lunedì 26 agosto 2013

L'islam che obbliga le bambine di 8 anni a sposarsi è una religione che calpesta la dignità umana e la decenza


di Silvana De Mari
11/08/2013 11:42:44
L'islam che obbliga le bambine di 8 anni a sposarsi è una religione che calpesta la dignità umana e la decenza
Ripensiamo tutti a cosa abbiamo mangiato ieri sera, pensiamo proprio al pasto in maniera completa, se c’è stato un bicchiere di vino ricordiamocelo, se alla fine abbiamo preso un caffè ricordiamoci anche quello. Il nostro pasto di ieri è stato etico o non etico? C’è stato qualcosa di immorale? Noi l’abbiamo ritenuto non etico? Risposta:  probabilmente no. Bene, adesso immaginiamo il nostro pasto, immaginiamo di metterlo tutto in un frullatore e frullarlo in modo deciso, e ora immaginiamo di versarlo  in un biberon e darlo ad un bambino di due giorni, Se è molto affamato mangerà persino quello, potremmo ucciderlo con una gastroenterocolite oppure danneggiargli in maniera definitiva fegato e reni.
Qui siamo in un punto fondamentale, una cosa può essere etica in una età e non etica in un’altra, tutto qui. Quindi il fatto che la sessualità “non è sporca”, cioè che sia etica tra adulti, non esclude che possa essere la cosa meno etica che esista. Prima della pubertà quando gli ormoni sessuali non ci sono, e anche subito dopo; la cosiddetta libertà sessuale, fino a che punto deve spingersi?
L’affermazione che fanno molti che “anche il bambino ha diritto alla sessualità”, anche il governatore della Puglia pare l’abbia pronunciata un giorno, è un’affermazione folle. Il bambino ha diritto alla sensualità, il piacere dell’abbraccio, alla curiosità, e poi ha diritto a non essere toccato ed è un diritto inalienabile. Sono milioni i bambini e le bambine coinvolti nel traffico sessuale, che però, almeno in teoria, è ovunque vietato, ovunque un crimine. E questo è uno strepitoso risultato. In altre epoche lo sfruttamento sessuale del bambino era legale e autorizzato. L’imperatore Tiberio usava trastullarsi con piccoli schiavi, ed era criticato perché un vero uomo avrebbe dovuto preferire le loro madri, ma non è che qualcuno si sia posto il problema di proteggere i bimbi. Quindi anche davanti a queste cifre da paura, rendiamoci conto che l’umanità sta facendo passi avanti. È rendendoci conto dei progressi che si ha il coraggio di andare avanti. Se calcoliamo gli assassinati in numeri assoluti e in percentuale, su sette miliardi di creature umane, scopriremo che questa l’epoca meno violenta dall’inizio del mondo.
E noi esseri umani, abbiamo diritto al giudizio. Noi che abbiamo avuto l’enorme fortuna di vivere in un sistema filosofico e religioso e dopo millenni di sangue e lacrime è arrivato al rispetto del corpo del bambino, dobbiamo affermare che il matrimonio della bambina prepubere non può e non deve essere accettato nel codice civile di nessuna nazione con la pretesa di essere una nazione civile. Il nostro compito non è proteggere le civiltà e nemmeno le religioni, che mai devono essere al di sopra delle critiche. Il nostro compito è proteggere l’individuo. Un individuo cui la sessualità è imposta contro la sua volontà e al di sotto della pubertà è un individuo i cui diritti elementari sono vietati.
Anche l’intolleranza è come il colesterolo: l’eccesso uccide, ma la mancanza non è compatibile con la sopravvivenza.
Quindi il mio impegno è questo: fare in maniera che nessuno stato abbia un diritto civile che permette il matrimonio a 8 anni, e questo non è un' eccezione all'impegno che aveva preso di escludere la politica da questa pagina facebook. Non politica, ma umanità. E poi non riesco ad essere felice completamente su un pianeta dove una bambina di 6 anni può essere venduta a un bordello ( illegalmente) e una di 8 possa essere legalmente venduta in sposa.
Tra le istruzioni per essere felici c'è quella di battersi per la causa in cui crediamo. La depressione in cui è immersa la nostra epoca, nasce dalla perdita della religiosità e dalla sensazione di impotenza. Diamo per certo che riusciremo, non necessariamente prima della nostra morte, ma riusciremo, e non fermiamoci. Come diceva la buonanima di Gandhi, sii tu il cambiamento che vuoi nel mondo.
Altre citazioni utili
Nessuno è tropo piccolo o insignificante: a volte basta un uomo, una donna o un hobbit per fare la differenza. (Il Signore degli Anelli, ovviamente)
Meglio morire per qualche cosa che vivere per niente. ( Rambo. D’accordo, qui scendiamo un po’ di tono, ma la citazione è carina)
Alla fine andrà tutto bene, e se non sta andando tutto bene è perché non siamo ancora alla fine. (Marigold Hotel)
E dopo tutto questo spettacolare sfoggio di cultura cinematografica e non, dove accidenti andiamo a parare? Alla vita del Profeta Maometto. L’islam si basa su tre pilastri,
1)      quel gioiello di libro che è il corano, su cui c’è scritto, alla sura delle donne, che in quanto femmina valgo un bel po’ di meno, mentre da un’altra parte c’è scritto che in quanto infedele è giusto che mi ammazzino, mi scuserete se non sono un fan.
2)      La vita di Maometto
3)      L’insieme dei suoi detti.
Ed eccoci al punto 2. Maometto è il top dei top, the best of the best, il meglio del meglio e tutta la sua vita è quindi esemplare: esemplare significa che deve dare esempio, cioè deve essere imitata.
Imporre una religione con la spada? Da imitare. Possedere schiavi? Da imitare. Lapidare l’adultera? Da imitare. Sposare una bambina di 8 anni? Come sopra. Da imitare.
Giustamente la prima legge fatta dall’Ayatollah Khomeini appena preso il potere fu istituire la lapidazione e la seconda abbassare l’età matrimoniabile delle donne a 8 anni.
Dato che imita l’esemplare vita del profeta il matrimonio con una bambina non è solo tollerato nell’islam, ma raccomandato. Come ricorda  il mio islamologo preferito sposare una bambina di 8 anni nell’islam “fa punti”, è come per un cattolico fare il barelliere a Lourdes, o per un buddista andare in monastero per un paio di anni.
I matrimoni di bambine sono ormai sempre più diffusi anche in Europa, però non ne hanno ancora lapidata nessuna quindi, tranquilli ragazzi, è l’islam moderato.
Nel frattempo, una sola domanda.
Aspettiamo ancora un po’ per alzarci  in piedi e sbattere un pugno sul tavolo, o dite che il momento è venuto?
Io credo che il momento sia venuto che gli uomini per bene si alzino in piedi per dichiarare che una religione che nel terzo millennio permette, anzi raccomanda, il matrimonio che non può che essere forzato di una bambina di 8 anni è una religione che calpesta la dignità umana e la decenza, ed è una religione che è destinata a scomparire.
Prima di quanto pensiamo.

