accusando un diviso Consiglio di sicurezza e una crescente militarizzazione del conflitto.
In una conferenza stampa, Annan ha parlato di "una chiara mancanza di unità" nel Consiglio di sicurezza, che ha continuato a "puntare il dito e ad offendersi" reciprocamente, mentre sul terreno hanno dominato "l'intransigenza del governo siriano" e "una crescente campagna militare dell'opposizione".
Annan era stato nominato sei mesi fa inviato speciale dell'Onu e della Lega araba per cercare una soluzione pacifica alle tensioni in Siria che, iniziate con manifestazioni pacifiche nel marzo 2011, si sono trasformate via via in una guerra civile.
La proposta dell'ex segretario Onu si basava sull'attuazione di un cessate-il-fuoco da entrambe le parti e sull'avvio di una transizione politica. Nessuna delle due condizioni si è attuata.
Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno di continuo lavorato per porre sanzioni contro Assad, chiedendone la caduta; Cina e Russia vi hanno sempre resistito; Arabia saudita e Qatar hanno armato sempre più le opposizioni e i guerriglieri; l'Iran ha promesso di essere sempre al fianco della Siria.
Kofi Annan ha dichiarato che i problemi della Siria si sono "accresciuti per la divisione della comunità internazionale". "Mentre il popolo siriano ha bisogno urgente di azione, si continua a puntare il dito ed accusarsi [reciprocamente] nel Consiglio di sicurezza".
"La Siria - ha aggiunto - può essere salvata dalla peggiore calamità se la comunità internazionale può mostrare il coraggio e la leadership necessaria a un compromesso sui loro interessi di parte per il bene del popolo siriano, per gli uomini, le donne e i bambini che hanno già sofferto troppo".
All'annuncio delle dimissioni di Annan, che diventano effettive dal 31 agosto, Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno cominciato proprio a puntare il dito reciprocamente per addossare all'altro la colpa del fallimento.
Vitaly Churkin, ambasciatore russo all'Onu ha accusato i "poteri occidentali" che hanno bloccato "proposte bilanciate e ragionevoli"; la Casa Bianca afferma che la colpa è di Russia e Cina che non hanno appoggiato "risoluzioni significative contro Assad"; William Hague, ministro britannico degli esteri, insieme alla Francia, hanno criticato "i veti" posti da Russia e Cina.
La Siria ha espresso dispiacere per le dimissioni di Annan.
Quest'oggi in un tentativo disperato di tenere viva la diplomazia, la Lega araba chiederà un voto all'Assemblea generale dell'Onu per "esprimere la profonda preoccupazione sulla minaccia delle autorità siriane di usare armi chimiche e biologiche". La Russia ha già detto che non voterà la risoluzione perché "troppo di parte". Anche se la risoluzione passa, essa non ha valore vincolante.
Intanto, la situazione sul terreno è sempre più disperata. Secondo il Comitato di coordinamento locale, ieri in Siria sono state uccise 130 persone, anche nelle due grandi città di Damasco e Aleppo. Secondo attivisti anti-Assad, in 17 mesi di rivolte sono morti più di 20mila persone, in maggioranza civili.
Mentre si discute su una maggiore unità della comunità internazionale, Arabia saudita e Qatar aumentano il loro sostegno economico ai ribelli; Gran Bretagna e Francia offrono loro strumenti di comunicazione per la guerra; gli Stati Uniti offrono 25 milioni di dollari per un sostegno "non letale" all'opposizione; la Russia vende armi alla Siria.