venerdì 19 luglio 2013

mercoledì 29 maggio 2013

UNIONI CIVILI: DIRITTI PER TUTTI? NO, SOLO PER I GAY




Approvata la legge sulle unioni gay in Inghilterra, ma i vantaggi non si estendono alle coppie eterosessuali... costerebbe troppo!
di Davide Greco
Il 21 maggio è passata la legge sulle unioni civili (omosessuali) in Inghilterra, in seconda lettura alla Camera dei Comuni di Londra. Voti favorevoli: 366, contrari: 161. Poi sarà la volta della Camera dei Lord.
A parte i festeggiamenti della comunità LGBT, che così vede coronarsi il suo sogno d'amore, il nocciolo della questione può essere un altro.
Per contrastare la legge, qualche giorno prima, il parlamentare Tim Loughton ha proposto un emendamento particolare. Ha chiesto, con un glossario molto simile alla comunità gay, di estendere le unioni civili anche alle coppie eterosessuali.
La proposta è risultata subito spaventosa. Già perché, a parte l'amore, le civil partnership prevedono la riforma del sistema pensionistico e tutta una serie di diritti solitamente riservati al coniuge. Il Downing Street l'ha bollata immediatamente come "distruttiva", in quanto l'estensione avrebbe avuto un costo supplementare di 4 miliardi di sterline (circa 4,7 miliardi di euro).
Rizzate le antenne, anche Cameron è corso ai ripari. Attenzione, ha detto, se passa questo emendamento non solo è a rischio il progetto di legge, ma l'intero Tesoro dello Stato.
In tempo di crisi, è meglio non farsi venire strane idee in testa.
Una vera e sana democrazia, attenta ai diritti di tutti, avrebbe bloccato il progetto. Altolà, avrebbe detto, se non si può fare per tutti, allora non si può fare per nessuno.
Invece la legge è passata tutelando solo gli interessi delle coppie omosessuali. Tanto gli etero si possono già unire in matrimonio, che bisogno hanno delle unioni civili? Oltretutto il nuovo sondaggio di YouGov conferma che il 54% della popolazione inglese è favorevole al riconoscimento delle nozze gay. Quindi, dov'è il problema?
In realtà, il percorso della legge non fa che confermare che è in atto la decostruzione della coppia e della famiglia tradizionale, e che gli Stati non hanno più intenzione di investire su di essa. La si vuole indebolire affiancandole altre definizioni che, in assenza di altri valori decisivi che non siano quelli laici, finiscono per essere "le diverse possibilità dell'amore". Possibilità, ovviamente, tutte degne dello stesso status, posizionabili tutte sullo stesso piano.
Mettendole in comunicazione sul piano giuridico, si vuole abbassare una per innalzare l'altra.
La domanda successiva, però, non è se questo sia possibile (lo è già) e nemmeno se sia plausibile, ma è: perché?
Perché i governi si danno tutto questo gran da fare per sdoganare le unioni gay?
La risposta potrebbe giacere in un'unica parola: spaccatura. Frammentare, indebolire il fronte più grosso corrisponde al vecchio motto latino "divide et impera", separa per comandare.
L'impressione è che l'istituzione di una società pluralista, fatta di tanti interessi particolari ma nessuno fondamentale, possa creare fette di popolazione meglio controllabili e manipolabili. Con un uso accorto dell'antilingua e di fiere parole come "libertà" (all'ombra della quale i totalitarismi sguazzano), si tenta ciò che con un confronto diretto sarebbe impossibile ottenere.
Attenzione, però. Proprio perché termine cruciale, la "spaccatura" in questo momento è utilizzata dai media solo contro i cattolici. Sono loro a voler interrompere la democrazia, a non consentire questo o quell'altro.
Secondo questa interpretazione, li si identifica come anti-sociali, come antiquati, e via di questo passo. E mentre li si accusa di spaccatura, nel frattempo si spaccano tutti i valori intorno o anche in "semplice odore" di cristianità.
Se non fosse così, non si capirebbero tanto cose. Non sarebbe chiaro, ad esempio, perché Furio Colombo definisca la Marcia per la Vita "un'altra spaccatura, in un Paese già spaccato", con tanto di allarme per la democrazia, mentre riconoscere la coppie omosessuali non è una spaccatura nella maggioranza, né desta preoccupazioni.
Eppure dovrebbe essere esattamente il contrario. In Italia, l'88% si definisce cattolico, perché dovrebbe sembrare una frattura che 40.000 persone manifestino sulla base dell'ideologia della maggioranza?
E non è ancora più curioso che invece in Inghilterra una minoranza imponga alla maggioranza un modello di vita e di famiglia in cui non si riconosce, senza creare (secondo i media) nessuna divisione?
Quello che preoccupa, in realtà, è che questa maggioranza si accorga di quanto vale tutta insieme. Quello che preoccupa è che esistano ancora fronti compatti che non si disperdono né per denaro, né per potere, né per costumi sessuali.
Perché sarebbe ben duro imporre capitalismo aggressivo, ideologie relativiste, disoccupazione strutturale eccetera eccetera se di fronte si ha a che fare con un gruppo unito che sa bene quello che vuole. E che nella carità e nel rispetto della persona (non dei suoi pallini sessuali) sa anche come ottenerlo.
Ed è questo a far paura.
 
Fonte: nocristianofobia.org, 24/05/2013

LA GUERRA SANTA E' INIZIATA: BOSTON, STOCCOLMA, LONDRA...




Attaccano la polizia, bruciano auto e locali, lanciano molotov, gridano: ''Nessuno di voi potrà dirsi al sicuro; noi abbiamo fede in Allah e non finiremo mai di combattervi''

LA GUERRA SANTA E' INIZIATA: BOSTON, STOCCOLMA, LONDRA...
di Stefano Magni
Boston, Stoccolma, Londra, sono le tappe di una nuova guerra di religione nel cuore dell'Occidente.
Due bombe a Boston hanno risvegliato l'opinione pubblica sul fatto che il terrorismo jihadista esiste. Gli autori erano due fratelli ceceni, musulmani, uno dei quali era diventato un radicale islamico, "attenzionato" dai servizi segreti russi che lo avevano segnalato, invano, ai colleghi statunitensi.
Questa settimana i quartieri a maggioranza musulmana di Stoccolma, a partire da Husby, sono stati messi a ferro e fuoco. Gli assalitori che attaccano la polizia, bruciano auto e locali, lanciano molotov, gridano "Allah Akhbar", come si può udire molto bene in più di un filmato mandato (da loro stessi) su YouTube. La scintilla è stata provocata dall'uccisione, da parte della polizia, di un violento armato di machete, che minacciava la vita di una donna e aveva aggredito gli stessi agenti.
Altri due uomini armati di machete, radicali islamici, a Londra hanno ucciso, sgozzandolo, un soldato britannico, Lee Rigby. Uno dei due, Michael Abedolajo, ha dichiarato nella sua estemporanea rivendicazione filmata con un cellulare: "Nessuno di voi potrà dirsi al sicuro (...) Noi abbiamo fede in Allah e non finiremo mai di combattervi".
E solo ora ri-scopriamo, dopo anni di sonno, che esiste un nemico interno. Nemmeno un appassionato di teorie cospirative arriverebbe a ipotizzare uno scenario come quello che stiamo vivendo in quest'ultimo mese. Tre grandi attacchi, in tre città occidentali, sempre condotti da radicali islamici. Sembrerebbe un'offensiva coordinata. Invece non la è. E quindi è molto peggio.
A unire i puntini di questo mosaico di eventi non è un unico piano. Ma un'unica cultura. Che è quella dell'islam fondamentalista. Non c'è un disegno coordinato, ma ci sono tanti manifesti. Abedolajo, per esempio, si è convertito dal cristianesimo all'islam, convinto dall'imam radicale Anjem Choudary. Il quale, in un discorso tenuto in un anniversario dell'11 settembre, aveva proclamato: "L'islam è superiore e non sarà mai sorpassato. La bandiera dell'islam sarà issata a Downing Street". Come? Molto semplice: con la procreazione e il proselitismo. Procreazione: l'islam radicale, secondo l'imam, può vincere anche solo figliando. A Londra abita circa 1 milione di musulmani su una popolazione di 8. In alcuni quartieri, i musulmani sono già maggioranza. Proselitismo: dopo l'11 settembre i convertiti all'islam sono raddoppiati rispetto agli anni precedenti. In questi dodici anni di guerra al terrorismo si sono moltiplicati i fondamentalisti fra quelli che, fino a poco prima, erano musulmani non militanti. Vale lo stesso discorso per la Svezia, dove l'immigrazione, più che sul lavoro, è fondata sull'asilo politico. Non esistono statistiche sulla filiazione ideologica di quanti hanno ottenuto rifugio nel Paese scandinavo, non sappiamo, in percentuale, quanti di questi sono fuggiti dagli Stati che li opprimevano perché troppo jihadisti. Ma vediamo gli effetti: Stoccolma ne è un esempio.
"Nessuno di voi potrà dirsi al sicuro", dichiarava Abedolajo con le mani grondanti del sangue del soldato appena ucciso. Questa frase non è solo sua. E' dello stratega di Al Qaeda Abu Bakar Naji, autore di un altro dei manifesti fondamentali del moderno jihadismo: "Governare alla macchia" (Ederat al Wahsh). Naji ritiene che la guerra santa debba essere condotta in tutto il mondo, ovunque vi sia una presenza musulmana. Predica la costituzione di "aree islamiche" all'interno delle società occidentali. Non vuole che venga creato alcun governo, che potrebbe avere problemi con lo Stato occidentale che lo ospita, ma "società parallele", con le proprie leggi e istituzioni, con le proprie forze dell'ordine ed eserciti, all'interno delle città che le ospitano. Sotto il naso delle autorità.
Questa strategia è pericolosa non solo per i cristiani, che si troverebbero perseguitati dai vicini islamici come avviene in Nigeria o in altre società "miste" dell'Africa. E' pericolosa anche per gli stessi musulmani che vivono all'estero e non vogliono avere nulla a che vedere con il fondamentalismo. Naji si rivolge soprattutto a loro. La sua strategia è stata concepita apposta per riportarli all'ordine, per evitare che si facciano attrarre troppo dalle tentazioni di una società "infedele".
Queste ideologie si nutrono del multiculturalismo che gli viene offerto dalle società europee e nordamericane. I leader radicali islamici, convinti di colonizzarci, sanno che possono chiedere e ottenere, uno dopo l'altro, tutto quello che vogliono. Possono avere loro tribunali che giudicano in base alla Sharia e corpi di polizia ausiliari controllati da musulmani (come nel caso della Gran Bretagna). Possono ottenere quartieri tutti loro, dove imporre il costume islamico (come avviene in molti quartieri di città inglesi e svedesi). Sanno che un governo occidentale, se deve decidere di dialogare con un'organizzazione musulmana liberale o con una fondamentalista, sceglie di parlare con (e magari anche finanziare) quest'ultima, come avviene regolarmente negli Usa.
Perché il musulmano liberale è dato per scontato, è "inutile", mentre il dialogo viene orientato solo con chi predica l'odio, nel vano tentativo di convincerlo a diventare un interlocutore. L'islam fondamentalista sa di vivere in società che rifiutano la propria identità e stanno cercando di imporre la loro.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25/05/2013

martedì 28 maggio 2013

A proposito di immigrati...Razzismo o ricerca di legalità?


Sono masochista. Lo so. E' nella mia natura. Ma a volte da buona livornese, pur se trapiantata altrove da anni, ormai, non riesco proprio a stare zitta. Ma a qualcuno lo devo proprio raccontare quello che accade in giro sotto gli occhi delle istituzioni e sulla pelle dello sprovveduto cittadino.

Pisa - Parcheggio Ospedale Ciasanello
Di fronte a questo nuovissimo ospedale, conosciuto ovunque per la sua clinica universitaria esistono vari piazzali dedicati al parcheggio delle automobili dei visitatori. Eccetto un paio, gli altri sono tutti liberi..Per modo di  dire...Ogni giorno almeno una ventina di extracomunitari clandestini di colore li affollano, seduti sulle ringhiere in legno con oggettistica di ogni tipo, in attesa delle auto. Appena se ne presenta una, il capo del gruppo, manda uno dei "collaboratori" incontro al mezzo e fingendosi parcheggiatore ti indica il posto e appena scendi dall'auto ti viene chiesto con decisione  il pizzo ( non meno di un euro) o l'acquisto di qualcosa .
Tutto questo con la forza che ti viene dalla protezione del tuo gruppo, numeroso e sotto la guida di un capo deciso e senza niente da perdere e con la grinta di chi è sicuro di sé nonostante la presenza della polizia municipale. Già perché in ciascuno dei limitrofi parcheggi a pagamento, almeno tre vigili urbani in divisa, con auto o moto del Comune,  sostano accanto alla macchinetta per il biglietto per accertarsi che gli extracomunitari, certamente clandestini, che riscuotono il pizzo, che vendono merci senza alcun odore di legalità, non invadano l'area, costringendo a pagare ciò che non devono anche gli altri visitatori, che già d'altra parte  contribuiscono con la moneta alle risorse comunali, come invece accade in altre zone della città (vedasi zona universitaria - retro Santa Chiara)...Ma come si possono utilizzare uomini di  polizia municipale  non per impedire che si compiano crimini e  malversazioni ma per vigilare la macchinetta del parcheggio in modo che il cittadino non faccia il furbo, tentando di parcheggiare il proprio mezzo abusivamente.

Livorno- Piazza Cavallotti
Piazza Cavallotti, è da sempre sede del più tipico mercato della città. Ogni giorno, da sempre, possiamo dire, bancarelle di ogni tipo paganti il suolo pubblico e le tasse allo stato e al comune, riempiono gli spazi adibiti per vendere abbigliamento, frutta, verdura, fiori, e generi alimentari, nonché bigiotteria, scarpe, borse, intimo e chi più ne ha, più ne metta. Al termine della prima piazza, dedicata alla vendita della frutta e della verdura, inizia un portico con negozi ed ancora bancarelle...Ebbene per tutta la zona immigrati di colore sostano con le loro mercanzie contraffate ( scarpe sportive, borse di ogni genere, cd e dvd di film e canzoni e via dicendo, potremmo dire a bocca desidera, perché chiedendo, trovi veramente di tutto), senza dover pagare un centesimo né allo stato né al comune. Questo sotto gli occhi  dei vigili urbani, ancora utilizzati a tenere sotto controllo...boh, non so....E questo, aggiungo, mentre i bancarellai risentono della crisi economica,  cedono i propri banchi o li chiudono per disperazione anche per colpa anche dell'aggravio fiscale che sta rendendo il mondo del commercio  ( e non solo),  sempre più difficile...E tutto questo, aggiungo,  mentre gli immigrati, contravvenendo alla legge e al rigorismo fiscale imposto a noi italiani , pullulano e fanno affari con  le loro merci contraffatte, vendute  evadendo fisco e contravvenendo alla legge penale italiana... i cui proventi finiscono nei paesi di origine, ai quali l'Italia garantisce aiuti e in certi casi spedizioni umanitarie dai costi e dalle spese infinite. 

Livorno - Zona La Rotonda di Ardenza
Stessa situazione la troviamo in questa zona la domenica alla Rotonda di Ardenza . Una ventina di extracomunitari ( contati peraltro) ti assalgono per vendere occhiali da sole contraffatti...e non sarebbe niente se tutto questo non avvenisse sotto la vigilanza della polizia di Stato parcheggiata, di pattuglia, in zona, davanti tra l'altro ad altri venditori clandestini ed abusivi,  ediventemente a garantire ...  che cosa? Chi e che cosa devono garantire?  E mi chiedo: perché se un cittadino italiano non paga le tasse o vende abusivamente la merce rischia l'intervento della Guardia di Finanza a casa, Equitalia che gli pignora persino le mutande,  il sequestro della merce e la denuncia alle autorità, mentre gli immigrati, che quotidianamente infrangono diverse leggi italiane, sono e restano degli impuniti?

 Qualcuno a questo punto ricorrerà ai soliti argomenti del buonismo e della tolleranza...Ma che significa essere tolleranti? Lasciare e sopportare che  qualcuno faccia cosa vuole alle spalle di altri? Ma perché Equitalia non tollera se non pago le tasse specialmente se non ho soldi o sono disoccupato?
Perché un italiano deve suicidarsi per la disperazione e la vergogna di non avere più un lavoro  mentre altri pasciuti e ben vestiti , clandestini, usano arroganza e prepotenze nei nostri confronti, perché difesi da certa politica, dai sindacati e dalle associazioni? Perché per esempio in centro a Lucca, grazie alla vigilanza della polizia e dei carabinieri sono stati allontanati immigrati e venditori abusivi? Perché sempre a Lucca, grazie alla costante opera delle forze dell'ordine e della polizia municipale, che pattuglia, chiede documenti e nel caso interviene, non esistono queste forme di criminalità agli angoli delle strade o nei mercati rionali?
Lucca, seppure con fatica perché ormai il flusso di clandestini e di extracomunitari è altissimo, e non certo per colpa dei lucchesi, è esempio del fatto che anche noi in Italia se volessimo potremmo assicurare utilizzando propri  i nostri organi di controllo e di polizia, efficienti e  preparati, quando vengono lasciati agire, sicurezza e legalità ai cittadini, che lavorano ( o comunque sperano di farlo), pagano le tasse, ormai diventate insopportabili.. 
 A questo punto mi sono già guadagnata l'accusa di razzismo..Ma mi chiedo e con questo chiudo: è razzismo o ricerca di uguaglianza e di certezza del diritto, pretendere che le leggi dello stato vengano applicate  a tutti indistintamente, che le tasse vengano pagate da tutti coloro che creano profitti? Perché un cittadino italiano cinquantenne senza lavoro deve andare a dormire sotto un ponte, non può vendere neppure in stato di indigenza, merce contraffatta mentre altri, addirittura clandestini, lo possono fare? E tutto questo mentre vieni tacciato di razzista dai complici di questa realtà malavitosa e rischi  nel migliore dei casi di essere insultato, e sputato dagli stessi malavitosi se osi contraddire le loro richiesta di pizzo, o di trovarti la macchina graffiata nei peggiori dei casi , se poi non rischi, essendo loro in tanti e in gruppo, senza scrupoli, e molti anche con precedenti penali, magari ottenuti nei loro paesi di origine,  di subire minacce ( anche questo è capitato) o di beccarti qualche spintone...A questo punto non resta che una cosa: chiedere il diritto all'integrazione al ministro Cécile Kyenge per noi italiani...
Lorenza Cordovani

La denuncia di Ida Magli: “I Governanti ci Vogliono Uccidere”


La denuncia di Ida Magli: “I Governanti ci Vogliono Uccidere”

di www.gamerlandia.net /
28/05/2013 10:04:24
La denuncia di Ida Magli: “I Governanti ci Vogliono Uccidere”
MXpress (http://www.gamerlandia.net/2013/05/27/la-denuncia-di-ida-magli-i -governanti-ci-vogliono-uccidere/) - Minimalista, depressa, costantemente sull’orlo del baratro. E’ questa l’Italia che vuole l’Europa? O è la conseguenza di errori politici? Ne discutiamo con Ida Magli, antropologa e saggista italiana. Nel suo lavoro ha applicato il metodo antropologico alla cultura occidentale, pubblicando i risultati delle ricerche in numerosi saggi dedicati al cristianesimo, alla condizione delle donne, agli strumenti della comunicazione di massa. Ida Magli, nel 1997, con il suo saggio “Contro l’Europa”, ha previsto ciò che oggi sta accadendo in Europa, in Italia.
 
Dal 1997 lei afferma che l’Europa, questa Europa, è dannosa per l’Italia. Come spiega l’europeismo italiano a tutti i costi?
“Sono i governanti, i politici, i sindacalisti, più qualcuno dei grandi industriali per ovvi motivi di allargamento del mercato, ad aver imposto l’europeismo italiano a tutti i costi. Lei fa bene a sottolineare che è ‘italiano’: in tutti gli altri paesi, sebbene i governanti spingano verso l’unificazione europea, non c’è l’assolutezza che c’è in Italia, naturalmente anche a causa dell’obbedienza dei mezzi d’informazione nel tenere il più possibile all’oscuro i cittadini sugli scopi dell’Europa e sui suoi aspetti negativi, un’obbedienza quasi incredibile.
Faccio un solo esempio: tanto Mario Monti quanto Emma Bonino sono stati compartecipi del più grosso scandalo avvenuto in seno al governo europeo (La Commissione Santer: Commissione Europea in carica dal 1995 al 1999, quando è stata costretta alle dimissioni perché travolta da uno scandalo di corruzione – ndr) e costretti alle dimissioni con due anni di anticipo dalla scadenza del mandato per motivazioni ignobili quali nepotismo, contratti illeciti, enorme buco di bilancio, come recita la Gazzetta ufficiale dell’UE. Ma nessun giornalista lo dice mai e nessuno l’ha mai sottolineato, neanche quando Mario Monti è stato capo del governo e oggi in cui Emma Bonino è ministro degli esteri nel governo Letta.”
 
Quali sono gli interessi in gioco?
“I motivi di esclusivo interesse per i governanti sono molti, ma mi fermo a illustrarne soltanto due. Il primo è di carattere politico: distruggere gli Stati nazionali e per mezzo dell’unificazione europea, distruggere i popoli d’Europa, ossia i ‘bianchi’, facilitando l’invasione degli africani e dei musulmani per giungere a un governo ‘americano mondiale’. Naturalmente per la grande maggioranza degli italiani, quella comunista, l’universalizzazione era già presente negli ideali marxisti ed è persistita, malgrado le traversie della storia, fino ad oggi in cui vede finalmente realizzati i propri scopi nel governo Letta.
Si spiega soltanto così la lentezza e la tortuosità che sono state necessarie per giungere al governo Letta: era indispensabile creare le condizioni che giustificassero il vero governo ‘europeo’, abilitato a distruggere l’Italia consegnandola all’Europa. Il secondo motivo è esclusivamente d’interesse personale: si sono costruiti, spremendo e schiacciando il corpo dei sudditi, un grande ‘Impero’ finto, di carta, che non conta nulla e non deve contare nulla in base ai motivi che ho già esposto, ma che per i politici dei singoli Stati è ricchissimo. Ricchissimo di onori, di benemerenze, di poltrone, di soldi.
Governare oltre cinquecento milioni di persone, con tanto di ambasciate aperte in tutte le parti del mondo, fa perdere la testa a questi politici che vengono dal nulla e che non sono nulla e che, quando manca una poltrona in patria, la trovano in Europa per se stessi, parenti, amici, amanti, con un giro immenso di possibilità e libero da ogni controllo.
Non c’è praticamente nessuno dei politici oggi sulla scena che non sia stato parlamentare europeo: Napolitano, Bonino, Monti, Prodi, Letta, Rodotà, Bersani, Cofferati e tanti altri ancora, con un ricchissimo stipendio e benefici neppure immaginabili  per i comuni lavoratori. Essere parlamentare europeo significa anche impiegare il poco tempo passato a Bruxelles a tessere i legami e scambiare i favori utili per la futura carriera in patria, godendo anche alla fine di questi ben cinque anni di dura fatica, di una cosa strabiliante: la pensione per tutta la vita.”
 
In un suo recente intervento ha affermato che non c’è nessuna luce al termine del tunnel della crisi. Il tunnel è dunque la realtà alla quale dobbiamo abituarci?
“Sì, il tunnel è la realtà. Non dobbiamo abituarci, però, anzi: dobbiamo guardarla in faccia come realtà. Niente di ciò che dicono i politici prospettando un futuro miglioramento nel campo economico è vero e realizzabile, perché non possiamo fabbricare la moneta, come fa ogni Stato sovrano (Come fanno in questi giorni il Giappone e l’America per esempio – ndr). Una moneta uguale fra paesi diversi è una tale aberrazione che non è possibile credere a un errore compiuto dai tanti esperti banchieri ed economisti che l’hanno creato, fra i nostri Ciampi e Prodi. E’ stato fatto volutamente per giungere a una distruzione.”
Per distruggere cosa?
“L’introduzione dell’euro ha sferrato il colpo di grazia all’economia degli Stati. Se viceversa si fosse trattato davvero di un errore, allora perché, invece di metterli alla gogna, continuiamo a farci governare da quegli stessi banchieri ed economisti che non sopportano la minima critica all’euro? Dunque la situazione economica continuerà ad essere gravissima e il solerte Distruttore si prepara a consegnarci all’Europa sostenendo che mai e poi mai potremo mancare agli impegni presi e che per far funzionare l’euro bisogna unificarsi sempre di più.
Questa è la meta cui si vuole giungere. Visto che la moneta unica non funziona, perché sono diverse le produzioni dei singoli Stati, cambieranno forse queste produzioni unificando le banche e le strutture economiche? Bisogna farsi prendere per imbecilli non reagendo a simili affermazioni. L’unica possibilità che abbiamo per salvarci è che sorga qualcuno in grado di organizzare una forza contraria. Io non lo vedo, ma lo spero. Lo spero perché l’importante è aver capito, sapere quale sia la verità, guardare in faccia il nostro nemico sapendo che è ‘il nemico’.”
 
In Italia, come in altri paesi colpiti da questo nuovo assetto di mercato che tanti chiamano crisi economica, spesso il suicidio è visto come una soluzione. Come si spiega antropologicamente che è meglio morire invece di ribellarsi?
“La spiegazione si trova in quello che ho detto: i governanti ci vogliono uccidere, lavorano esclusivamente a questo scopo, obbligandoci a fornire loro le armi per eliminarci il più in fretta possibile. Questo è il ‘modello culturale’ in cui viviamo. In base alla corrispondenza e l’interazione fra modello culturale e personalità individuale, chi più chi meno, tutti gli italiani percepiscono il messaggio di condanna a morte che i governanti hanno stabilito per noi in ogni decisione che prendono, in ogni discorso che fanno, in ogni persona che scelgono, in ognuno dei decreti, delle leggi che emanano e delle tasse che impongono.
E tuttavia non se ne può parlare: la condanna a morte è chiara ma implicita, sottintesa, segreta, nascosta perché ovviamente l’assassinio individuale così come il genocidio di un popolo, è un delitto e non si può accusarne il governo, il parlamento, i partiti: nessuno. E’ questo il motivo per il quale ci si uccide: l’impossibilità a parlarne, a dirlo chiaramente perfino a se stessi, a fare qualsiasi cosa per evitarlo e ad accusare il proprio ‘padre’.
Neanche Shakespeare sarebbe stato in grado di descrivere la tragedia che stiamo vivendo, per la quale stiamo morendo. Qualcuno riesce forse a rendersi conto di che cosa significhi eliminare volontariamente i ‘bianchi’, la civiltà europea, invece che tentare di allontanare il più possibile questa fine, di imprimere nella storia lo sforzo per la salvezza? Qualcuno riesce a concepire un delitto più nefando di questo: che si siano assunti il compito di agevolare  questa morte soprattutto gli italiani, i governanti italiani, quando viceversa avrebbero dovuto essere loro a impedirlo, a voler conservare il più possibile l’immensa Bellezza che gli italiani hanno donato al mondo?”
 

martedì 30 aprile 2013

E guardate anche i membri dell'Aspen

https://www.aspeninstitute.it/istituto/comunita-aspen/comitato-esecutivo


Identità e missione

Identità
Aspen Institute Italia è un'associazione privata, indipendente, internazionale, apartitica e senza fini di lucro caratterizzata dall'approfondimento, la discussione, lo scambio di conoscenze, informazioni e valori.
La comunità Aspen è composta da Soci Sostenitori, Soci Ordinari,Amici di Aspen e, dal 2001, dagli Aspen Junior Fellows. Dai loro contributi l'Istituto trae le risorse necessarie per il proprio funzionamento. Il network internazionale Aspen è composto da altri centri di attività - indipendenti ma coordinati - con sede negli Stati Uniti, in FranciaGermaniaGiapponeIndiaRomania e Spagna.
The Aspen Institute nasce negli Stati Uniti nel 1950 per iniziativa di un gruppo di intellettuali e uomini di affari americani convinti della necessità di rilanciare il dialogo, la conoscenza e i valori umanistici in una realtà geopolitica internazionale complessa e in evoluzione, appena uscita dalla devastante esperienza della Seconda Guerra Mondiale. In Italia l'Istituto inizia la propria attività nel 1984 con una forte caratterizzazione transatlantica, oggi ancora ugualmente molto presente. Ha attualmente una sede centrale a Roma, un ufficio aMilano e uno a Venezia.
Missione
La missione di Aspen Institute Italia è l'internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del Paese attraverso un libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni. L'Istituto concentra la propria attenzione verso i problemi e le sfide più attuali della politica, dell'economia, della cultura e della società, con un'attenzione particolare alla business community italiana e internazionale.
Metodo
Il "metodo Aspen" privilegia il confronto ed il dibattito "a porte chiuse", favorisce le relazioni interpersonali e consente un effettivo aggiornamento dei temi in discussione. Attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva.
Lo scopo non è quello di trovare risposte unanimi o semplicemente rassicuranti, ma di evidenziare la complessità dei fenomeni del mondo contemporaneo e incoraggiare quell'approfondimento culturale da cui emergano valori ed ideali universali capaci di ispirare una leadership moderna e consapevole.

Comitato Esecutivo

Il Comitato Esecutivo, organo di governo dell'Associazione, è composto dai Membri di diritto e da 30 componenti nominati tra i Consiglieri dal Consiglio Generale in misura paritetica tra i rappresentanti dei Soci Sostenitori e i rappresentanti dei Soci Ordinari.
Il Comitato Esecutivo nomina, ed eventualmente revoca, il Segretario Generale, nomina il Presidente degli "Amici di Aspen"e il Presidente degli "Aspen Junior Fellows". Delibera inoltre sull'ammissione di nuovi soci, propone al Consiglio Generale la revoca o l'esclusione di soci e stabilisce le modalità con cui i soci ordinari eleggono i loro rappresentanti nel Consiglio Generale dell'Istituto.
Alla data fanno parte del Comitato Esecutivo di Aspen Institute Italia:
uigi AbeteGiuliano Amato
Lucia Annunziata

Sonia Bonfiglioli
Giuseppe Cattaneo
Fedele Confalonieri
Fulvio Conti

Enrico Tomaso Cucchiani
Gianni De Michelis
Umberto Eco
John Elkann
Jean-Paul Fitoussi
Franco Frattini
Gabriele Galateri di Genola
Enrico Letta
Gianni Letta
Emma MarcegagliaWilliam Mayer
Francesco Micheli
Paolo Mieli
Mario Monti
Mario Moretti Polegato
Lorenzo Ornaghi
Riccardo Perissich
Angelo Maria Petroni
Mario Pirani
Romano Prodi
Alberto Quadrio Curzio
Giuseppe Recchi
Gianfelice Rocca
Cesare Romiti
Paolo Savona
Carlo Scognamiglio
Lucio Stanca
Giulio Tremonti
Beatrice Trussardi
Giuliano Urbani
Giacomo Vaciago
Giuseppe Vita

Elena Zambon









Questa è la riprova della frequentazioni di Letta al Bildelberg...

href="http://www.bilderbergmeetings.org/participants2012.html">




 Press releaseParticipants Bilderberg Meetings Chantilly, Virginia, USA, 31 May-3 June 2012

 Final List of Participants Chairman
FRA Castries, Henri de Chairman and CEO, AXA Group
DEU Ackermann, Josef Chairman of the Management Board and the Group Executive Committee, Deutsche Bank AG
GBR Agius, Marcus Chairman, Barclays plc
USA Ajami, Fouad Senior Fellow, The Hoover Institution, Stanford University
USA Alexander, Keith B. Commander, US Cyber Command; Director, National Security Agency INT Almunia, Joaquín Vice-President - Commissioner for Competition, European Commission
USA Altman, Roger C. Chairman, Evercore Partners PRT Amado, Luís Chairman, Banco Internacional do Funchal (BANIF)
NOR Andresen, Johan H. Owner and CEO, FERD FIN Apunen, Matti Director, Finnish Business and Policy Forum
EVA TUR Babacan, Ali Deputy Prime Minister for Economic and Financial Affairs PRT Balsemão, Francisco Pinto President and CEO, Impresa; Former Prime Minister FRA Baverez, Nicolas Partner, Gibson, Dunn & Crutcher LLP
FRA Béchu, Christophe Senator, and Chairman, General Council of Maine-et-Loire
BEL Belgium, H.R.H. Prince Philippe of TUR Berberoğlu, Enis Editor-in-Chief, Hürriyet Newspaper
ITA Bernabè, Franco Chairman and CEO, Telecom Italia
GBR Boles, Nick Member of Parliament
SWE Bonnier, Jonas President and CEO, Bonnier AB NOR Brandtzæg, Svein Richard President and CEO, Norsk Hydro ASA AUT Bronner, Oscar Publisher, Der Standard Medienwelt SWE Carlsson, Gunilla Minister for International Development Cooperation
CAN Carney, Mark J. Governor, Bank of Canada
ESP Cebrián, Juan Luis CEO, PRISA; Chairman, El País AUT Cernko, Willibald CEO, UniCredit Bank Austria AG
FRA Chalendar, Pierre André de Chairman and CEO, Saint-Gobain DNK Christiansen, Jeppe CEO, Maj Invest
RUS Chubais, Anatoly B. CEO, OJSC RUSNANO CAN Clark, W. Edmund Group President and CEO, TD Bank Group
GBR Clarke, Kenneth Member of Parliament, Lord Chancellor and Secretary of Justice USA Collins, Timothy C. CEO and Senior Managing Director, Ripplewood Holdings, LLC
ITA Conti, Fulvio CEO and General Manager, Enel S.p.A.
USA Daniels, Jr., Mitchell E. Governor of Indiana USA DeMuth, Christopher Distinguished Fellow, Hudson Institute
USA Donilon, Thomas E. National Security Advisor, The White House GBR Dudley, Robert Group Chief Executive, BP plc
ITA Elkann, John Chairman, Fiat S.p.A.
DEU Enders, Thomas CEO, Airbus USA Evans, J. Michael Vice Chairman, Global Head of Growth Markets, Goldman Sachs & Co. AUT Faymann, Werner Federal Chancellor
DNK Federspiel, Ulrik Executive Vice President, Haldor Topsøe A/S USA Ferguson, Niall Laurence A. Tisch Professor of History, Harvard University GBR Flint, Douglas J. Group Chairman, HSBC Holdings plc
CHN Fu, Ying Vice Minister of Foreign Affairs IRL Gallagher, Paul Former Attorney General; Senior Counsel
USA Gephardt, Richard A. President and CEO, Gephardt Group GRC Giannitsis, Anastasios Former Minister of Interior; Professor of Development and International Economics, University of Athens
USA Goolsbee, Austan D. Professor of Economics, University of Chicago Booth School of Business
USA Graham, Donald E. Chairman and CEO, The Washington Post Company
 ITA Gruber, Lilli Journalist - Anchorwoman, La 7 TV
INT Gucht, Karel de Commissioner for Trade, European Commission NLD Halberstadt, Victor Professor of Economics, Leiden University; Former Honorary Secretary General of Bilderberg Meetings
USA Harris, Britt CIO, Teacher Retirement System of Texas USA Hoffman, Reid Co-founder and Executive Chairman, LinkedIn
CHN Huang, Yiping Professor of Economics, China Center for Economic Research, Peking University
USA Huntsman, Jr., Jon M. Chairman, Huntsman Cancer Foundation
DEU Ischinger, Wolfgang Chairman, Munich Security Conference; Global Head Government Relations, Allianz SE
RUS Ivanov, Igor S. Associate member, Russian Academy of Science; President, Russian International Affairs Council FRA Izraelewicz, Erik CEO, Le Monde USA Jacobs, Kenneth M. Chairman and CEO, Lazard
USA Johnson, James A. Vice Chairman, Perseus, LLC
USA Jordan, Jr., Vernon E. Senior Managing Director, Lazard
USA Karp, Alexander CEO, Palantir Technologies USA Karsner, Alexander Executive Chairman, Manifest Energy, Inc
 FRA Karvar, Anousheh Inspector, Inter-ministerial Audit and Evaluation Office for Social, Health, Employment and Labor Policies RUS Kasparov, Garry Chairman, United Civil Front (of Russia)
GBR Kerr, John Independent Member, House of Lords
USA Kerry, John Senator for Massachusetts TUR Keyman, E. Fuat Director, Istanbul Policy Center and Professor of International Relations, Sabanci University USA Kissinger, Henry A. Chairman, Kissinger Associates, Inc. USA Kleinfeld, Klaus Chairman and CEO, Alcoa
TUR Koç, Mustafa Chairman, Koç Holding A.Ş. DEU Koch, Roland CEO, Bilfinger Berger SE INT Kodmani, Bassma Member of the Executive Bureau and Head of Foreign Affairs, Syrian National Council USA Kravis, Henry R. Co-Chairman and Co-CEO, Kohlberg Kravis Roberts & Co.
USA Kravis, Marie-Josée Senior Fellow, Hudson Institute INT Kroes, Neelie Vice President, European Commission; Commissioner for Digital Agenda
USA Krupp, Fred President, Environmental Defense Fund INT Lamy, Pascal Director-General, World Trade Organization
ITA Letta, Enrico Deputy Leader, Democratic Party (PD)
 ISR Levite, Ariel E. Nonresident Senior Associate, Carnegie Endowment for International Peace
USA Li, Cheng Director of Research and Senior Fellow, John L. Thornton China Center, Brookings Institution
USA Lipsky, John Distinguished Visiting Scholar, Johns Hopkins University
USA Liveris, Andrew N. President, Chairman and CEO, The Dow Chemical Company
DEU Löscher, Peter President and CEO, Siemens AG
USA Lynn, William J. Chairman and CEO, DRS Technologies, Inc. GBR Mandelson, Peter Member, House of Lords; Chairman, Global Counsel
USA Mathews, Jessica T. President, Carnegie Endowment for International Peace
DEN Mchangama, Jacob Director of Legal Affairs, Center for Political Studies (CEPOS)
CAN McKenna, Frank Deputy Chair, TD Bank Group
USA Mehlman, Kenneth B. Partner, Kohlberg Kravis Roberts & Co.
 GBR Micklethwait, John Editor-in-Chief, The Economist
FRA Montbrial, Thierry de President, French Institute for International Relations PRT Moreira da Silva, Jorge First Vice-President, Partido Social Democrata (PSD)
USA Mundie, Craig J. Chief Research and Strategy Officer, Microsoft Corporation
DEU Nass, Matthias Chief International Correspondent, Die Zeit
NLD Netherlands, H.M. the Queen of the
ESP Nin Génova, Juan María Deputy Chairman and CEO, Caixabank IRL Noonan, Michael Minister for Finance
USA Noonan, Peggy Author, Columnist, The Wall Street Journal
FIN Ollila, Jorma Chairman, Royal Dutch Shell, plc
USA Orszag, Peter R. Vice Chairman, Citigroup GRC Papalexopoulos, Dimitri Managing Director, Titan Cement Co.
NLD Pechtold, Alexander Parliamentary Leader, Democrats '66 (D66)
USA Perle, Richard N. Resident Fellow, American Enterprise Institute NLD Polman, Paul CEO, Unilever PLC
CAN Prichard, J. Robert S. Chair, Torys LLP ISR Rabinovich, Itamar Global Distinguished Professor, New York University
GBR Rachman, Gideon Chief Foreign Affairs Commentator, The Financial Times USA Rattner, Steven Chairman, Willett Advisors LLC
CAN Redford, Alison M. Premier of Alberta
CAN Reisman, Heather M. CEO, Indigo Books & Music Inc. DEU Reitzle, Wolfgang CEO & President, Linde AG
USA Rogoff, Kenneth S. Professor of Economics, Harvard University
 USA Rose, Charlie Executive Editor and Anchor, Charlie Rose
USA Ross, Dennis B. Counselor, Washington Institute for Near East Policy
POL Rostowski, Jacek Minister of Finance
USA Rubin, Robert E. Co-Chair, Council on Foreign Relations; Former Secretary of the Treasury NLD Rutte, Mark Prime Minister
ESP Sáenz de Santamaría Antón, Soraya Vice President and Minister for the Presidency
 NLD Scheffer, Paul Professor of European Studies, Tilburg University
USA Schmidt, Eric E. Executive Chairman, Google Inc.
AUT Scholten, Rudolf Member of the Board of Executive Directors, Oesterreichische Kontrollbank AG
FRA Senard, Jean-Dominique CEO, Michelin Group
USA Shambaugh, David Director, China Policy Program, George Washington University INT Sheeran, Josette Vice Chairman, World Economic Forum
FIN Siilasmaa, Risto Chairman of the Board of Directors, Nokia Corporation
USA Speyer, Jerry I. Chairman and Co-CEO, Tishman Speyer
CHE Supino, Pietro Chairman and Publisher, Tamedia AG IRL Sutherland, Peter D. Chairman, Goldman Sachs International
USA Thiel, Peter A. President, Clarium Capital / Thiel Capital
TUR Timuray, Serpil CEO, Vodafone Turkey
DEU Trittin, Jürgen Parliamentary Leader, Alliance 90/The Greens GRC Tsoukalis, Loukas President, Hellenic Foundation for European and Foreign Policy
FIN Urpilainen, Jutta Minister of Finance
CHE Vasella, Daniel L. Chairman, Novartis AG INT Vimont, Pierre Executive Secretary General, European External Action Service
GBR Voser, Peter CEO, Royal Dutch Shell plc
SWE Wallenberg, Jacob Chairman, Investor AB
USA Warsh, Kevin Distinguished Visiting Fellow, The Hoover Institution, Stanford University
GBR Wolf, Martin H. Chief Economics Commentator, The Financial Times
 USA Wolfensohn, James D. Chairman and CEO, Wolfensohn and Company
CAN Wright, Nigel S. Chief of Staff, Office of the Prime Minister
USA Yergin, Daniel Chairman, IHS Cambridge Energy Research Associates INT Zoellick, Robert B. President, The World Bank Group Rapporteurs
 GBR Bredow, Vendeline von Business Correspondent, The Economist GBR Wooldridge, Adrian D. Foreign Correspondent, The Economist

Letta, Monti...il quadro si ripete...Ecco cosa vuole il Bildelberg..Letta come membro lo spiega benissimo..

giovedì 30 agosto 2012


Violentano le ragazzine occidentali perché il Corano legittima lo stupro delle non musulmane


Una notizia che è passata sotto tono, nessuno ha dedicato una trasmissione a questo episodio. Risale al 9 maggio del 2012. Violentano 631 ragazzine: arrestata banda di stupratori pachistani
LONDRA, Gran Bretagna — Hanno violentato 631 ragazzine negli ultimi 5 anni. La polizia inglese ha sgominato una banda di pedofili pakistani responsabili di violenze sessuali su minorenni prelevate da case di accoglienza per minori.
La sconvolgente vicenda è venuta in luce a Liverpool, in seguito alla condanna di nove uomini di origine asiatica. Secondo quanto riporta il quotidiano Times la vicenda avrebbe dimensioni molto più vaste di quelle emerse durante il processo.
La gang finita in carcere per aver organizzato la tratta delle giovani era composta da britannici di origini pachistane e da un afghano in attesa di asilo. Si tratta di tassisti o fattorini di take-away tra i 22 e i 59 anni. Sono stati condannati per stupro, traffico di minori e pedofilia per un totale di 77 anni di prigione. Le vittime erano tutte ragazzine bianche fra i 12 e i 16 anni.
Venivano adescate con la promessa di cibo, sigarette o carte di credito telefoniche. Poi drogate o ubriacate e trasportate in giro in appartamenti, pub, negozi di kebab e taxi di Greater Manchester, Lancashire e West Yorkshire (nord dell’Inghilterra), vendute per atti sessuali. Due di loro sono morte dopo gli stupri.
Cosa c’è di notevole in questa notizia? Potrebbe sembrare una qualsiasi notizia di cronaca indegnamente e oscenamente nera, dove “per caso” 8 criminali tutti islamici ed asiatici, sette pakistani e un afgano,  commettono un crimine dove le vittime, 631, “per caso” tutte bianche, il che vuol dire di origine inglese, cioè cristiane.
Il caso esiste, ma ha dei limiti. In più gli otto gentiluomini ha sottolineato al processo che loro sono islamici, hanno ingiuriato le femmine presenti nelle aule del tribunale ed hanno affermato che l’usare le ragazzine era stato un loro diritto. Il crimine era processarli.
Il Corano nella sura 4:24 dice:
E vi sono vietate le mogli sposate di altri popoli a meno che non siano cadute nelle vostre mani (come prigioniere di guerra o schiave comprate). Le ragazzine appartengono ad un altro popolo in quanto non islamiche. Torniamo allo stupro. La religione islamica chiarisce come lo stupro sia comunque responsabilità della donna che non lo ha evitato.  È una teoria che accolla completamente alla donne la responsabilità di non causare un’erezione all’uomo mostrando parti del proprio corpo e anche facendo sentire la propria voce mentre ride o canta. Le ragazzine hanno accettato appuntamenti dati per telefono o via internet, ci sono andate, hanno accettato bibite, e schede telefoniche. Questo comportamento  le ha definite come persone che si erano esposte. Non solo sono, cristiane, cioè di una gente diversa, verso la quale non c’è obbligo di rispetto e si erano esposte,  non hanno protetto il loro onore fidandosi di sconosciuti che offrivano qualcosa, comportamento assolutamente imprudente, ma comprensibile in persone con deficit affettivi, come il cagnolino preso a calci da tutti che per una crocchetta e una carezza accetta di seguire lo sconosciuto fino al laboratorio di vivisezione. Il termine tecnico è “grooming”, inteso come complesso di azioni deliberatamente intraprese per avvicinare bambini, stabilire una connessione emotiva con loro, e ridurne le inibizioni allo scopo di commettere atti di natura sessuale.
Il punto tragico di questa storia è che la comunità di appartenenza delle ragazzine non le ha difese. Dove erano i servizi sociali e i tribunali? Dove i servizi sociali e i tribunali passano il tempo sempre quando risuona la parola islam, sotto un sasso con le lucertole. Dal 2008, cioè per 3 anni, nel timore di accuse di razzismo  i servizi sociali hanno trattato le ragazzine da mitomani, le hanno accusate di far passare come arbitrari atti sessuali su cui invece erano consenzienti. Il vero scandalo sta nel fatto che pur essendo a conoscenza degli abusi almeno dal 2008, polizia, magistrati inquirenti e servizi sociali non abbiano agito di conseguenza, anzi abbiano deliberatamente ignorato, nicchiato, minimizzato, lasciando che le violenze continuassero e si ripetessero. Il motivo? Le ragazzine sono prevalentemente bianche, provenienti da condizioni familiari vulnerabili e quindi seguite dai servizi sociali, ( vuol dire senza padri e fratelli in grado di proteggerle)  mentre i membri dell’organizzazione sono asiatici e musulmani, ripeto otto sono di origine pachistana, uno afghano. In un Paese politicamente corretto non si possono formulare critiche nei confronti di specifiche identità religiose o etniche, con l’eccezione dei soliti cattolici e dei soliti ebrei, che possono essere aggrediti sempre e ovunque. L’ex ministro laburista Keith Vaz sostiene che menzionare le origini pachistane dei condannati significa fare il gioco dell’estrema destra. Mica vorremo fare il gioco dell’estrema destra? Per qualche centinaio di mocciose? Solo due sono morte, non esageriamo.
Notizie  identiche ci arrivano dalla Norvegia: l’80% degli stupri è commesso da uomini islamici su donne norvegesi, lo stesso avviene in Svezia e in Danimarca. In Olanda non si sa perché in nome della libertà di informazione è vietato dare ai media il nome e la connotazione etnica dei criminali per non incoraggiare la destra xenofoba. In Francia e Australia sono sempre più segnalati stupri di gruppo di islamici contro donne cristiane, cioè infedeli e non velate, quindi violentabili.
La statistica è una scienza con una dignità, Statisticamente nel mondo occidentale, Europa, America del nord . Australia la minoranza islamica è responsabile della maggioranza degli stupri. Non tutti gli stupri sono commessi da islamici e meno che mai tutti gli islamici sono stupratori, ma questa statistica resta lì con tutto il suo orrore.
In tutto questo quello che è orrendo non è il comportamento degli islamici, che hanno fatto quello che i 9/10 dell’umanità ha sempre fatto: si sono comportati da predatori. L’errore tragico è un’ Europa ubriaca di idiozie che permette a chiunque di entrare, nella convinzione aprioristica che costui sia “buono” e che rispetti regole che non gli appartengono. La tragedia  dell’Europa dei servizi sociali e dei giudici corrotti dalla paura, la paura di avere le periferie in fiamme se si tocca la comunità musulmana, la paura di essere tacciati di razzismo:  si esce dalla società civile, come dalla sosietà civile era uscita la Fallaci.
Nel  terrore di essere accusati di razzismo, c’è una motivazione più sottile e strutturale. Da sessanta anni a questa parte in tutti i libri per ragazzi, in tutti i film, gli europei, gli americani, i cristiani sono cattivi e gli appartenenti ad altre etnie sono buoni. Razzismo è anche affermare che tutti gli appartenenti ad una nazione o una religione sono buoni. L’affermazione delle due Simone che affermano che gli iracheno sono tutti buoni è razzismo. Nei libri del ventennio fascista era vietato che in un libro per ragazzi un tedesco fosse cattivo o criticabile.  Questo è razzismo. Nei libri dei paesi del patto di Varsavia era vietato che il personaggio negativo fosse un russo. Nei libri per ragazzi, MAI il personaggio negativo è extraeuropeo. Le civiltà extraeuropee sono tutte rappresentate come armoniose, sagge, in meraviglioso equilibrio con la natura. Tutte le volte che c’è un dissidio tra un europeo ( cioè un cristiano) ed un extraeuropeo, l’europeo ha torto. Non esiste più il vaiolo perché abbiamo estinto il virus, stiamo per vincere anche la poliomelite. Non importa. Nei libri per ragazzi siamo sempre maledetti, bugiardi, avidi di denaro. Gli arabi, tutti, sono buoni e saggi, come i giapponesi ( a Nanchino non sono dell’idea) i cinesi eccetera. Ogni volta che c’è una ripetizione (per esempio arabo buono, occidentale cattivo) si rafforza una sinapsi che diventa preferenziale. Un riflesso condizionato. Considerare che se una ragazzina inglese sta accusando un pachistano, sicuramente sta mentendo perché il pachistano non può essere cattivo, è un riflesso condizionato di miriadi di narrazioni che vedono l’immigrato come vittima designata. Pur di non infrangere il riflesso condizionato ed avere una dissonanza cognitiva, il cervello umano cancella le informazioni.
Sapete chi è il pubblico ministero che ha sgominato al gang de pachistani? Nazir Afzal un musulmano anche lui di origini pakistane. Nell’ultima udienza il pubblico accusatore, Nazir Afzal, l’ha ammesso: “Il bagaglio culturale importato dagli imputati ha giocato un ruolo centrale, per loro la donna è un essere inferiore”
Che l’accusatore, quello che alla fine si è mosso, sia un pachistano musulmano da un lato è molto bello, vuol dire che gli uomini d’onore nascono a tutte le latitudini. Dall’altro lato è agghiacciante. Nessun giudice di origine britannica, cristiana ha osato sfidare l’accusa di razzismo. Hanno preferito che la vita di centinaia di ragazzine fosse calpestata, due di loro sono morte, le altre segnate per la vita.
La verità vi renderà liberi. La perdita della verità vi renderà schiavi. Questi poveri stolti e non capiscono che il loro comportamento non è tolleranza ma la forma più bestiale di razzismo e  dhimmitudine. Per fortuna che noi ci siamo.

venerdì 3 agosto 2012

La Siria in un vicolo cieco: ascoltiamo il Papa (e Kofi Annan)

 03/08/2012 12:20
SIRIA - VATICANO da asianews

di Bernardo Cervellera
Le dimissioni di Kofi Annan gettano nell'oscurità la situazione siriana. L'escalation di violenze è responsabilità di Assad e dell'opposizione, che programmano un futuro eliminando l'altro. Divisioni anche nel Consiglio di sicurezza: ognuno è protettore di uno degli interlocutori e sponsor economico e militare. Annan: Occorre un processo politico onnicomprensivo. Il papa: la "sapienza del cuore" per giungere a una soluzione politica del conflitto.


Roma (AsiaNews) - Le dimissioni di Kofi Annan dalla carica di inviato dell'Onu per la pace in Siria accresce l'oscurità nel presente e nel futuro del Paese medio-orientale. Le notizie quotidiane di massacri dall'una e dall'altra parte; gli spietati bombardamenti dell'esercito siriano sulle città, come gli attacchi con armi sempre più pesanti da parte dell'opposizione mostrano che quella che è divenuta una guerra civile difficilmente avrà vincitori o vinti: avendo ognuno deciso di eliminare l'avversario e di progettare un futuro senza di esso, le due parti si sono scatenate in una guerra senza esclusione di colpi.
Anche se Assad pensasse di vincere, la Siria non potrà essere come quella di prima delle rivolte: non vi è soltanto al Qaeda a lottare, né il Free Syrian Army, o "i terroristi", ma anche buona parte della popolazione che esigono avere parte nella gestione del Paese.
E se l'opposizione vincesse, è quasi sicuro che vi sarebbe un'altra guerra interna: fino ad ora, infatti, la sfrangiata opposizione mostra che ognuno va avanti per la sua strada e non sa cucire insieme con gli altri ribelli un futuro unitario.
La lucida analisi di Kofi Annan accusa - per la prima volta in modo esplicito - entrambe le parti per l'escalation del conflitto, togliendo quell'aura di "eroi partigiani" di cui i rivoltosi hanno goduto finora.
Ma Kofi Annan accusa soprattutto il Consiglio di sicurezza Onu e la comunità internazionale di essersi divisa e di "puntare il dito" e di "offendersi" l'un con l'altro.
Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno continuato a criticare Russia e Cina perché frenano mozioni risolutive all'Onu contro il regime siriano. Ma essi - e gli Usa soprattutto - hanno fatto della cacciata di Assad e del suo governo il passo risolutivo. Demonizzando Assad si rischia il fallimento dell'Iraq, quando alla caduta di Saddam Hussein gli Stati Uniti hanno azzerato la burocrazia e l'amministrazione del partito Baath, condannando per anni  il Paese all'anarchia e alla violenza.
Russia e Cina (e Iran) da parte loro sfoggiano il loro patronato sulla Siria, ma non hanno mai proposto alcuna pista ragionevole per la pace, preferendo soltanto difendere il loro legame (anche commerciale) con Damasco.
La Lega araba, e in particolare l'Arabia saudita e il Qatar, da un pulpito improbabile, continuano a condannare la dittatura di Assad, difendendo la rivoluzione araba purché avvenga fuori dei loro confini. E per combattere una paventata egemonia iraniana, consegnano la Siria ai fondamentalisti di al Qaeda e ad altri integralisti islamici, che avrebbero vita difficile a Riyadh e a Doha.
Un capitolo a parte meriterebbe il bazar delle armi. Ogni sostenitore provvede per il suo gruppo: elicotteri da guerra (Russia); strumenti di comunicazione e intelligence (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti); armi pesanti e soldi (Arabia saudita e Qatar). Nel commercio di armi sono implicate le stesse nazioni che avevano dato il mandato a Kofi Annan di cercare una pace possibile!
In un editoriale pubblicato sul sito del Financial Times, Kofi Annan chiede un po' di serietà alle grandi e piccole potenze. Per l'ex segretario dell'Onu, Russia, Cina e Iran "devono assumere sforzi comuni per persuadere la leadership siriana di cambiare corso e abbracciare la transizione politica", anche con la partenza di Assad. Le potenze occidentali, i sauditi e il Qatar "devono far pressione sull'opposizione perché percorrano un processo politico onnicomprensivo - che deve includere comunità e istituzioni che attualmente sono associate con il governo".
Impressiona la profonda sintonia fra le richieste di Annan e quanto Benedetto XVI ha richiesto all'Angelus di domenica 29 luglio. Il papa, che segue gli avvenimenti in Siria "con apprensione", ha detto che chiede "a Dio la sapienza del cuore, in particolare per quanti hanno maggiori responsabilità, perché non venga risparmiato alcuno sforzo nella ricerca della pace, anche da parte della comunità internazionale, attraverso il dialogo e la riconciliazione, in vista di un'adeguata soluzione politica del conflitto".
Il punto è che il pontefice ha a cuore "i tragici e crescenti episodi di violenza in Siria con la triste sequenza di morti e feriti, anche tra i civili, e un ingente numero di sfollati interni e di rifugiati nei Paesi limitrofi". Non sappiamo invece cosa abbiano a cuore i membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu o la Lega araba. Forse degli interessi piccoli piccoli.

La strage di Bologna e il nazismo islamico




Il nazismo ha due anime, tedesca ed islamica. 
Adolf Hitler, Berlino 22 novembre 1941 
Noi li sgozzeremo tutti, sgozzeremo i feti nelle madri. Arafat, Algeri, 1985 
Ringraziamo la “resistenza palestinese” per la strage di Bologna 
Bologna: trent’anni fa i nazifascisti palestinesi causano la strage della stazione. 
Bologna è stata una strage nazifascista, ma è il nazifascismo palestinese, non quello nostrano il responsabile.

Intervista a Cossiga
 Perché lei è certo dell’innocenza di Mambro e Fioravanti per la strage di Bologna? Dove vanno cercati i veri colpevoli?
«Lo dico perché di terrorismo me ne intendo. La strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della “resistenza palestinese” che, autorizzata dal “lodo Moro” a fare in Italia quel che voleva purché non contro il nostro Paese, si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo. Quanto agli innocenti condannati, in Italia i magistrati, salvo qualcuno, non sono mai stati eroi. E nella rossa Bologna la strage doveva essere fascista. In un primo tempo, gli imputati vennero assolti. Seguirono le manifestazioni politiche, e le sentenze politiche».
 Scusi, i palestinesi trasportavano l’esplosivo sui treni delle Ferrovie dello Stato?
«Ero presidente del Consiglio, e fui informato dai carabinieri che le cose erano andate così. Anche le altre versioni che raccolsi collimavano. Se è per questo, i palestinesi trasportarono un missile sulla macchina di Pifano, il capo degli autonomi di via dei Volsci. Dopo il suo arresto ricevetti per vie traverse un telegramma di protesta da George Habbash, il capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina: “Quel missile è mio. State violando il nostro accordo. Liberate subito il povero Pifano”».
 Giuseppe Valerio Fioravanti è un signore che per tutta la sua vita ha fatto il terrorista nazifascista. Ha cinque ergastoli: quattro se li è meritati, il quinto, quello per Bologna, è immeritato: è impensabile possa essere stato lui.
  Non possiamo dire la verità, perché altrimenti i palestinesi ci punirebbero con un’altra bomba e nessun uomo politico può rischiare cento morti.
 La domanda di questi gentiluomini resta inevasa. Perché i governi tacciono? 
Nell’ultimo governo Prodi erano presenti anche Rifondazione Comunista e il Partito Comunista Italiano e anche loro hanno mantenuto il silenzio, Quindi, contrariamente a quanto sostenuto sul Manifesto, non sono stati i fascisti, né i Massoni e non è coinvolto nessun servizio segreto di un paese occidentale altrimenti i comunisti avrebbero parlato. Inoltre se fosse dimostrabile che è stato un paese occidentale, all’Italia spetterebbe un risarcimento in denaro enorme, in quanto coinvolta in un atto di guerra non prima dichiarata. L’Italia accetta la testimonianza di Izzo, caccia sulle spalle di Fioravanti che ha già 4 ergastoli, un quinto ergastolo e lo ringrazia di non aver fatto troppo casino mettendolo fuori dopo venti anni e qualcosa.
 Lo schema di tutti i governi è: 
Facciamo finta che sia stato Fioravanti e non ne parliamo più, perché se la verità viene fuori è una catastrofe per tutti e nessun governo se ne può assumere la responsabilità. 
La pista palestinese, l’esplosivo era dei palestinesi che lo stavano spostando insieme a Carlos, era a Bologna un suo uomo Krams. L’esplosivo è esploso per errore ( Cossiga), oppure per punire l’Italia non abbastanza servile con i palestinesi ( Commissione Mitrokhin) Carlos è un terrorista nero, rosso verde, fascista, comunista e islamico, la cui moglie avvocato, ha difeso Kòaus Barbie, gerarca nazista detto il boia di Lione e la bamnda dei barbari ( gruppo di islamici che per 23 giorni hanno torturato a morte un ragazzo ebreo a Parigi).

 La pista palestinese ha senso perché: 
1)Nessuno ha rivendicato la strage. È possibile si sia trattato di un errore. Non è l’unica strage non rivendicata, potrebbe far parte di una generica strategia della tensione. Indizio debole.
 2)Non erano in molti, e Fioravanti non era tra questi, a disporre di quel quantitativo di esplosivo. L’esplosivo non si vende al supermercato. Occorre un grosso gruppo con molto denaro e grosse reti per avere grandi quantità di esplosivo. I palestinesi erano praticamente gli unici in quel periodo a rispondere alla descrizione
 3)Commissione Mitrokhin secondo cui l’attentato fu palestinese ma non accidentale, ma punitivo. I primi a parlare di pista palestinese. Indizio medio.
 4)Ne parla Cossiga, che è uno dei pochi che conosce la verità in quanto ex presidente della repubblica. Prova inoppugnabile.
 5) Cossiga ne parla e non viene denunciato da nessuno, e le sue parole vengono fatte cadere nel vuoto. Nessun governo può permettersi la verità. Quindi la verità è qualcosa che deve rispondere a questo criterio. Se detta causa una catastrofe a tutto il paese. Nessun governo se lo può permettere.
 6) lo stesso Carlos, attualmente in carcere in Francia. ha riconosciuto che l’esplosivo era il suo
 E solo la pista palestinese risponde a questo schema.
 Nessun governo può parlare perché 
Chi parla si becca l’attentato. Moro fecce il suo patto sciagurato per evitare attentati ai cittadini italiani, soprattutto se non ebrei. Chi minaccia attentati ricatta tutti. Chi dice la verità è considerato un provocatore dal terrorismo islamico, e palestinese, che si scatena con rappresaglie contro innocenti. Il bellissimo discorso del Papa a Ratisbona è stato pagato da una suora italiana uccisa in Somalia e qualche decina di cristiani uccisi in Nigeria e i nati servi, la lista ve l’ho già data, hanno scritto che la “colpa era del papa”. I nati servi hanno un addestramento meraviglioso a considerare la libertà di parola una provocazione. Hanno scritto sui loro giornali che il fatto che il papa si sia permesso di battezzare Magdi Allam di persona è una provocazione insopportabile ed è lui il responsabile del terrorismo islamico. I nati servi odiano chi è libero.
 Il governo che dice la verità non sarà applaudito dai fascisti di sinistra che fischiano i ministri a Bologna perché loro preferisono la menzogna della pista fascista, e si troverà di fronte i parenti delle vittime della nuova strage. Nessuno vuole la responsabilità di una nuova strage. Noi siamo persone responsabili. Il ricatto del terrorismo, se parli ammazzo degli innocenti, paralizza chiunque.
 In questo caso, però, c’è un secondo problema. Riconoscere che Moro aveva dato il permesso di spostare armi ed esplosivo ai palestinesi, dimostra che eravamo alleati di chi faceva la guerra ad Israele. Cioè noi abbiamo commesso atti di guerra contro Israele, senza un dichiarazione di Guerra.
 Una roba di questo genere, se ufficiale, ci mette fuori dalla comunità internazionale. Vuol dire crediti bloccati e boicottaggio internazionale dei nostri prodotti, a meno di non subire un processo che stabilisse il risarcimento allo stato di Israele, un rinascimento di guerra. Nemmeno la Somalia e l’Iran riconoscono il loro sostegno al terrorismo ufficialmente.
 Quindi il massimo che si può fare, il massimo, è far dire la verità a Cossiga, ufficiosamente, perché almeno la verità sia ascoltata.
 Da chi è in grado di ascoltarla.
 I vili che si sono tappati le orecchie resteranno nella menzogna.
 Abbiamo pagato lacrime e sangue la vigliaccheria verso il terrorismo.
 Abbiamo pagato un tributo spaventoso.
 Ora è il momento del coraggio.
 Se dobbiamo attraversare lacrime e sangue, meritiamocelo, combattiamo il terrorismo, facciamolo a testa alta, per salvare la libertà nostra e dei nostri figli.

L'attacco aereo all'Iran e le elezioni americane

02/08/2012 15:35
ISRAELE - IRAN da asianews

di Joshua Lapide
Ex capo del Mossad: gli iraniani devono aver paura nelle prossime 12 settimane (ossia prima delle elezioni presidenziali negli Usa). Panetta cerca di convincere Netanyahu dell'efficacia delle sanzioni. Ma il premier minaccia: Israele agirà da solo. Romney si offre come partner più affidabile. I dilemmi di Obama. I pro e i contro dell'attacco.


Gerusalemme (AsiaNews) - In questi ultimi giorni sono divenute sempre più insistenti le voci di un possibile attacco aereo all'Iran per distruggere il programma nucleare di Teheran. La data che dovrebbe fare da spartiacque sarebbe quella delle elezioni americane, che si terranno in novembre.
Da anni Israele accusa la comunità internazionale di rimanere immobile mentre l'Iran accresce la sua potenza nucleare militare. Teheran continua a difendersi rivendicando un uso pacifico dei suoi reattori, ma sfugge a controlli stringenti dell'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu.
Quest'oggi, in una dichiarazione pubblicata dal New York Times, Ephraim Halevy, ex capo del Mossad e consigliere della sicurezza nazionale, ha detto che se lui fosse iraniano, "sarei molto pauroso per le prossime 12 settimane". Le 12 settimane sono quelle che mancano alle elezioni presidenziali americane, che dovrebbero tenersi agli inizi di novembre.
Non è un caso che nei giorni scorsi, uno dietro l'altro, si sono ritrovati a Gerusalemme Leon Panetta, segretario Usa per la difesa, e Mitt Romney, candidato alla presidenza per i repubblicani.
Entrambi hanno cercato di assicurare lo stato d'Israele che gli Stati Uniti sono vicini alle preoccupazioni anti-nucleari di Israele. Ma Panetta è sembrato più possibilista: sebbene non escluda un attacco militare, egli vuole che la diplomazia e le sanzioni facciano il suo corso. Proprio in corrispondenza con l'arrivo di Panetta a Gerusalemme, il presidente Barack Obama ha rincarato la dose delle sanzioni economiche sul commercio di petrolio con l'Iran e sulle transazioni finanziarie.
Tutto ciò non è riuscito a placare il premier Benjamin Netanyahu (v. foto), che ha ricordato che lo stesso Panetta, mesi fa  aveva promesso di "agire" per fermare l'escalation iraniana, se "tutto il resto fallisce". Ma l'Iran - ha sottolineato Netanyahu - non si è fermato.
Il premier israeliano ha suggerito che Israele potrebbe agire da solo nel distruggere le centrali nucleari iraniane "Per la nostra esistenza, noi non mettiamo la nostra fiducia nelle mani di altri, perfino i nostri migliori amici".
La minaccia di Netanyahu è in realtà soprattutto un ricatto politico. Al momento, secondo fonti dell'intelligence, Israele non avrebbe la possibilità di portare danni profondi al programma nucleare iraniano perché i laboratori di arricchimento dell'uranio sono a oltre 100 metri nel sottosuolo, impossibili da raggiungere con qualunque tipo di bomba di profondità.
Il ricatto politico consiste nel mettere uno contro l'altro Obama (e Panetta) contro Mitt Romney, il quale ha promesso l'uso di "tutte le misure" per fermare Teheran, accusando l'amministrazione Obama di non essere di sostegno a Israele.
Il che è come dire: se Obama non si decide, l'elettorato ebreo ed evangelico in America, sostenitori di Israele, voterà per Romney.
Secondo alcune statistiche, ebrei ed evangelici negli Usa comandano circa 20 milioni di voti. Alcune ricerche Gallup mostrano che nel 2008 Obama è stato votato dal 78% degli ebrei; a oggi il sostegno è sceso al 64%.
Il punto è che Obama, liberale, è anche appoggiato da una frangia giovanile pacifista, che già lo accusa di "essere come Bush" per la sua lentezza a ritirare truppe Usa da Iraq, Afghanistan e chiudere il carcere di Guantanamo. Secondo analisti, la cosa migliore per Obama è programmare l'attacco dopo le elezioni.
In Israele si discute da tempo i pro e i contro di un attacco aereo contro l'Iran. Capi militari e dei servizi segreti sono contrari all'attacco perché temono che la posta in gioco sia la sopravvivenza di Israele: Teheran ha già missili che possono raggiungere ogni parte dello Stato israeliano. I politici, invece, sono sempre più disposti: forse per mostrarsi "salvatori" di Israele; forse per nascondere dietro l'emergenza lo stallo delle lor proposte politiche e i problemi sociali della popolazione, sempre più strangolata da un'economia in crisi.